Sicurezza e prevenzione sul lavoro e nell’ambiente: mancano 20 tecnici nell’organico di Ats Insubria

L'Università dell'Insubria ripropone il corso triennale per formare le figure specializzate, strategiche con compiti di controllo e prevenzione. La prima edizione ottenne una sola richiesta

sicurezza lavoro

Lo scorso 8 marzo, Ats Insubria ha pubblicato un bando per l’assunzione di 10 tecnici della prevenzione nell’ambiente e nei luoghi di lavoro. In tutto, l’Azienda di Tutela della Salute di Varese e Como ha un deficit di organico di una ventina di figure specializzate: « Questo non comporta ripercussioni importanti sul lavoro generale – assicura il direttore di Ats Insubria Salvatore Gioia – grazie a un’organizzazione efficiente. Le nuove direttive regionali prevedono, però, una maggior copertura degli incarichi. Per essere, in regola avremmo bisogno di 90 specialisti mentre ne abbiamo una settantina».

La figura del tecnico della prevenzione è al centro di una politica che punta a assicurare le migliori condizioni di salute, sicurezza e tutela per evitare problemi, incidenti o conseguenze sanitarie in diversi settori, produttivi, sanitari o ambientali.

Lo scorso anno la carenza di Ats Insubrua era di 15 figure e la crisi si è leggermente acuita nel corso dell’ultimo anno. L’Università dell’Insubria era intervenuta proponendo un nuovo corso di area sanitaria specifico. Si trattò, probabilmente, di un intervento tardivo, a ridosso dell’apertura delle immatricolazioni e la proposta non incontrò grande favore con una sola iscrizione. Fu, quindi, un problema di comunicazione per cui, per il prossimo anno accademico, l’ateneo varesino proporrà nuovamente il percorso triennale.

Il tecnico della prevenzione è un operatore esperto in materia di igiene e sicurezza nell’ambiente e nei luoghi di lavoro, con competenze approfondite su qualità di alimenti e bevande, sanità pubblica e veterinaria, una figura  strategica sia nel pubblico impiego, con compiti ispettivi e di vigilanza, sia nel privato, dove è richiesto, come dipendente o consulente d’azienda, con particolare riferimento agli aspetti di salute, sicurezza e ambiente, settore noto come Hse, acronimo di Health, safety & environment.

UN PERCORSO DI TRE ANNI ED ESAME DI STATO

Per essere ammessi si deve sostenere il test d’ingresso delle professioni sanitarie e indicare il percorso che prevede tre anni , di cui buona parte in tirocinio, con sede a Como dove ha sede il Dipartimenti di Scienza e alta tecnologia (Disat)  dato che fisica, chimica e matematica saranno le materie scientifiche di base a cui seguiranno percorsi professionalizzanti tenuti dai più qualificati docenti di Scienze teoriche e applicate (Dista), e Medicina e chirurgia (Dmc) dell’ateneo. La laurea coinciderà anche con l’esame di stato per diventare immediatamente operativi.

«La professione è centrale, di valore etico e sociale perché ha a che fare con diversi settori: alimentare, ambiente, lavoro – ha rimarcato il dg Gioia –  Questa figura è chiamata a verificare il rispetto delle normative, a garantire la salubrità degli ambienti, dei cibi nella ristorazione, delle acque dei laghi o dell’acquedotto. Il benessere animale negli allevamenti.

«Oggi più che mai è fondamentale investire nella prevenzione per la salute e la sicurezza nelle nostre comunità – spiega il professor Domenico Cavallo, ordinario di Medicina del lavoro che è tra i docenti responsabili del corso –. L’avvento della pandemia di Covid-19 ha evidenziato l’importanza cruciale della prevenzione nella tutela della salute di singoli e collettività. Anche le recenti statistiche confermano quanto sia attuale e prioritario ogni sforzo per il contenimento degli infortuni sul lavoro, dato l’aumento di quelli denunciati rispetto all’anno precedente. A questa problematica si aggiunge una crescita delle malattie professionali, che rimangono ancora oggi di gran lunga la prima causa di mortalità lavoro-correlata a livello mondiale».

In media, ATS Insubria effettua noi anno circa 20.000 verifiche, tra ispezioni in presenza e documentali. Le irregolarità riguardano il 40/50% dei casi. Aumentando il personale si potrebbe far crescere l’attività, o pensare a nuovi modelli di lavoro, a percorsi di formazione, di sensibilizzazione.

La crescita culturale è l’obiettivo prioritario perchè l’attività ispettiva e sanzionatoria non potrà mai essere sufficiente

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Pubblicato il 28 Maggio 2024
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