La varesina Francesca Maroni vince il primo premio del Padiglione Venezia
La giovane artista ha guadagnato il favore della giuria nella disciplina della fotografia
Francesca Maroni, giovane artista varesina, ha ottenuto la vittoria nella categoria Fotografia del concorso Artefici del Nostro Tempo, con la sua opera esposta nel Padiglione Venezia intitolato “Sestante Domestico” in occasione della 60^ Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia. Quest’allestimento esplora la dimensione affettiva della casa, invitando i visitatori a esplorare le radici della propria natura. Il percorso espositivo include poesia e pittura, con opere che affrontano tematiche come il viaggio, la contaminazione culturale e la ricerca di un ordine universale. Maroni si unisce ad altri artisti vincitori delle sette categorie del concorso, provenienti da varie parti del mondo, per offrire una visione diversificata e inclusiva dell’arte contemporanea.
Dei 1062 artisti che hanno proposto le loro opere 37 provengono da altri Paesi europei, 158 da Paesi extra-europei.
I vincitori per disciplina sono: Fotografia: Francesca Maroni 28 anni (Italia), Street Art: Thuy Linh Duong 24 anni (Vietnam), Videoarte: artista donna che ha scelto l’anonimato, Poesia visiva: Ilaria Bellomo 27 anni (Italia), Fumetto e Illustrazione: Filippo Lucaroni 25 anni (Italia), Opere in vetro realizzate a Murano: Yi Li 25 anni (Cina),
Pittura: Cecilia Cocco 22 anni (Italia).
L’opera presentata ha come titolo “Dove eravamo prima”. Stampa su dibond di polaroid scattate in doppia esposizione, 10×10 in cui l’abitare è connotato da forti relazioni affettive ed è legato all’idea di possesso di mura che segnano uno spazio che possiamo calpestare e utilizzare a piacimento.
Ma cosa possediamo realmente? Si chiede l’artista. Cosa permette a una struttura muraria di diventare casa-dimora? Il mero possesso di un luogo fisico non è una risposta sufficiente rispetto al significato dell’abitare.
«L’ultima volta che ho fatto visita alla mia nonna paterna – spiega Francesca Moroni – continuava a chiedermi “Portami dove eravamo prima”. Quel “prima” suonava molto distante da noi sia in termini fisici sia temporali. Si trattava forse della sua casa dalla quale in quel momento eravamo lontane? Nostalgia dal greco νόστος “ritorno” e ἄλγος “dolore” significa provare dolore perché si vuole ritornare presumibilmente nella propria casa. La parola ha un significato ambivalente: connota un amore per un luogo, così forte tanto da provocare dolore fisico. È insieme il desiderio che spinge a ritornare alla propria casa e alle proprie cose e quindi alla propria intimità.
Si presenta una domanda: “di quale forza può essere carico un luogo fisico tanto da fare provare dolore?” Se ne fosse stata in grado, quel giorno mia nonna avrebbe forse potuto rispondermi.»
È possibile visitare la Biennale internazionale d’arte di Venezia fino al 24 novembre.
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