Tabacco e acqua di colonia

di Anna Rosa Confalonieri

Il racconto della domenica

Oggi devi essere passato.Non mi hai trovata a casa. Un rapido passaggio, ma l’ho percepito. Mi sono guardata intorno. Non hai toccato e spostato nulla. Non mi hai lasciato messaggi. Sapevi che me ne sarei comunque accorta. Inconfondibile la leggera scia di acqua di colonia nell’aria. Non è la prima volta che vieni a trovarmi. All’inizio ero un po’ incredula, quasi spaventata, ora mi sono abituata. È il nostro segreto. Chiudo gli occhi e mi ritrovo indietro nel tempo. Quando ti ho conosciuto avevi già i capelli bianchi. Dopo di te, le tue mani grandi hanno influenzato il mio modo di scegliere gli uomini. Tenevi stretta la mia, quasi temessi che scappassi via da un momento all’altro. Fisico asciutto, camicia bianca, maniche rivoltate ai gomiti in estate, cappotto e borsalino in inverno. Sembravi un attore di Hollywood, uscito da una fotografia degli anni ’40. Il tuo debole le belle donne, giovani, un po’ formose. E mi guardavi fiorire. La differenza di età tra noi non è mai stata un problema. In fatto di musica e film gusti diversi: brontolavi, ma assecondavi i miei. Nessuna discussione se non quando giocavamo a carte: lunghe partite in cui non resistevi alla tentazione di imbrogliarmi. A volte ti permettevo di farlo, a volte mettevo il muso. Finiva sempre che la mano successiva la vincevo io e mi restava il dubbio se mi avessi lasciato vincere o fossi stata fortunata. Non mi chiamavi mai col mio nome, lo storpiavi sempre con dei nomignoli. Ti piaceva anche il mare, ma la prima vera vacanza hai fatta con me due anni dopo esserci incontrati. Dopo di quella ne abbiamo fatte molte altre insieme in cui l’odore di salsedine si mischiava a quello della crema abbronzante, e al tuo. Fumavi da sempre, più un rito che un vizio, retaggio di gioventù. Poi un giorno non ho più visto le tue sigarette abbandonate al bordo del tavolino o nei portacenere, quelle sigarette che accendevi e lasciavi consumare da sole. L’odore di fumo non l’avevi mai addosso. Preferivi la pipa con il suo profumo dolciastro di tabacco che restava nella stanza, e non si attaccava ai vestiti. Nemmeno quella ti dava più soddisfazione. Non mi hai baciato più: l’odore amaro del tuo fiato ti imbarazzava. Mi hai allontanata, abbiamo smesso di vederci e te ne sei andato senza salutare. Ma ho sempre saputo come ritrovarti. Mi basta lasciare semiaperto il cassetto, impregnato dell’odore di tabacco, dove tengo la tua pipa, per stare ancora qualche istante insieme a te. Perché se ho dimenticato il colore dei tuoi occhi, nonno, non dimentico lo sguardo e il tuo profumo.

Racconto di Anna Rosa Confalonieri. -Olfatto- Da “I cinque sensi sono sei” Edizioni IL CAVEDIO (www.ilcavedio.org)

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Pubblicato il 05 Maggio 2024
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