A Visionare la straordinaria storia della “Casa di vetro” dell’artista Marion Baruch a Gallarate

Al Ma*Ga l’appuntamento di aprile della rassegna curata da Fulvio Irace e organizzata dall’Ordine degli Architetti di Varese. Eccezionali protagonisti l'architetto e la proprietaria, entrambi novantenni

Visionare di aprile ha raccontato una storia straordinaria, che arriva dagli anni sessanta del novecento: quella della “casa di vetro” dell’artista Marion Baruch, realizzata in quegli anni a Gallarate dall’architetto Carlo Moretti, che ha raccolto il plauso di Giò Ponti e la pubblicazione sulla prestigiosa rivista di settore Domus e che è stata per decenni atelier dell’artista.

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Una casa che è stata oggetto anche di un documentario, di cui è autore anche Fulvio Irace, l’architetto e docente che ha ideato e conduce Visionare, la rassegna organizzata dall’ordine degli architetti di Varese. Irace ha spiegato così la nascita del progetto: «Un’anno fa una mia amica, Maria Sica, che avevo conosciuto all’istituto italiano di cultura di Stoccolma dove si era occupata di Gio Ponti, trasferita a Tel Aviv mi ha chiamato per propormi un progetto che doveva correre in parallelo ad una mostra dedicata all’artista Marion Baruch al museo d’arte di Tel Aviv – Spiega Irace – Nella conversazione mi fa sapere che Marion Baruch abita a Gallarate e mi dice “Andate a trovarla”. Ci andai insieme a Francesca Molteni, con l’emozione grandissima di incontrare l’artista  nel suo atelier. La storia però è diventata ancora più intrigante e complessa quando abbiamo scoperto che la casa dove lei abitava era stata disegnata appositamente per lei da un allora giovanissimo architetto, Carlo Moretti, che fra l’altro è uno dei frequentatori abituali dei nostri incontri Visionare a Villa Panza. Mi è sembrata una storia incredibile e affascinante, una tipica storia della provincia italiana che è cosi ricca di talenti nascosti: una casa opera prima di un architetto degli anni sessanta che viene addirittura scelta da Gio Ponti per essere pubblicata sulla rivista Domus, ed elogiata come esempio di abitazione moderna. Una  casa di vetro in un ambiente tradizionalista che era la gabbia  trasparente per contenere i sogni e le fantasie  di questa artista irriverente ed esuberante».

MORETTI: “CON L’IMPRESA FU DIFFICILE DIALOGARE: ALL’INIZIO DISSE CHE ERA IL SUO DISONORE”

L’appuntamento di Visionare 2024, eccezionalmente tenuto presso il Ma*Ga Fondazione Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea a Gallarate ha visto la presenza sia dell’architetto Carlo Moretti che dell’artista Marion Baruch, i quali hanno potuto assistere alla proiezione del docufilm realizzato da Francesca Molteni e Fulvio Irace, dal titolo “MARION BARUCH e la casa nella collina”.

L’architetto, ormai arrivato a novant’anni, ha raccontato con leggerezza quella straordinaria “prima esperienza” per lui:  «Ero appena laureato, e mi è stato dato l’incarico di pensare ad una villa dal signor Cucirelli – spiega Carlo Moretti –  Però ero considerato ancora un po’ un ragazzotto: mi sono presentato con un plastico, che ha conquistato il signor Cucirelli e la signora Baruch, ma rimaneva comunque una forma di diffidenza verso quest’uomo senza esperienza. A realizzarla c’era un’impresa che lavorava in maniera splendida ma molto rigida, e che si è presto scontrata con il mio modo di vedere. Ma la signora Marion è stata provvidenziale: se fosse stato solo per l’impresa, che aveva poi influenzato il proprietario, la cosa sarebbe andata malissimo. Io per esempio avevo voluto lasciare le strutture al rustico, e nel momento in cui l’impresa si preparava a rivestire il tutto ho detto che non doveva fare piu niente. L’impresa si oppose fermamente, arrivò a scrivere al proprietario  che quella casa era il suo disonore: si figuri la sua reazione… E’ stata la signora a capire e appoggiare questa idea. La casa poi è stata vista da Giò Ponti ed è stata pubblicata da Domus e a quel punto il proprietario ha visto tutto e ha cambiato atteggiamento. Domus si è accorta di me, ha scritto un articolo lusinghiero e si è quindi stabilito un rapporto con la cultura ufficiale che francamente mi ha giovato. E’ stato un vero e proprio lancio per me».

