Giovanni Borghi: “La situazione alle scuderie è figlia dell’incuria e della morosità di molti utenti”
Il consigliere di amministrazione della Svicc motiva le difficoltà sostenute con il mancato versamento dei canoni da parte di alcuni affittuari. I contributi del Ministero? “Arriveranno a luglio”
«Il degrado delle Scuderie Olona è dovuto all’incuria delle persone che ci lavorano e ci vivono. E come se io le affittassi un appartamento in ottime condizioni di partenza e lei nel corso della locazione si lamentasse della sporcizia, dell’immondizia abbandonata in corridoio e delle pareti annerite della cucina e dei lavandini divelti in bagno. La colpa non può essere certo mia». A parlare è Giovanni Borghi (foto sopra) consigliere di amministrazione della Svicc srl (Società varesina incremento corse cavalli) che da due anni e mezzo è l’uomo operativo dell’ippodromo di Varese.
Il primogenito di Guido Borghi, nonché nipote di Giovanni Borghi, alias “Mister Ignis”, imprenditore protagonista del boom economico italiano, spiega quanto è successo alle scuderie di via Galdino lunedì pomeriggio.
Perché si è arrivati al taglio della corrente elettrica e a quanto ammontano le bollette arretrate?
«La corrente non è stata tagliata completamente, c’è stata una riduzione della potenza a quattro kilowatt per garantire i servizi di stretta necessità. Ma mi sono già attivato per poter portare alla normalità l’erogazione della corrente elettrica alle scuderie. Nel frattempo abbiamo abbattuto il debito con il gestore da 19mila a 8mila euro. La corrente elettrica è tornata negli alloggi e il nastro della letamaia ha ripreso a funzionare, dopo un brevissimo stop che non ha causato danni. Le scuderie sono di proprietà della Svicc e il rapporto con gli allenatori è regolato da contratti di affitto sottoscritti due anni e mezzo fa, ma la maggior parte dei proprietari e allenatori dei 160 cavalli alloggiati nei box, non pagano il canone stipulato. Le minori entrate per la Svicc, dovute a queste morosità, non ci consentono di pagare nei tempi le utenze».
Non c’è stato alcun avvertimento agli allenatori e ai proprietari?
«Da mesi sollecito i proprietari e, da ultimo, avevo scritto una pec, evidenziando la necessità di saldare le bollette. Non ho ricevuto risposte, fatta eccezione per Valeria Toccolini che è venuta a parlarmi per aderire alla mia proposta. La Svicc ha sempre pagato tutti e recentemente ha provveduto a un saldo e stralcio di vecchi debiti con un piano per rilanciare l’attività».
In questi ultimi anni, quanto avete investito nelle strutture dell’ippodromo e dove avete preso i soldi?
«Negli ultimi due anni abbiamo acceso un mutuo di 600 mila euro e buona parte di quella cifra è stata spesa per le scuderie. È stato bonificato tutto l’eternit, rifatti i tetti, la copertura del trottatoio e l’asfalto. Abbiamo dato una dignità vera e nuova alle scuderie attingendo alle risorse di famiglia perché mio padre è animato da una vera passione per questo sport. Sono luoghi rappresentativi della nostra tradizione e l’ippodromo di Varese rappresenta un capitolo importante della storia dell’ippica italiana».
La Svicc però riceve i contributi dal Masaf, il ministero dell’Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, che comprendono anche una quota per il centro di allenamento?
«È vero, ma questi soldi arrivano a luglio, sette mesi dopo l’inizio della stagione. Come faccio a pianificare gli interventi e soprattutto cosa dico ai fornitori, aspettate che fra sette mesi vi pago? Se vogliamo iniziare a correre per il 10 di luglio bisogna già intervenire su entrambe le piste. Quella in sabbia, con 160 cavalli che la usano ogni giorno, va reintegrata spessissimo con nuovo materiale che ha un costo notevole, parliamo di 160 mila euro che devo pagare tenendo conto di quelle morosità».
Secondo lei, il rilancio dell’attività dell’ippodromo e delle scuderie di via Galdino da dove dovrebbe cominciare?
«Dalla riqualificazione e formazione del personale con investimenti mirati. Lavorare con i cavalli da corsa richiede competenze specifiche e senso di responsabilità. Da parte mia c’è tutta la disponibilità e buona volontà a sedermi intorno a un tavolo per ragionare su come rilanciare ambienti e attività. A partire dalle residenze del personale, che da semplici camerette dove dormire, sono state trasformate, a nostra insaputa, in monolocali con l’inserimento di fornelli ed elettrodomestici, cambiando la destinazione d’uso prevista dal contratto, con tutti i rischi che questo comporta per le persone e per gli animali. Inizieremo a portare via gli elettrodomestici non adeguati dalle stanze e proporremo di utilizzare una sala mensa che c’è già. Abbiamo avuto problemi con Aspem perché chi vive e lavora alle scuderie non differenzia i rifiuti in modo corretto. Tenere in ordine una struttura, fare la manutenzione ordinaria è compito del conduttore, invece mi ritrovo con un carro carico di rottami parcheggiato nelle scuderie, mentre dovrebbe essere in discarica. Questa situazione ha smosso qualcosa e noi come società vogliamo essere fermi su alcuni principi, per evitare che il degrado diventi la normalità».
C’è già una data per incontrare le parti?
«Lunedì prossimo avremo un incontro con le categorie per rimettere tutto in bonis. La mia proposta è quella di alzare il canone perché quello dell’ippodromo di Varese è il più basso in assoluto e attualmente con il centro di allenamento perdiamo 150mila euro l’anno perché la sovvenzione del ministero non riesce a coprire tutte le spese».
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