L’Asst Sette Laghi segnala la mancanza di 60 medici di famiglia, ma i problemi sono solo nel distretto di Gavirate
In vista del nuovo bando regionale per medici di medicina generale e pediatri di libera scelta, l'azienda ospedaliera ha fatto il punto della situazione. Qualche problema anche ad Arcisate e nell'area di Varese
Sono in tutto 60 gli ambiti carenti nei distretti gestiti dall’Asst Sette Laghi. L’azienda ospedaliera varesina ha segnalato in Regione la mancanza di medici di medicina generale in vista del bando che si chiuderà il prossimo 9 aprile in cui medici e pediatri possono presentare domanda per ottenere un incarico.
In vista della convocazione e assegnazione di queste aree, Regione ha fatto una ricognizione del bisogno.
Sono due le aree critiche: il distretto di Varese, che comprende Lozza e Brinzio, dove la carenza è di 8 medici curanti, e quella dell’area Gavirate, che comprende Brebbia, Monvalle, Besozzo, Bardello con Malgesso e Bregano e Biandronno dove ci sono 7 posti vacanti. Solo in quest’ultimo ambito, però, è stato sollevato il problema di cittadini senza curante a causa del pensionamento di 3 medici alla fine dello scorso anno. Attualmente 3318 residenti ( popolazione sopra i 14 anni co esclusione dei residenti nelle RSA) sono senza il medico di famiglia. A questi se ne devono aggiungere ulteriori 1500 assistiti in deroga da un medico che ha scelto di proseguire oltre i 70 anni.
Questa criticità ha costretto le autorità sanitarie, d’intesa con i sindaci della zona, a trovare soluzioni di emergenza: nel comune di Gavirate è arrivata una nuova dottoressa, per l’area di Bardello e Biandronno è stato attivato un ambulatorio temporaneo gestito da medici volontari presenti tutti i giorni per qualche ora.
Asst Sette Laghi ha chiesto in Regione 7 medici di famiglia per Gavirate e altri 6 comuni limitrofi
Gli altri ambiti carenti sono:
2 ad Arcisate e Bisuschio;
1 a Induno Olona,
4 nell’area di Brusimpiano, Besano, Cuasso e Porto Ceresio ( particolarmente critico perchè dei 4 medici presenti uno è in deroga in quanto over 70 anni);
2 a Cantello,Clivio, Saltrio e Viggiù;
1 ad Azzate, Brunello e Buguggiate;
4 a Carnago, Castronno, Caronno Varesino e Sumirago;
2 a Daverio, Crosio, Casale Litta, Mornago, Cazzago Brabbia, Inarzo, Bodio e Galliate L:,
2 a Gazzada e Morazzone;
1 ad Azzio, Cuvio, Orino, Castello Cabiaglio, Gemonio, Cocquio T.;
2 a Brenta, Caravate e Cittiglio;
2 a Laveno M., Leggiuno e Sangiano,
1 a Casalzuigno, Cuveglio, Duno Rancio V., Casciago e Cassano V.,
2 a Dumenza, Agra, Curiglia, Maccagno, Tronzano e Luino,
2 a Cremenaga, Lavena Ponte Tresa, Cadegliano V., Marchirolo, Cugliate F,
2 a Sesto C. e Mercallo,
2 ad Angera, Ranco e Taino,
4 a Cadrezzate con Osmate, Travedona Monate, Ispra, Comabbio, Ternate, Varano B., Vergiate ( due medici stanno lavorando ancora in deroga a causa dell’età mentre uno ha rassegnato le dimissioni a partire dal primo maggio. La presenza di quattro medici che stanno seguondo il corso di formazione offrono un discreto margine di copertura assistenziale);
4 Lonate Ceppino e Tradate ( perchè due medici stanno lavorando in deroga per età) ;
1 a Vengono S e I, Vedano Olona ,
1 a Castelseprio, Castiglione O. E Gornate O.,
1 Malnate
1 a Barasso, Comerio, Luvinate e Casciago.
Gli ambiti carenti, lo ricordiamo, indicano una situazione ottimale con un rapporto di un medico ogni 1300 assistiti. In realtà è possibile elevare il numero di persone seguite fino a 1500 e anche 2000. Inoltre, si è data la possibilità ai laureati in medicina, che stanno seguendo il corso di specializzazione in medicina territoriale, di tenere fino a 1000/1300 durante la formazione per poi ampliarne il numero una volta completato il percorso formativo.
«In generale – sottolinea il direttore socio sanitario Giuseppe Calicchio – i distretti, che coordiniamo dal primo gennaio scorso, non hanno grosse criticità a parte l’area di Gavirate. Questi sono anni difficili a causa della carenza di medici. Si sta cambiando approccio, puntando sull’integrazione dei sistemi territoriali che diventeranno sempre di più collegati alle case di comunità. Il percorso formativo punta proprio sul dialogo costante, anche con l’ospedale e avere il coordinamento della formazione facilita la condivisione del modello integrato. Occorrerà anche un cambio culturale, certamente, perché si favorirà sempre di più la medicina di gruppo a scapito dello studio sotto casa. Ma sarà un’evoluzione naturale perchè sarà un modello integrato di gestione delle fragilità».
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