“Acqua e zucchero”, una storia italiana al Salone Estense di Varese
Il libro scritto da Dino Azzalin e pubblicato da Nem è una storia di migranti contadini partiti nel secondo dopoguerra dalla provincia di Padova per raggiungere la ricca Lombardia
![Personaggi generiche](https://www.varesenews.it/photogallery_new/images/2024/06/personaggi-generiche-1688406.610x431.jpg)
La storia italiana del secondo dopoguerra è una storia di famiglie, di madri e padri, spesso poveri e migranti, che con grandi sacrifici hanno fatto fare il salto di qualità al loro paese. È una storia anche di figli che di quei sacrifici non sono stati semplici testimoni. È una storia di affetti profondi, spesso sottaciuti, e di promesse d’amore silenziose capaci di generare un orizzonte di speranza per una realtà migliore di quella che si lasciava. “Acqua e zucchero”, scritto da Dino Azzalin e pubblicato da Nem, ci parla di ciò che è avvenuto e continua ad avvenire ancora oggi a diverse latitudini.
(nella foto da sinistra: la responsabile degli archivi letterari del comune di Varese Serena Contini, il giornalista Claudio Del Frate, l’autore Dino Azzalin e il sindaco di Varese Davide Galiberti durante la presentazione al Salone Estense)
«Questo libro è una promessa che ho fatto a mia madre nel momento in cui abbiamo deciso di scriverlo – dice Dino Azzalin -. Volevamo raccontare le vicende che hanno legato la mia famiglia e una serie di circostanze che hanno caratterizzato la storia della nostra realtà contadina. Sono stato fedele a quello che lei mi ha dettato, integrando i ricordi con ricerche negli archivi e nelle anagrafi comunali dei luoghi di partenza per ricostruire l’albero genealogico della famiglia».
![Generico 17 Jun 2024](https://www.varesenews.it/photogallery_new/images/2024/06/generico-17-jun-2024-1688409.610x431.jpg)
Storie di migranti che partiti dalla provincia di Padova hanno viaggiato per raggiungere l’ovest italiano, la mitica Lombardia, con la stessa aspettativa che hanno oggi i migranti che arrivano sulle nostre coste attraversando il Mediterraneo. Una storia che racconta tutte le difficoltà che si nascondono dietro le parole inclusione e accoglienza, ben sapendo che a volte è anche la fortuna di alcuni incontri a fare la differenza tra i sommersi e i salvati.
Per Dino Azzalin è senza dubbio una storia in cui l’ascensore sociale, che oggi sembra irrimediabilmente bloccato, ha funzionato molto bene. Le sue radici e quella migrazione, non poco dolorosa, da Pontelongo a Varese, lo hanno però sempre riportato come medico in direzione gli ultimi della terra, in particolare in Africa dove ha realizzato e continua a realizzare missioni di assistenza odontoiatrica con le associazioni A.p.a (Amici per l’Africa) e Cuamm medici per l’Africa.
In copertina c’è una foto di mamma Jole giovane mentre pedala in sella a una bicicletta con alle spalle la sorella. Una foto che risale alla fine degli anni Trenta. «Non sappiamo chi l’abbia scattata e non sappiamo dove fossero dirette – conclude Azzalin -. Anche questo è un omaggio a mia madre in nome di quella promessa d’amore».
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