Via alla rivoluzione del passaporto negli uffici postali ma per ora solo in due paesi del Bolognese
Quando il servizio sarà esteso al resto del territorio nazionale, i cittadini residenti o domiciliati nei comuni inclusi nel progetto Polis potranno aprire la pratica di richiesta o rinnovo del passaporto direttamente allo sportello dell'ufficio postale
Il rilascio del passaporto, a Varese come in tante altre questure italiane, è diventato un’odissea. Lo abbiamo raccontato anche in questi giorni in seguito alle numerosissime segnalazioni ricevute in merito ai tempi biblici per ottenere un appuntamento.
Per oggi il ministro dell’Interno Piantedosi e la ministra Santanchè avevano promesso una rivoluzione che avrebbe avviato la risoluzione del problema grazie alle Poste. “Venerdì sarà presentato ufficialmente il progetto Polis per la richiesta del rilascio dei passaporti negli uffici postali dei Comuni con meno di 15mila abitanti”, aveva annunciato Santanché. Ma per ora è una “rivoluzione sperimentale”.
Ha preso infatti il via il nuovo servizio di richiesta e rinnovo passaporti negli uffici postali dei comuni al di sotto di 15 mila abitanti ma per ora solo in via sperimentale in provincia di Bologna, a San Pietro in Casale e Toscanella (frazione di Dozza), in vista della progressiva estensione a tutto il territorio nazionale.
Il progetto Polis, lanciato a gennaio dello scorso anno, è quello che trasforma gli uffici postali nella casa dei servizi digitali, uno Sportello unico per rendere semplice e veloce l’accesso ai servizi della pubblica amministrazione in 7.000 Comuni al di sotto di 15 mila abitanti.
Fare il passaporto in ufficio postale: via alla sperimentazione
Grazie alla convenzione firmata tra Poste italiane, ministero dell’Interno e ministero delle Imprese e del made in Italy, quando il progetto sarà esteso al resto del territorio nazionale, i cittadini residenti o domiciliati nei comuni inclusi nel progetto Polis potranno aprire la pratica di richiesta o rinnovo del passaporto presentando la documentazione direttamente allo sportello dell’ufficio postale, senza doversi recare in Questura, con la possibilità di ricevere il passaporto a domicilio. Secondo quanto promette Poste Italiane basterà consegnare all’operatore del piu’ vicino ufficio postale del proprio Comune un documento di identità valido, il codice fiscale, due fotografie, pagare in ufficio il bollettino per il passaporto ordinario della somma di 42,50 euro e una marca da bollo da 73,50 euro.
In caso di rinnovo bisognerà consegnare anche il vecchio passaporto o la copia della denuncia di smarrimento o furto del vecchio documento. Grazie alla piattaforma tecnologica in dotazione agli Uffici Postali Polis, sarà lo stesso operatore a raccogliere le informazioni e i dati biometrici del cittadino (impronte digitali e foto) inviando poi la documentazione all’ufficio di Polizia di riferimento. Il nuovo passaporto potra’ essere consegnato da Poste Italiane direttamente a casa del richiedente.
Il ministro: “Critiche giuste ma i numeri sono raddoppiati”
“Si tratta di un progetto importante che cade in un momento di grande sofferenza del Viminale nel gestire una funzione amministrativa come quella del rilascio dei passaporti, conseguenza anche del fatto che c’è stata un’esplosione delle richieste dopo la pandemia e la Brexit. Stiamo subendo comprensibili e ragionevoli critiche ma stiamo anche producendo un grande sforzo: nel 2023 sono stati rilasciati oltre 2,7 milioni di passaporti, un milione in più rispetto al trend consolidato degli anni precedenti. Ancora non basta ma con Polis comincia un processo virtuoso che progressivamente interessa un quarto della popolazione italiana”. Lo ha detto il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi intervenendo alla presentazione del progetto Polis di Poste Italiane che, tra l’altro, prevede il rilascio dei passaporti negli uffici postali dei Comuni con meno di 15mila abitanti.
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Siamo a posto allora, entra in campo Poste Italiane!
Nella speranza ovviamente che le cose migliorino, mi chiedo con quale reputazione ne edcono le istituzioni deputate alla pubblica sicurezza, nel caso specifico le questure italiane.
Pur con tutte le giustificazioni fornite nei vari articoli qui pubblicati, comprensibili solo se vivessimo ancora negli anni 90 a mio avviso, penso che sarebbe oggi utile valutare una conversazione al digitale. Perché obbligare le persone a recarsi più volte…
…in questura affrontando ore di coda, in piedi, senza prospettive di orari e informazioni molto fumose?
In tempi pre covid ho affrontato l’odissea passaporti tentando preventivamente di fissare un appuntamento online per organizzarmi al meglio con le mie faccende personali. Peccato che una volta compilato il form non ho ottenuto risposte. Solo chiamandoli mi è stato detto: “certo, online il servizio di prenotazione non funziona”. Perché allora mantenerlo attivo?? Solo per fare un esempio…