Siamo tutti “Fuggiaschi”. il nuovo romanzo di Carlo Zanzi
Pubblicato da Macchione, il libro è ambientato tra Varese e le Marche si sviluppa lungo un arco temporale che va dal 1917 al 1981
![varese varie](https://www.varesenews.it/photogallery_new/images/2024/03/varese-varie-1620036.610x431.jpg)
Il 23 marzo, in una mite giornata di primavera appena sbocciata, a Varese nella Sala Morselli della Biblioteca Civica prende vita l’ultima fatica di Carlo Zanzi, il vulcanico giornalista e scrittore varesino, con il suo romanzo “Fuggiaschi” – Editore Macchione -, il cui titolo induce a porsi domande e a generare un’istantanea curiosità.
L’ELOGIO DELLA SEMPLICITÀ
La sala non è gremita, ma l’atmosfera che si respira è satura di presagi favorevoli: Zanzi, molto semplice, vestito informale, sembra voler fungere da perfetto padrone di casa, per il quale l’essenziale è il porre a proprio agio i suoi ospiti, affinché possano godere il conforto che offre la casa, in questo caso la presentazione del suo tesoro personale, il libro, senza orpelli di sorta.
L’ARTE DELLA FUGA
Lo presentano due leggiadre fanciulle, Manuela Lozza, presidente della commissione cultura del Comune di Varese e l’attrice, scrittrice e cantante Nicoletta Magnani, la quale, dopo i convenevoli di apertura, legge, con un’interpretazione carica di drammaticità, l’inizio vero e proprio del romanzo, fornendo uno scorcio di quella che verrà più volte posta in evidenza come la componente di base che attraversa “Fuggiaschi”: la leggerezza nel trattare una fuga, le fughe, contenuta nello stile di scrittura, con una serie di passaggi rapidi che ben si attagliano con l’argomento.
![Personaggi generiche](https://www.varesenews.it/photogallery_new/images/2024/04/personaggi-generiche-1628901.610x431.jpg)
NON VOLER ANNOIARE
La sintesi come simbiosi fra stile e contenuti narrativi. Quando prende la parola Zanzi, si può forse comprendere il senso dell’impostazione del romanzo: ama gestire il particolare con il desiderio di approfondire, ricorrendo anche a riferimenti della storia di Varese, propende per l’esplicazione di una passione che si risolva in uno schizzo o, meglio in una sequenza di schizzi, nei quali i personaggi, attraverso la fuga, possano fluire come le immagini di un film.
Inoltre permane una specie di mantra, non orientato a livello meditativo, bensì come processo ripetitivo del sentire e dell’espressione: l’assillo di non voler annoiare, di sfuggire – un altro passaggio attraverso le fughe – la prolissità formale che nulla aggiunge al testo, il quale deve vivere uno svolgimento nell’ambito dell’assoluta concretezza, nella ricerca dell’armonia musicale che si reperisce non solo nei versi di una composizione poetica, ma anche nella scorrevolezza dei periodi della prosa.
FILM E MUSICA
Nicoletta Magnani aggiunge un’altra suggestiva interpretazione di un breve pezzo del romanzo alla già pregevole apertura, poi chiede se il Carlo di “Fuggiaschi” sia una personalizzazione dell’autore: diniego puntuale, l’analogia è connessa all’ispirazione che ha fornito il pretesto per la narrazione, il reperimento di un diario fu galeotto – ogni riferimento a Dante con il suo episodio di Paolo e Francesca è una licenza personale – per il decollo della vicenda.
Un filmato finale, con interpretazione alla chitarra dell’autore, termina la presentazione: la concisione, il timore di annoiare, non potevano non essere per l’ennesima volta protagonisti e, con la puntualità di un orologio che rispetti i termini più rigorosi di fabbricazione, Carlo Zanzi, dopo un’ora esatta dall’inizio, conclude, più che mai senza fronzoli.
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