Morti sul lavoro, il sindacato: “È nei subappalti a cascata la causa di questa strage”
"Basta morti sul lavoro", presidio in piazza Monte Grappa di Cgil e Uil: "È inaccettabile che ci sia un solo ispettore del lavoro ogni cinquemila aziende"
Nemmeno il cielo terso e il primo sole cocente di primavera riescono a scalfire il senso di tragedia che avvolge il presidio e lo sciopero di Cgil e Uil in piazza Monte Grappa a Varese. La strage sul lavoro avvenuta nella centrale elettrica sul lago di Suviana (Bologna), dove hanno perso la vita 6 lavoratori – la conta dei morti non è ancora finita considerato che c’è ancora un disperso – è un fardello troppo pesante da portare.
Le croci e i caschi antinfortunistici fanno da scenografia agli interventi dei delegati sindacali che si alternano sul palco.
Le loro parole, che sono importanti perché raccontano l’esperienza vissuta in tema di sicurezza sui luoghi di lavoro, devono fare una doppia fatica per rappresentare un fenomeno che in Italia ha numeri impressionanti. Nel 2023 i morti sul lavoro, in quello che ci ostiniamo a chiamare Belpaese, sono stati 1041, quasi tre al giorno. Nei primi due mesi del 2024 ci sono stati 119 morti, quasi il 20 % in più rispetto all’anno prima.
LE PAROLE ADEGUATE
La parola ricorrente negli interventi è “strage”. E come altrimenti definire le morti di Suviana (6 vittime più un disperso), quelle di Firenze (quattro vittime) e di Brandizzo (cinque vittime). «È importante ascoltare i delegati – spiega Stefania Filetti segretario provinciale della Cgil – perché ogni intervento porta con sé un vissuto che ha a che fare con compagni di lavoro che si sono infortunati. E di fronte a questi avvenimenti spesso non si riesce ad avere risposte adeguate, soprattutto in quei luoghi di lavoro dove servono maggiori investimenti in prevenzione. A Varese ci stiamo provando con un tavolo provinciale, ma non basta. È necessario avere un pool di persone più numeroso che faccia maggiori controlli e verifiche costanti. Perché ci sono tante imprese coscienziose, direi quasi illuminate, ma ce ne sono tante altre che vanno in tutt’altra direzione».
GLI OBIETTIVI
Cgil e Uil si sono dati una serie di obiettivi che fanno leva su un nuovo modello sociale e un nuovo modo di fare impresa che mette al centro il valore del lavoro. Sono obiettivi importanti che mirano a «zero morti sul lavoro» partendo da alcune azioni precise: cancellare quelle leggi che hanno reso il lavoro precario e frammentato, superare il subappalto a cascata, rafforzare le attività di vigilanza, investire in formazione, una vera patente a punti per tutte le aziende e per tutti i settori, il diritto dei lavoratori di eleggere in tutti i luoghi di lavoro i propri rappresentanti per la sicurezza e l’obbligo per le imprese di applicare i contratti collettivi nazionali firmati dalle organizzazioni sindacali più rappresentative. «Siamo l’unico paese in Europa che registra più di mille morti sul lavoro all’anno – sottolinea Antonio Massafra, segretario provinciale della Uil – Chiediamo a questo governo di cambiare alcune leggi, come quella dei subappalti a cascata, perché è lì che si annida il risparmio delle imprese per poter fare utili, facendo cassa sui diritti e sulla sicurezza dei lavoratori. È importante stabilire una patente a punti e non a crediti per le imprese, istituire una procura nazionale perché i processi per i morti sul lavoro si chiudono spesso con la prescrizione».
POCHI ISPETTORI PER TROPPE AZIENDE
C’è un tema legato ai controlli del rispetto delle norme e al ruolo di quegli istituti a cui è delegata la funzione di vigilanza. Nel precedente presidio, organizzato dai sindacati, era stato lo stesso Ispettorato del lavoro di Varese a sollevare il problema della mancanza di personale adibito ai controlli nelle aziende. «Servono più investimenti per gli organismi di vigilanza – conclude Ivano Ventimiglia, responsabile dei Dipartimento sicurezza sul lavoro della Cgil di Varese – sia a livello nazionale, per quanto concerne le competenze nazionali, che a livello regionale. Non possiamo pensare che gli organismi di vigilanza, ridotti in termini di risorse e progressivamente di competenze, vengano lasciati a un rapporto di un ispettore ogni cinquemila aziende».
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