La città “stressa” lo scoiattolo rosso, così anche l’uomo contribuisce alla sua scomparsa
Una ricerca che ha coinvolto anche l'Insubria mostra come anche l'urbanizzazione metta a rischio il "nostro" scoiattolo rosso. L'invasore grigio invece sembra essere pre-adattato a qualsiasi scenario
Chi di noi non ha mai sentito, per lo meno come cenno, la favola di Esopo “Il topo di città e il topo di campagna”? Il racconto risale alla Grecia del VI secolo a.C., epoca in cui le
persone vivevano in stragrande maggioranza nelle aree rurali e solo una piccola percentuale occupava stabilmente ambienti “di città”. Questa proporzione in più di
duemila anni è cambiata lentamente e costantemente, e nel 2007 si è arrivati al “pareggio” tra abitanti di campagna e di città: oggi, il 56% degli esseri umani vive in aree urbanizzate, mentre solamente il 44% dell’umanità risiede in ambienti rurali. E si prevede che entro il 2050, se non varierà la tendenza, addirittura il 68% della popolazione mondiale vivrà in un contesto urbano.
Seppure con proporzioni diverse, negli ultimi decenni il fenomeno dell’inurbamento sta interessando anche la fauna. Moltissime specie di uccelli si adattano alle città: gli storni a Roma, i falchi pellegrini a Milano, cornacchie e gazze un po’ ovunque. Ma anche volpi, tassi e scoiattoli ormai si trovano a loro agio negli spazi cittadini. Una vera e propria rivoluzione nella selezione degli habitat frequentati da queste specie. Ma analogamente all’antico topo di città di Esopo -che offre al cugino di campagna un lauto pranzo nella sua accogliente dimora cittadina- il prezzo che ne consegue è elevato.
I pericoli dell’ambiente urbano, che anche la moderna fauna cittadina deve affrontare, inducono a considerare anche i costi oltre ai benefici delle opportunità. Ossia lo stress che la vita da cittadino comporta e che è possibile misurare attraverso la concentrazione di particolari molecole dette glucocorticoidi. L’urbanizzazione infatti porta con sé nuove pressioni che possono avere un impatto diretto sulla fauna. E affrontare e adattarsi al nuovo habitat, quasi esclusivamente creato dagli esseri umani, può portare a modifiche nelle caratteristiche delle specie: ad esempio nelle risposte fisiologiche agli stress di origine umana.
Per studiare come queste risposte cambino lungo un gradiente di urbanizzazione, gli sciuridi arboricoli sono ottime specie modello. Lo scoiattolo comune europeo (o scoiattolo rosso), è una specie nativa che si può facilmente trovare sia in foreste naturali, sia nei parchi cittadini. Tuttavia, in alcune aree dell’Italia tra cui il Varesotto non è presente solo il “nostro” scoiattolo rosso: è anche presente, artificialmente introdotto dall’uomo, lo scoiattolo grigio nordamericano, specie aliena che da molti anni sta invadendo le aree di presenza naturale dello scoiattolo rosso, entrando in competizione per le risorse alimentari, causando l’aumento dei livelli di stress e riducendo le probabilità di sopravvivenza dello scoiattolo nativo.
Uno studio congiunto del Dipartimento di Scienze Teoriche e Applicate dell’Università degli Studi dell’Insubria, diretto da Mauro Ferrari, e dell’Università di Medicina Veterinaria
di Vienna, pubblicato sulla rivista Science of the Total Environment dai ricercatori dell’Unità di Analisi e Gestione delle Risorse Ambientali, Francesca Santicchia, Claudia Tranquillo, Lucas A. Wauters, Mattia Panzeri, Damiano Preatoni, Francesco Bisi e Adriano Martinoli, ha dimostrato come lo scoiattolo rosso (la specie nativa) e lo scoiattolo grigio (specie aliena invasiva) rispondano diversamente agli effetti della “vita di città”.
Lo stress fisiologico nello scoiattolo rosso, ad alte densità di popolazione, cresce dalle aree più naturali alle aree suburbane, limitrofe ai centri città. Al contrario, gli scoiattoli grigi invasivi non mostrano variazioni nei livelli di stress, né all’aumentare del grado di urbanizzazione, né in relazione alla densità di popolazione. Questi risultati suggeriscono che lo scoiattolo grigio possa essere potenzialmente pre-adattato ad affrontare “situazioni di stress” tipiche degli ambienti più urbanizzati, caratteristica che lo rende ancor più abile a colonizzare aree ad alta presenza umana, contribuendo alla crescente banalizzazione paesaggistico-ambientale del Pianeta e alla perdita di biodiversità. A differenza di quanto scrisse più di duemila anni fa il mitico favolista greco (della vita di Esopo si sa pochissimo), esaltando le virtù di un’esistenza semplice ma tranquilla, questa favola insegna invece che le conseguenze degli squilibri causati da noi esseri umani possono essere, se non comprese appieno, peggiori di quanto si possa immaginare, e come sia sempre più importante sapere di più, per conservare in modo attivo ed efficace il patrimonio naturale dal quale anche noi stessi dipendiamo e della cui importanza stiamo diventando sempre più consapevoli.
Ecco perché è necessario eliminare gli scoiattoli grigi, in Emilia Romagna come in altre regioni
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