Quarant’anni di Lega e quelle scritte nel paese del “Capo“
Si celebra una data importante che ha lasciato il segno nella politica italiana. Tutti ne parlano. E c’è chi riscopre i caratteri cubitali di un tempo oramai andato

È sempre stata la firma della Lega, e sempre lo sarà: il segno lasciato dai primi militanti che ancora oggi si intravvede su qualche cavalcavia dell’autostrada quando i social ancora non c’erano, e nemmeno i giornali parlavano di quella cosa che si chiamava Lega: potevi leggerla a caratteri cubitali sull’Autolaghi, messa lì per acchiappare pendolari e vacanzieri che andavano e venivano da Milano. Erano gli anni Ottanta, sull’iniziare del decennio.
E presto quel movimento politico che ha rivoluzionato la geografia dei bisogni sarebbe diventato pure di governo nella più ampia accezione del termine, “spalmato“ nei ruoli istituzionali dal basso verso l’alto, dall’ufficio del sindaco del paesino a quello del capoluogo di provincia e di regione fino ad andare giù, a Roma, dove le “uova d’oro“ della gallina lombarda arrivavano per venire spremute (è quanto recitava un’allegoria colorata, un must nelle sedi per far sorridere i militanti). Quelle scritte giganti venivano vergate a mano da Umberto Bossi di notte con le tolle di vernice bianca, con l’amico Roberto “Bobo“ Maroni assieme al quale viaggiava in auto anche fuori regione, anche in Piemonte, anche in Valle d’Aosta per andare a scuola di autonomia, il nervo, la filosofia che farà contraddistinguere la Lega come partito delle libertà sommate nel simbolo, quell’Alberto da Giussano che si oppose all’imperialismo del Barbarossa (1176).
E la somma di quelle idee diventate prima movimento, poi partito, si sono tradotte in una giornata di aprile a Varese di fronte ad un notaio. Una penna. Una firma. Nasceva la Lega. Dunque quel vaso di coccio insieme ai vasi di ferro dell’allora potentissimo «pentapartito» sarà lo stesso oggi unico sopravvissuto di quella stagione fatta di Psi-Pli-Psdi-Pri-Dc (alla fine del quale nacque il secondo partito più longevo presente in parlamento, cioè Forza Italia, ma 10 anni dopo: era il 1994).
E sempre fra le lettere, sempre sotto il segno della firma si completa in questi giorni l’amarcord leghista: libri, interviste. E una scritta (fra le diverse) vergata in verde in questi giorni sulle strade delle valli lombarde dove tutto nacque, nella Gemonio prima feudo e poi arrocco del “capo“. Anche qui pennello e colore – in questo caso verde – che ricorda quei giorni fatti di istantanee sbiadite con un uomo ruvido, riccio, dagli occhialoni e la voce roca. Il “viva Bossi“ è riferito a lui, al capo e a quella stagione lontana. A quella Lega (per la quale è prevista per sabato, 13 aprile, una manifestazione a Gemonio per la ricorrenza. Mentre il giorno seguente, il 14 aprile a Varese, è invece prevista la manifestazione ufficiale con la presenza del Segretatio e vice presidente del Consiglio Matteo Salvini)
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Grazie per cosa!?!? in 40 anni a parte gli affaracci loro questo “partito” cosa ha fatto!?!? Misteri italiani!!!