Al Centro SME di Varese un’equipe multidisciplinare e l’intelligenza artificiale per la cura del tumore al seno
La professoressa Francesca Rovera, chirurga senologa a capo della Breast Unit dell'ospedale di Circolo, guida il team di specialisti con un'offerta radiologica di assoluta eccellenza e un'approfondita indagine genetica
Il tumore al seno rappresenta la neoplasia più frequente nella donna sia a livello mondiale, sia nazionale sia in provincia di Varese. Nel 2023, sono stati oltre 56.000 i nuovi casi in Italia e di questi almeno 900/950 nel nostro territorio. Consideriamo poi che ci sono 834.000 donne che ancora oggi stanno affrontando la malattia o l’hanno superata.
AUMENTA L’INCIDENZA DEL TUMORE AL SENO MA NON LA MORTALITÀ
Numeri giganteschi, impressionanti. Ma c’è una notizia positiva: nonostante l’aumento dell’incidenza, la mortalità è stabile, anzi, leggermente inferiore. E questo perché oggi la scienza e il progresso permettono di aumentare le possibilità di intervenire efficacemente, ma a una condizione, che si agisca tempestivamente, con la diagnosi precoce, affidandosi a un’equipe multidisciplinare preparata e professionale.
AL CENTRO SME UN APPROCCIO MULTIDISCIPLINARE ALLA CURA DEL TUMORE
Il Centro SME di via Pirandello 31 a Varese ha scelto di offrire il modello della “Breast Unit”, un approccio multidisciplinare e integrato dove la collaborazione tra diversi specialisti permette una presa in carico globale e costante della paziente. Figura di riferimento dell’equipe senologica del Centro SME è la professoressa Francesca Rovera, medico chirurgo: « Grazie a una convenzione tra questo centro e l’Asst Sette Laghi per l’intramoenia allargata – spiega la professoressa Rovera – lavoro all’interno del team del centro SME che ricalca un percorso molto omogeneo della Breast dove il punto di forza è la collaborazione tra specialisti diversi. La più grande paura delle donne è di dover cercare da sole dove curarsi, doversi arrangiare. Invece la forza del team è quello di prendere per mano la donna, accompagnarla, accudirla a ogni passo».
BATTERE IL TUMORE IN VELOCITÀ
L’elemento essenziale per poter arrivare a un esito positivo è il fattore tempo: « È fondamentale battere in velocità il tumore – sottolinea la professoressa Rovera che è la direttrice della Breast Unit dell’Asst Sette Laghi – Arrivare in tempo alla diagnosi, trovare il nodulo quando è piccolo piccolo, il che non vuol dire risparmiarsi tutte le possibilità di cura. Trovarlo piccolo vuol dire avere maggiori chance di successo oncologico, vuol dire un atto chirurgico generalmente meno aggressivo e vuol dire minor rischio che qualche cellula possa essere disseminata e aver dato vita alle metastasi. Quindi il nostro obiettivo comune è far comprendere che nessuno di noi è scevro dal rischio e che dobbiamo tutti cercare di giocare d’anticipo con la prevenzione».
AL CENTRO SME UNA TECNOLOGIA DIAGNOSTICA ALL’AVANGUARDIA
Il Centro SME ha un valore aggiunto, un’offerta radiologica all’avanguardia con le migliori tecnologie che assicurano allo specialista radiologo opportunità di indagine molto precisa: «Abbiamo la tomosintesi, un esame mammografico di ultima generazione a cui abbiamo l’intelligenza artificiale – spiega la dottoressa Rosalba Antronaco, radiologa – L’intelligenza artificiale viene utilizzata nella processazione della prima immagine mammografica. Sappiamo che ogni donna ha un seno anatomicamente diverso dall’altra donna, quindi l’intelligenza artificiale prevaluta l’anatomia e mi esalta, con una buona risoluzione di contrasto, la ghiandola mammaria e il tessuto adiposo. Dopo aver acquisito l’immagine mammografica, ho la possibilità di avere una seconda opinione. Al Centro SME la utilizziamo come un doppio lettore: c’è l’occhio dello specialista con la sua esperienza e, in parallelo, c’è l’intelligenza artificiale che mette in risalto i segni possibili di patologia. Alla fine, la valutazione è sempre dello specialista in grado di distinguere e interpretare i segnali che la macchina suggerisce, distinguendo il problema vero dall’artefatto anatomico della mammella».
