Gonnelli: “Fare la guerra ai poveri non serve. L’ippodromo di Varese si rilancia con gli investimenti”

Marco Gonnelli, decano degli allenatori di galoppo, parla del momento di crisi dell'ippica e del rapporto con la società che gestisce l'impianto: "Io sono collaborativo, lo scontro non porta a nulla"

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«Dopo il 2008 anche per  l’ippica italiana è cambiato tutto». Quello, secondo Marco Gonnelli, decano degli allenatori di galoppo di Varese, fu l’anno della svolta in negativo. A dire il vero, lo fu per tutti, perché la crisi finanziaria globale travolse ogni cosa. (Foto sopra: le scuderie di via Fra Galdino  a Varese)

«Noi quell’anno asfaltammo la pista in erba per i Mondiali di ciclismo – continua Gonnelli – ma il vero danno fu la chiusura di Unire avvenuta poco tempo dopo. Fino a quel momento si stava bene tutti». 
L’Unione nazionale incremento razze equine, istituita nel 1932, nel 2011 venne trasformata in Assi, Agenzia per lo sviluppo del settore ippico, a sua volta soppressa nel 2012 per essere accorpata al ministero delle Politiche agricole.

Una crisi, quella dell’ippica, che nel tempo ha ridefinito i rapporti tra operatori del settore e gestori degli ippodromi. Anche l’attuale braccio di ferro che vede da una parte allenatori e proprietari dei cavalli da corsa e, dall’altra, la Svicc (Società varesina incremento corse cavalli) che gestisce l’ippodromo di Varese, è figlio di quel passaggio epocale così come alcune scelte sulla gestione del centro di allenamento di via Galdino, dove ci sono le scuderie, e dello stesso ippodromo.

FARE LA GUERRA AI POVERI

L’ultimo episodio è stato la riduzione dell’energia elettrica alle scuderie per il mancato pagamento delle bollette da parte della Svicc. «Non si risolve nulla facendo tagliare la luce o il gas alle scuderie – continua Gonnelli – perché il vero problema non sono quei 160mila euro di morosità, così come non lo sono le persone che qui lavorano per accudire i cavalli. Per fare questo lavoro ci vuole passione. Passione che sicuramente ha Guido Borghi (presidente della Svicc, ndr), ma che, per sua stessa ammissione, non ha il figlio Giovanni. Per rilanciare l’ippica e l’ippodromo a Varese non serve fare la guerra ai poveri, ma investimenti mirati sulle strutture».

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nella foto l’allenatore di galoppo Marco Gonnelli

ALLOGGI MINIMI

Alle scuderie di via Galdino lavorano circa venti artieri, tra cui alcuni stranieri, che alloggiano in piccole camerette. Alloggi “minimi”, arredati con l’indispensabile dove i lavoratori trascorrono le ore di riposo. «Con la Svicc e per volontà di Giovanni Borghi – spiega Gonnelli – due anni e mezzo fa firmammo i contratti per l’affitto di queste stanzette, stiamo parlando di camere di due metri per due, a 50 euro al mese più iva. I lavoratori hanno messo piccoli frigoriferi, qualche televisore e fornelli elettrici. Hanno stipendi da 1200 euro al mese e non possono certo permettersi di andare a mangiare fuori ogni giorno. Portargli via quelle poche cose che hanno, come ha detto di voler fare Giovanni Borghi, è profondamente ingiusto».

LE MOROSITÀ FISIOLOGICHE

Sulle morosità rispetto ai canoni dei box Gonnelli chiarisce che «la maggior parte degli allenatori e dei proprietari, almeno l’80 per cento, paga regolarmente» puntualizzando che «anche Guido Borghi tiene i suoi cavalli nelle scuderie di via Galdino». La Svicc, affittandoli a 100 euro più iva, dai box ricava circa 250mila euro all’anno. «Ne ho discusso pacatamente con Giovanni Borghi nei giorni scorsi – sottolinea l’allenatore -. Facendo due conti, quei 160mila euro non incassati dalla Svicc, equivalgono al 20 % dei pagamenti in ritardo che è una soglia quasi fisiologica, naturalmente non sto parlando di quelli che lo fanno in malafede».

NUOVE CORDATE ALL’ORIZZONTE

La stagione estiva è ormai alle porte e la preoccupazione degli operatori è che tutto proceda affinché l’ippodromo sia agibile al pubblico. «Al momento l’agibilità non c’è – sottolinea l’allenatore -. Parlo contro i miei interessi, ma questo ippodromo, oltre alle trenta riunioni di corse all’anno, potrebbe aprire anche ad eventi esterni, come fanno già altri ippodromi in Italia e tornare a fare utili. Servono però investimenti».
Il contratto della Svicc per la gestione dell’ippodromo,  di proprietà del Comune di Varese, scadrà il 31 dicembre del 2025. Ci sarebbero già due cordate pronte a subentrare alla famiglia Borghi. «Io sono collaborativo – conclude Gonnelli – perché lo scontro non porta a nulla. E poi non è detto che chi arrivi sia meglio di chi lo ha preceduto».

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Michele Mancino
michele.mancino@varesenews.it

Il lettore merita rispetto. Ecco perché racconto i fatti usando un linguaggio democratico, non mi innamoro delle parole, studio tanto e chiedo scusa quando sbaglio.

Pubblicato il 16 Aprile 2024
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