Varese
Una giornata di visite al rifugio antiaerei in occasione di Agrivarese
Grazie alla fattiva collaborazione tra l’Amministrazione Comunale di Varese e il Gruppo Speleologico Prealpino si è potuto realizzare un progetto per il recupero e la valorizzazione di questo importante sito
La seconda apertura al pubblico del 2024 per il rifugio antiaerei di Varese si svolgerà nella giornata di domenica 7 aprile, in concomitanza con “Agrivarese”, la manifestazione cittadina che da vari anni si svolge nell’area dei Giardini Estensi con la presenza di numerosi stands a tema ambientale che riguardano la realtà locale delle aziende agricole e delle varie iniziative promosse per la valorizzazione del nostro territorio naturale. Un evento molto amato dai varesini, ai quali verrà offerta anche l’opportunità di accedere al bunker sotterraneo ubicato a poche decine di metri di distanza, ovvero sotto la collinetta dei Giardini, con ingresso in via Copelli, di fronte alla piscina comunale. Sul posto ci sarà un gazebo del Gruppo Speleologico Prealpino con info-point e organizzazione delle visite guidate, le quali inizieranno alle ore 10.00 del mattino sino alle ore 18.00 a cadenza oraria, offrendo così a chiunque lo vorrà l’opportunità di riscoprire un angolo di storia varesina.
Si tratta di un’occasione da non farsi sfuggire, anche perché questi siti di alto interesse storico vengono aperti al pubblico soltanto poche giornate durante l’anno, e in questo caso non occorre neppure la prenotazione; basterà presentarsi all’ingresso ed unirsi ad uno dei vari gruppetti che varcheranno la soglia del bunker con ingresso a offerta libera.
Non sono ancora in molti a sapere che nel sottosuolo dei Giardini Estensi si trova uno dei più interessanti e ben conservati rifugi antiaerei della seconda Guerra Mondiale. Fu il primo di una decina realizzati sotto Varese, costruito in tutta fretta tra l’ottobre 1943 e i primi mesi del ‘44. Si tratta prevalentemente di un tunnel in cemento armato della lunghezza di oltre 140 metri e dotato di due ingressi principali, il primo ubicato in via Lonati, di fronte al parcheggio ACI, mentre il secondo si trova in via Copelli, dal quale si potrà accedere nella giornata di domenica 7 aprile.
Il tunnel principale è alto poco più di due metri e largo tre, con due lunghe file di panche sui lati della galleria che potevano ospitare sino a 600 persone, le quali affluivano attraverso i due ingressi principali dotati di pesanti porte in cemento, oltre ad un’uscita di sicurezza raggiungibile risalendo per una quindicina di metri una scala a chiocciola, sino a sbucare nella zona superiore dei Giardini Estensi. Là sotto la cittadinanza si precipitava ogni qualvolta suonava l’allarme, e le testimonianze dell’epoca parlano di momenti di calca e di folla impaurita; ci sono stati racconti densi di emozione, come lo svegliarsi di soprassalto nel cuore della notte al suono delle sirene, la fuga precipitosa nei rifugi dove si rimaneva rinchiusi in attesa della fine del pericolo, con il pianto di bimbi terrorizzati e i lamenti di vecchi, donne e persone spaventate: “Ci fecero entrare in quella galleria e poi la milizia bloccò le porte dall’esterno, non ci aprirono più se non dopo alcune ore, alla fine dei bombardamenti, durante i quali sentivamo terribili boati che facevano tremare tutta la galleria mentre la luce andava e veniva; qualcuno andò in crisi, urlava e piangeva perché voleva scappar fuori dal bunker ma nessuno gli apriva, mentre altri cercavano di calmare quelli colpiti da crisi di nervi, con il mormorio delle donne che pregavano con il mano il rosario. Poi all’alba finalmente udimmo il rumore dei chiavistelli che avevano bloccato quelle pesanti porte e una volta riaperte tornammo a casa, e subito mi preparai per andare a scuola, dopo una notte insonne e di paura. Ricordo ancora bene quei drammatici momenti, anche se ero solo una bambina!”. Questa è la testimonianza di un’anziana donna che, visitando il rifugio in occasione della sua apertura al pubblico, ha rivissuto quei tragici momenti raccontandoli ancora con intensa emozione agli speleologi che l’accompagnavano.
Varese venne infatti bombardata varie volte, soprattutto verso la fine del ‘44, quando le famose “fortezze volanti” degli alleati colpirono gli stabilimenti dell’Aermacchi, seminando morte e distruzione su gran parte della città.
Grazie alla fattiva collaborazione tra l’Amministrazione Comunale di Varese e il Gruppo Speleologico Prealpino si è finalmente potuto realizzare un progetto per il recupero e la valorizzazione di questo importante sito, iniziativa strutturata in due differenti fasi; la prima attraverso operazioni di bonifica del bunker, ovvero un duro e pesantissimo lavoro per rimuovere materiali e attrezzature depositate all’interno delle gallerie, la pulizia delle pavimentazioni e delle scale verso l’uscita di sicurezza e l’abbattimento di opere murarie interne realizzate nel dopoguerra, rendendo il percorso più agevole e, finalmente, nella primavera del 2011, l’apertura ufficiale al pubblico, una cerimonia svoltasi alla presenza di numerose Autorità tra le quali il sindaco di Varese.