Monteviasco, “nessuna inerzia da parte del Comune“, il ristorante perde la causa

Un esercente della famosa località turistica aveva chiesto 400 mila euro di danni all'amministrazione comunale per i danni causati dall'isolamento. Il giudice non ammette le richieste e condanna al pagamento delle alte spese processuali. L’avvocato del ristoratore: “Ricorreremo in appello”

monteviasco settembre 2023

Niente risarcimento in sede civile a carico del Comune di Curiglia con Monteviasco per il ristoratore che ha chiuso dopo l’isolamento del borgo di Monteviasco rimasto tuttora senza una funivia che lo colleghi col fondovalle. Con sentenza emessa il 4 aprile e pubblicata sabato 6 il Tribunale di Varese ha respinto tutte le domande risarcitorie (pari 400.000 euro) avanzate dal ristorante il Camoscio Bellavista di Ranzoni Giovanni nei confronti del Comune di Curiglia con Monteviasco e di regione Lombardia.

Il Tribunale, oltre ad aver evidenziato il carente supporto probatorio fornito dall’attore, ha sottolineato le plurime iniziative poste in essere dall’amministrazione comunale – assistita in giudizio dall’avvocato Andrea Giancristofaro – per cercare di riattivare l’impianto funiviario nonostante, nel frattempo, si siano verificati ben tre eventi che hanno ulteriormente allungato i tempi (Covid, frana della SP 6 dell’agosto 2020 e sequestro dell’impianto per incidente probatorio da parte della Procura di Varese).

Ad esito del giudizio il ristorante il Camoscio è stato quindi condannato a rifondere integralmente le spese legali al Comune di Curiglia, a Regione Lombardia e all’assicurazione del Comune chiamata a manleva (una somma, specifica il legale, che si aggra attorno ai 30 mila euro).

«Tengo a sottolineare che finalmente è stata fatta piena chiarezza sull’operato del comune e del sindaco più volte ingiustamente accusati di inerzia», ha specificato l’avvocato Andrea Giancristofaro a margine dell’udienza.

Sul punto è intervenuto anche il difensore del Ristoratore, l’avvocato Gianpiero Maccapani, il quale sostiene di rispettare la sentenza ma di non condividerne i contenuti: “Nel corso del procedimento abbiamo difatti presentato tutti i mezzi probatori richiesti dal caso, come la corposa documentazione che attestava i mancati introiti per l’esercente e tutto quanto era necessario per sostenere le ragioni del mio assistito. Tuttavia voglio aggiungere che il ristoratore aveva deciso di investire nella Valle, essendo un uomo della Valle, non solo per una questione di natura economica, ma anche per poter fornire un servizio da offrire ai cittadini residenti e ai turisti. Servizio che non è stato possibile erogare proprio in virtù del fatto che non ci sono stati sviluppi in merito alla questione della funivia.”

Dal punto di vista procedurale, sempre l’avvocato Maccapani specifica che ci sono novità. “Stiamo valutando l’ipotesi di impugnare  questa sentenza con un ricorso in appello”.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 10 Aprile 2024
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