Marion Baruch e Carlo Moretti a Visionare
Marion Baruch e Carlo Moretti

MARION BARUCH E IL SUO RAPPORTO CON GALLARATE

Marion Baruch, nata a Timisoara nel 1929 e residente a Gallarate dal 1955, è una delle voci più interessanti del panorama internazionale dell’arte. La sua storia abbraccia il periodo stalinista in Romania, gli studi alle Belle Arti in Israele, le prime esibizioni a Parigi e il suo arrivo a Milano, dove ha sposato l’industriale tessile Aldo Cucirelli. La “casa di vetro” progettata da Carlo Moretti sulle colline di Gallarate è diventata un osservatorio da cui Marion Baruch ha continuato a esplorare il mondo, trasformando l’atelier di Gallarate in un punto di riferimento per la creatività internazionale.

«Da un lato la casa che Marion progettò insieme all’architetto Moretti, che divenne un punto focale del suo lavoro, e il suo studio – spiega Emma Zanella, direttore artistico del museo MaGa – Ma anche la vita stessa di Marion arrivano da questo territorio: il suo lavoro sugli scarti, sul riuso, arriva da questo tessuto produttivo. Se avesse vissuto in altre aree avrebbe cambiato molto probabilmente obiettivo e modalità espressiva. Lei invece è un artista capace di cogliere le suggestioni che il territorio dà. Avere questo evento qui al MaGa di Gallarate conferma la centralità di questo museo anche nei confronti degli artisti italiani con un valore internazionale».

Il rapporto tra Emma Zanella, il Ma*Ga e Marion Baruch parte da molto lontano: «Noi conosciamo Marion da sempre, da quando la sua attività ha assunto una forma internazionale – Ha sottolineato la direttrice artistica – Io la seguivo non solo a Gallarate ma anche a Milano e a Parigi, città dove lei  ha risieduto e lavorato tantissimo. Come museo, al di là di una prestigiosa donazione che Marion fece, c’è una frequentazione di lavoro intensa che inizia nel 2006. Prima di tutto con l’invito di Marion e altri artisti alla biennale di Parigi. Da lì parte la progettazione di una grande mostra nel 2007 da me curata, intitolata “Le trame di Penelope”: Marion era una delle tre artiste invitate, ed è stato un momento straordinario perchè tutte le artiste hanno messo in opera lavori in continuo divenire, che si relazionavano con il pubblico. In particolare, Marion occupò un grande salone  di piu di 300 metri quadrati e iniziò a chiedere alle aziende tessuti. Così il salone era diventato un grande dispositivo relazionale in cui il pubblico veniva, ritagliava i tessuti, li cuciva, li scambiava, se li portava a casa. E Marion, insieme al dipartimento educativo del museo, era in continuo dialogo con le persone».

CARLO MORETTI: “PENSO CHE L’ARCHITETTURA CONTEMPORANEA NON SIA ALL’ALTEZZA DEI TEMPI”

Amargine della presentazione di una casa da lui realizzata oltre 60 anni fa, abbiamo provato a chiedere a Moretti, dagli spazi del Ma*Ga, un giudizio sull’architettura di oggi: «Penso che l’architettura contemporanea non sia all’altezza dei tempi – ha commentato Carlo Moretti – Non sta orchestrando le grandi possibilità che i tempi offrono. Giocherella a continuare a fare il lifting alle tipologie edilizie già esistenti, che sono un materiale ormai logoro, che viene dal passato. Ma i tempi stanno cambiando, i numeri sono diversi: all’inizio del novecento l’umanità era di un miliardo e mezzo di persone, dopo un secolo siamo otto miliardi. Di questi otto miliardi la maggior parte non è urbanizzata, mentre la maggior parte delle persone urbanizzate stanno nelle periferie, che sono una non città, ma soprattutto luogo di degrado economico, ecologico e comportamentale.  L’architettura non si  è stata da fare su questo».

Eppure lui, a 92 anni, al ruolo dell’architettura pensa ancora: «Io un metodo l’ho adottato – ha concluso – Se noi costruissimo solo sopra le stazioni ferroviarie avremmo la possibilità immensa di non costruire su aree libere, non costruire su aree dismesse, costruiremmo su un’area già utilizzata, già di proprietà dello Stato, il quale potrebbe diventare ricco solo su queste operazioni senza bisogno di PNRR o altri prestiti. Ma è difficile metterlo in pratica, solo smuovere le Ferrovie è come muovere un pachiderma paralizzato».

LE INFO SUL DOCUMENTARIO

MARION BARUCH e la casa nella collina
Curato da Fulvio Irace
Regia Francesca Molteni
Fotografia Nicolò Amedeo, Davide Fois
Montaggio Nicolò Amedeo
Producer Gaia Maritano
Narratore Nicolò Amedeo
Traduzioni Annalisa Di Liddo
Durata 21 minuti
Anno di produzione 2022
Lingua Italiano / sottotitoli in Inglese
Paese Italia
Prodotto da Muse factory of Projects
Supportato da Italian Cultural Institute in Haifa and Tel Aviv

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 12 Aprile 2024
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