«Non da ultimo, abbiamo ancora il ritorno dell’intelligenza artificiale per valutare la densità della ghiandola mammaria. E questo perchè sappiamo che un seno molto denso ha un maggiore rischio di sviluppare il tumore. La maggior parte delle donne, circa il 70/75%, ha un’elevata densità mammaria. L’intelligenza artificiale mi dice e mi può prevedere, secondo un criterio di percentuale di rischio, la possibilità di sviluppare il tumore»
ECOGRAFIA BI E TRIDIMENSIONALE
L’indagine radiologica prosegue poi con l’ecografia: « Ma non parliamo di semplice ecografia – specifica ancora la dottoressa Antronaco – abbiamo la classica ecografia dotata di programmi, che hanno la possibilità di utilizzare l’elastografia quantitativa Shear-Wave o l’elastografia Strain qualitativa. Entrambe mi danno la possibilità di analizzare meglio un nodulo mammario nella sua elasticità e darmi un concreto sospetto di patologia. Può, poi, essere abbinata un’ecografia 3D volumetrica, che mi garantisce una visione panoramica della mammella, una visione che prima di tutto è coronale, con cui riesco a escludere la presenza di quei tumori che distorcono l’immagine ecografica frontale».
L’indagine puntuale e millimetrica porta a un risultato che il medico radiologo condivide poi con il senologo: « Una volta diagnosticato il tumore – spiega il medico radiologo – qualora sorgesse un dubbio o ci fosse la necessità di una valutazione locoregionale del tumore al seno, abbiamo la possibilità di fare interventi ecoguidati come le biopsie della mammella, o effettuiamo la risonanza della mammella col mezzo di contrasto che può concludere un iter diagnostico prima di rimettere la paziente nelle mani della senologa».
DUE I PICCHI DI INCIDENZA MA AUMENTANO LE DIAGNOSI TRA DONNE GIOVANI
La figura centrale, dicevamo, è il senologo che accoglie, valuta, indirizza e riceve la paziente alla fine del suo percorso tepareutico e lungo il follow up.
Oggi le visite senologiche e i controlli radiologici sono consigliati alle donne sopra i 40 anni, ma l’esperienza quotidiana dimostra che donne sempre più giovani scoprono il nodulo: « Tutte le fasce d’età sono interessante – specifica la professoressa Francesca Rovera – Ci sono due picchi di incidenza nel tumore della mammella: uno intorno ai 50-55 e uno intorno ai 60 anni. Nel periodo della perimenopausa è molto probabilmente legato alle variazioni ormonali. Purtroppo, però, quello che stiamo osservando in questi anni è un abbassamento dell’età alla diagnosi. Stiamo vedendo donne molto giovani con tumore della mammella. Delle trentenni, delle 25enne, delle 22enni che si stanno ammalando di tumori aggressivi della mammella. L’invito a fare prevenzione, a controllarsi, si allarga dunque a tutte le donne: se oggi riusciamo a essere più performanti nella sconfitta di questo tumore è perchè agiamo con tempestività. Giochiamo d’anticipo. Per questo dobbiamo alzare la guardia sin da giovani e mai abbassarla».
