Beko non faccia lo stesso errore di Whirlpool
Il sindacato dei metalmeccanici ha chiesto di essere coinvolto nel piano industriale per tutelare al meglio i lavoratori in un momento di crisi del settore dell'elettrodomestico. La multinazionale turca ha detto di no
Il sindacato dei metalmeccanici nel primo incontro avuto al Mimit con i nuovi vertici di Beko ha messo subito le mani avanti, offrendo la propria collaborazione in vista del nuovo piano industriale, annunciato per il prossimo autunno.
L’azienda ha risposto che il piano industriale è di sua pertinenza.
PERCHÉ È IMPORTANTE COLLABORARE
Tiziano Franceschetti, della segreteria della Fim Cisl dei Laghi nonché membro della rsu aziendale che lavora da 35 anni nella fabbrica di Cassinetta di Biandronno da, spiega così le ragioni di quella richiesta: «È chiaro che non abbiamo le competenze tecniche e che il piano industriale spetti all’azienda, ma noi vogliamo un coinvolgimento nelle parti “politiche”. Se si riesce a collaborare nella stesura di quel piano ed evitare scelte infelici, si possono fare cose migliori rispetto al recente passato. Mi rendo conto che questa è una novità, ma quello di un piano industriale scritto a quattro mani è un auspicio anche dichiarato dal Governo. E considerato che le previsioni dell’andamento del mercato dell’elettrodomestico non sono buone, è necessario tenere aperto quel tavolo al ministero per aiutare le aziende del settore a superare questo momento, mantenere l’occupazione stabile e non avere scontri».
ALLORA C’ERA WHIRLPOOL A QUEL TAVOLO
Quando ci si scotta una prima volta, il livello di attenzione e prudenza sale quasi in automatico. Anche se, in questo caso, l’azienda seduta al tavolo delle trattative è diversa rispetto a qualche anno fa. A ben vedere però il dolore per la ferita generata a suo tempo dal mancato rispetto di Whirlpool Emea del piano industriale sottoscritto dalle parti sociali, è ancora vivo.
I patti sottoscritti e non rispettati allora dalla multinazionale erano il segno evidente – almeno per chi scrive – che il disimpegno degli americani in Italia e in Europa era imminente. Cosa c’è di più importante per un’azienda straniera della propria reputazione e delle relazioni con le parti sociali del paese che la ospita? Se si è pronti a sacrificare quel valore, vuol dire che quella relazione non interessa perché non serve più.
ALZARE IL LIVELLO DEI PRODOTTI
La risposta data dai vertici aziendali di Beko al tavolo del Mimit è legittima, così com’è legittima la richiesta fatta dal sindacato dei metalmeccanici che vogliono evitare «un piano industriale di lacrime e sangue».
Ai turchi quella relazione serve ancora tanto per affrontare il momento di crisi del settore dell’elettrodomestico. Ma se la multinazionale, come affermato più volte, aspira veramente a diventare leader del mercato europeo, non può non tener conto di quella richiesta.
La situazione di difficoltà del settore non può essere affrontata solo con il taglio del costo del lavoro, un’azione che finirebbe per appiattire il livello del prodotto verso il basso. Livello che invece andrebbe alzato, mettendo sul mercato prodotti innovativi, tecnologicamente avanzati e sostenibili, in linea con i criteri Esg indicati dall’Unione Europea. E per fare tutto questo servono investimenti.
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