Uncem e le proposte per le prossime elezioni nei Comuni di montagna
I punti per il rilancio dell'ambiente montano: “Promuovere un grande progetto nazionale di rigenerazione e neopopolamento della montagna"
Una proposta per le prossime elezioni nei Comuni montani al voto. Uncem, Unione nazionale dei Comuni, delle Comunità e degli Enti montani si impegna per una campagna elettorale, verso il voto dell’8 e 9 giugno 2024, “per essere insieme Istituzioni della Repubblica che lavorano per un Paese più unito, nel quale tutti gli Enti territoriali lavorano per la crescita, per la coesione, per superare disuguaglianze e sperequazioni territoriali, dando alle comunità nuovo spazio democratico, opportunità, servizi, impegno, collaborando con tutti i livelli istituzionali“.
Dunque ecco il manifesto proposto da Uncem
I Comuni montani, tutti i Candidati e poi gli eletti, si impegnano per:
1. Una Politica che promuova il diritto al lavoro e la sua qualità, assicuri la parità dei servizi, realizzi un significativo riequilibrio dei redditi a favore delle zone montane, rurali, interne del Paese.
2. Una Politica di promozione e valorizzazione dell’ambiente e del paesaggio, delle foreste e delle risorse naturali, fondata sulla ricerca di un’elevata qualità della vita.
3. Una Democrazia sostanziale e partecipata, in cui le scelte siano libere, i Sindaci valorizzati nelle loro funzioni e ruolo, in cui sia reale la possibilità della rappresentanza politico-istituzionale di tutte le aree del territorio montano alpino e appenninico – il 54% del Paese – e in cui l’azione politica sia riconosciuta da tutti come un servizio reso alla collettività. Un nuovo Patto tra territori, anche urbani con quelli montani.
4. Una Società che, valorizzando la propria identità, accolga tutte le differenze e promuova una cultura plurale che non si riduca al solo attuale modello urbano-centrico. I territori sono diversi e insieme crescono.
5. Un’Economia dinamica e solida che sappia valorizzare e promuovere, con spirito cooperativo, l’iniziativa e lo spirito d’impresa – a partire dal settore agricolo e forestale – delle realtà montane attraverso una diversificazione legislativa che tenga in considerazione l’alterità delle zone montane.
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Prosegue il documento di Uncem:
I Comuni montani – con tutti i Candidati e le Candidate – operano, anche nei loro programmi elettorali, in dialogo con tutti i Cittadini, stringendo nuovi legami tra loro, riconoscendosi nei seguenti punti chiave per i programmi e le iniziative verso il voto e dopo le elezioni: Autonomia: che significa responsabilità civile e amministrativa, sobrietà, cooperazione, solidarietà. Autonomia nelle forme di autogoverno, che partendo dal diritto di esistenza delle municipalità, favorisce la crescita di forme sovracomunali di collaborazione e pianificazione, il NOI, l’operatività e la programmazione, strumenti per le politiche di sviluppo montano – anche con una vera riorganizzazione nazionale degli Enti locali, con una fiscalità che dia vera autonomia alle Autonomie, secondo lo spirito della Costituzione – e di ottimizzazione ed efficienza dei servizi ai cittadini. Libertà: nel costruire un progetto d’insieme per il proprio territorio. Temi come ambiente, agricoltura, allevamento, forestazione declinati alle specificità montane devono essere elementi centrali di un piano strategico che riporti economia e comunità vive nelle terre alte, anche attraverso un “neopopolamento”. Libertà culturale, sociale e identitaria (con lingue e tradizioni) sono decisive per ricostruire un processo politico collettivo, nuova “coscienza di territorio”, impegno pubblico, partecipazione, sinergie, flussi. Partecipazione: le comunità delle zone montane del Paese devono poter prendere parte al processo di crescita del proprio territorio ed essere parte di una comunità attiva in questo impegno. Per poter fare questo si deve pervenire a una rappresentanza politica che consideri che, oltre agli abitanti, pure il territorio va governato in tutte le sue specificità fisiche, a vantaggio anche delle aree urbane, in un nuovo “patto urbano-montano”. La condivisione di strategie è essenziale per generare coesione. La montagna non è parco giochi delle città. Il turismo non basta. Non c’è turismo senza comunità vive, senza abitanti, bambini, giovani. Energia: la valorizzazione delle risorse endogene (acqua, legno, aria, clima) della montagna deve passare attraverso le Istituzioni della montagna, declinata in concetti di sostenibilità economica, sostenibilità ambientale e prossimità territoriale. Gli strumenti istituzionali che governano la montagna devono essere messi nelle condizioni di poter costruire il proprio sviluppo. Comunità e unioni montane siano sostenuti dalle Regioni e dallo Stato: Governo e Parlamento legiferino per garantire valorizzazione delle risorse dei territori. Sussidiarietà: secondo il dettame costituzionale della leale collaborazione tra gli Enti attraverso la costruzione di un sistema di interazione nel quale non vi sia nessun atteggiamento egemone da parte delle Istituzioni sovraordinate ma un rapporto funzionale che permetta di rispondere al meglio alle esigenze dei cittadini – a partire da efficace organizzazione scolastica, sanitaria, della mobilità – all’interno di un costante rapporto con gli stessi, specie in fase decisionale. Sussidiarietà è far crescere e formare il “capitale umano”.
È urgente, come Comuni insieme, promuovere un grande progetto nazionale di rigenerazione e neopopolamento della montagna – spiegano ancora dall’Ente – quale condizione fondamentale per rendere concrete nuove prospettive di sviluppo, che devono coinvolgere tutte le Regioni, non solo con investimenti, bensì con specifiche soluzioni strategiche che attuino la legge per il sostegno e la valorizzazione dei Piccoli Comuni, la Strategia delle Green Communities, la legge forestale e la Strategia forestale nazionale, la Strategia delle aree interne e montane, la valorizzazione dei servizi ecosistemici ambientali. Fronti sui quali Governo e Parlamento, con tutte le Regioni, devono essere più incisivi nelle scelte, in dialogo costante con i Comuni. Una montagna disabitata e solamente frequentata, per motivi di svago, turismo, sport o di tele-lavoro non può assicurare un efficace contributo nel contrasto alla crisi climatica e demografica, riducendosi così a oggetto delle politiche di mitigazione e non soggetto sia di queste che di quelle legate all’adattamento, che pretende la presenza di comunità e Istituzioni locali in grado di svolgere le funzioni di vigilanza, monitoraggio, cura e manutenzione territoriale. Comunità vive, presenti, impegnate, che i Comuni contribuiscono a generare.
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