L’AUTOPALPAZIONE PER CONOSCERE IL PROPRIO SENO
Un’alleata della donna è sicuramente l’autopalpazione: « È una metodica semplice, veloce e che abbiamo a disposizione ogni mese – racconta la professoressa Rovera – L’autopalpazione non serve per fare diagnosi ma per conoscere il nostro corpo. Io la consiglio generalmente nella donna fertile, dopo 4 o 5 giorni dalla fine del ciclo mestruale perché le mammelle sono meno tese . Se la donna è già in menopausa può decidere un giorno fisso ogni mese. Questo esame prevede di mettersi davanti allo specchio e di guardarsi. È un momento che ci si deve dedicare, 3-4 minuti presi per sé, senza distrazioni. Ci si guarda allo specchio, con le braccia lungo il corpo e poi portando le braccia dietro alla nuca, in modo tale da esporre la parte laterale della ghiandola mammaria. Poi, si passa il polpastrello lungo la circonferenza della ghiandola. Osservo se sento qualcosa che per me è strano, che non sentivo prima: in quel caso, la raccomandazione è di rivolgersi al proprio medico curante e allo specialista. Ugualmente se vedo delle secrezioni dal capezzolo: con una delicata spremitura alla base del capezzolo si controlla se ci sia del liquido che fuoriesce. Anche in questo caso, non c’è ragione di allarmarsi, può essere una semplice infiammazione dei dotti. Ma vale la pena rivolgersi al medico e fugare ogni dubbio. Io preferisco vedere e rivedere le donne perché hanno sentito un qualcosa che può essere un’alterazione fisiologica della mammella, piuttosto che non valutarle e aspettare che questo qualcosa cresca e dia del filo da torcere dal punto di vista della diagnosi. La conoscenza di sé è la prima cura».
CONSULENZA GENETICA
C’è poi un secondo livello di indagine che al Centro SME viene assicurato, in linea con le indicazioni delle Breast Unit, ed è l’indagine genetica: « Oggi sappiamo che molti geni sono coinvolti nella predisposizione ereditaria dei tumori della mammella e di altri tumori – chiarisce la genetista di SME Maria Grazia Tibiletti – Il vantaggio di approcciare una consulenza genetica oncologica per ricostruire la storia familiare è proprio quella di capire se, all’interno di questa famiglia, c’è una predisposizione ereditaria dovuta a qualche gene che magari non si conosce bene. Oggi, abbiamo a disposizione dei pannelli di 20-25 geni che possono indagare diverse mutazioni genetiche e, quindi, identificare degli specifici rischi delle pazienti. Il genetista fa una valutazione della storia famigliare e decide se richiedere il test. Un tempo si decideva la strategia in base alla casistica famigliare, oggi quel rapporto vale di meno: ci sono casi singoli o famiglie così piccole che non si può ricostruire un filone ereditario. Siamo in una fase scientifica in cui assistiamo a un’apertura verso l’indagine genetica: anche le recenti linee guida di Aiom hanno ampliato, in termini di utilizzo, il test genetico per le donne con una diagnosi di tumore al seno. E questo è il futuro. Si va verso la proposta di test genetico universale. Questi screening universali genetici ci dicono che le mutazioni sono distribuite in tutta la popolazione, quindi grazie alle tecnologie abbiamo adesso a disposizione i test e, con l’abbassamento importante dei costi, si sta ampliando l’offerta per identificare meglio il rischio di tumore nell’arco della vita, di più tumori che colpiscono anche altre sedi».
DAL TUMORE AL SENO SI PUÒ GUARIRE
Scienza, tecnologia e professionalità sono indispensabili per affrontare una malattia come quella tumorale.
Al Centro SME, che fa parte del Network CDI – Centro Diagnostico Italiano, hanno amalgamato, in un percorso unico, le migliori opportunità di indagine e cura: « Dallo scorso anno – conclude con soddisfazione la professoressa Rovera – in area oncologica è stato introdotto il termine guarigione anche per le pazienti affette da tumore della mammella. Io credo che questa sia una grossissima conquista per le donne. Non per tutte, purtroppo, non sempre si può raggiungere l’obiettivo. Ma l’impegno quotidiano e costante dei sanitari al fianco delle donne porta a erodere ogni giorno una fetta di percentuale negativa».
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