Le conseguenze economiche di una guerra tra Cina e Taiwan (e USA)

Una guerra avrebbe conseguenze devastanti non solo per la regione asiatica, ma anche per l'intera economia mondiale. Gli Stati Uniti sarebbero obbligati a intervenire in base al Taiwan Relations Act

Economia generiche

Questo articolo è stato curato da Giacomo Rossi dello Starting finance club Liuc , la più grande community di divulgazione finanziaria under 30 in Europa ed una delle top 5 start-up italiane secondo la piattaforma LinkedIn

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La tensione tra Cina e Taiwan ha costantemente alimentato preoccupazioni riguardo a un potenziale conflitto militare che avrebbe conseguenze devastanti non solo per la regione asiatica, ma anche per l’intera economia mondiale. Con la Cina che rivendica la sovranità su Taiwan, un’isola autonoma ma riconosciuta come stato indipendente da appena una ventina di paesi, la possibilità di uno scontro armato porterebbe a effetti economici di portata devastante a livello mondiale. La Cina è il fulcro della catena di approvvigionamento globale in molte industrie chiave, dalla tecnologia all’abbigliamento. Un conflitto con Taiwan interromperebbe drasticamente la produzione e l’importazione di componenti vitali, causando ritardi nella consegna e carenza di prodotti essenziali. Le aziende dovrebbero riorientare le loro catene di approvvigionamento, causando dislocazioni e aumenti dei costi di produzione. Secondo gli esperti e gli analisti sono almeno due gli scenari possibili su cui porre massima attenzione.

LO SCENARIO DI UN CONFLITTO LOCALE

Nel caso in cui le tensioni dovessero effettivamente tramutarsi in un conflitto, lo scenario peggiore vedrebbe gli Stati Uniti come parte belligerante a difesa di Taiwan in virtù del Taiwan Relations Act, ovvero una legge emanata dal congresso che obbliga gli Usa a garantire la difesa e la sicurezza dell’isola. In questo scenario si prevede che le parti coinvolte andrebbero incontro a una flessione del PIL pari a un -16.7% per la Cina, -6.7% per gli USA e -40% per Taiwan. Il PIL mondiale nel suo complesso subirebbe una perdita del 10.2% nelle fasi iniziali di un ipotetico scontro. Questi risultati, già di per sé catastrofici se si considera che la crisi del 2008 portò a una riduzione del PIL mondiale di “solo” 0.5 punti percentuali, risulterebbero enfatizzati dai rischi di una paralisi globale dovuta alla conseguente penuria di chip, di cui Taiwan detiene una quota di mercato pari all’80%. Sono proprio i chip a rappresentare il vero ago della bilancia di questo delicato equilibrio; i semiconduttori sono il nervo centrale delle tecnologie della maggior parte dei settori mondiali, dall’elettrico al cloud, dall’automotive agli smartphone. A maggio 2023 Seth Moulton, membro del Congresso statunitense, ha parlato apertamente dei piani americani di bombardare le fabbriche di Taiwan Semiconductor, la compagnia fiore all’occhiello dell’isola che da sola detiene il quasi monopolio del settore dei chip, per evitare la possibilità che cada nelle mani della Cina in caso di guerra.

LO SCENARIO DI UN BLOCCO COMMERCIALE

Lo scenario con le conseguenze meno nefaste, ma pur sempre gravissime, è rappresentato dalla possibilità che la Cina opti per un blocco totale dell’isola. Questa possibilità, secondo gli analisti, porterebbe la Cina a una flessione del proprio PIL pari a un -8.9%, gli Stati Uniti a una riduzione del -3.3% e per il mondo nel suo complesso a una perdita del 5%. L’ipotesi che stiamo analizzando rischierebbe in realtà di essere persino peggio della prima, un ipotetico blocco totale dell’isola potrebbe comunque spingere Taiwan e gli USA a un conflitto, peggiorando ulteriormente lo scenario immaginato. Per la crescente economia cinese i semiconduttori sono fondamentali, basti pensare che il settore delle macchine elettriche in particolar modo ne ha grande necessità per alimentare le proprie tecnologie (attualmente, le vetture elettriche cinesi hanno in Europa un market share attorno al 5%, con un trend in crescita). Questo ci aiuta a capire quanto la Cina sia interdipendente da Taiwan e quanto conseguenzialmente la stretta attorno all’isola si intensifichi.

CONCLUSIONI

In tutti i casi analizzati da esperti e professionisti, la Cina risulta sempre essere l’attore che maggiormente incassa le conseguenze economiche negative di una guerra con Taiwan. Secondo i disegni della leadership cinese, la conquista dell’isola deve concretizzarsi entro il 2049 (anno del centenario della nascita della Repubblica Popolare), la sfida della comunità internazionale dovrà essere, oltre a evitare la guerra ad ogni costo, saper spostare il monopolio dei semiconduttori dall’isola ad altre regioni del mondo più sicure e meno a rischio di conflitti. Ad oggi Giappone, Usa, Germania e Paesi Bassi hanno già investito per incentivare i produttori a costruire fabbriche nel proprio territorio, nella speranza di assicurare una fornitura sicura dei chip e di importare il know-how necessario a replicarne la produzione.

Fonti:
https://www.ilgiornale.it/news/cronaca-internazionale/decimerebbe-leconomia-globale-cosa-succede-se-cina-dovesse-2267569.html

https://www.bloomberg.com/news/articles/2024-01-16/here-s-what-could-happen-if-there-s-a-war-over-taiwan

https://www.ilsole24ore.com/art/boom-auto-cinesi-luglio-europa-131percento-e-quota-raddoppiata-elettriche-62percento-AFBRAIi

https://www.corriere.it/esteri/23_maggio_18/minacce-cinesi-taiwan-semiconduttori-l-idea-usa-dottor-stranamore-caso-d-invasione-e205ff00-f560-11ed-aaca-ae87232f956c.shtml

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Pubblicato il 05 Aprile 2024
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