Bullismo e bullizzati
di Gianpietro Ballardin, sindaco di Brenta
Ascoltare con interesse e dialogare con i propri figli sembra una cosa ovvia ed elementare, eppure è spesso il centro del problema.
Non si tratta di acquisire chissà quali tecniche, ma di essere disposti a perdere tempo con loro, mandando il messaggio che ciò che sono e fanno è importante agli occhi dei genitori.
La carenza di affetto empatico è anche alla base, a mio avviso, della grave e crescente frattura tra società e famiglia in quanto spesso i genitori tendono a essere complici dei propri figli, perché si sentono in colpa nei loro confronti.
Alcune volte questi ultimi vivono la difficoltà di un rapporto con i figli come un fallimento personale, e così si alleano ai loro atteggiamenti proteggendoli o giustificandone le azioni che si manifestano contro gli altri anche attraverso atti di bullismo, come se dovessero difendere sé stessi non rendendosi conto che in questo modo li danneggiano, perché l’insuccesso e il fallimento fanno parte della vita e l’adulto deve aiutare ad affrontarli, non fingere che non esistano.
Il bullismo è una particolare manifestazione di aggressività con caratteristiche specifiche che lo contraddistinguono da generici atti di prepotenza: l’intenzionalità, la sistematicità, l’asimmetria di potere tra i soggetti coinvolti.
Il bullismo verbale:
è il tipo di bullismo che si basa sull’uso delle parole per ferire o umiliare la vittima ed in questo modo può includere insulti, minacce, derisione, ostracismo, esclusione dal gruppo e una delle più comuni forme di bullismo comprende:
Sparlare di qualcuno, spesso del più debole, diffondendo voci false sul suo conto;
Urlare o parlare con tono scortese;
Prendere in giro, minacciare, insultare.
Le vittime:
sono i soggetti che subiscono il bullismo, ovvero che sono oggetto delle azioni malintenzionate dei bulli.
Le vittime possono essere di entrambi i sessi e di qualsiasi età, anche se il bullismo è più comune durante l’infanzia e l’adolescenza.
Le vittime del bullismo possono avere diverse caratteristiche, ma spesso sono percepite come “diverse” dai bulli o dal gruppo, ad esempio per il loro aspetto fisico, il loro modo di vestire, le loro abilità o le loro inclinazioni personali.
Le vittime del bullismo possono sperimentare una serie di conseguenze negative, come il danneggiamento dell’autostima, della salute mentale e della qualità della vita.
Un elemento estremamente importante per sapere come comportarsi in caso di bullismo è comunicare a coloro che lo subiscono di non essere soli.
La collaborazione tra genitori e Istituzioni, Amministrazione comunale, Parroci, Carabinieri, Forze dell’Ordine, e in successione Prefetto con il quale si possono coordinare le azioni di intervento, si può rilevare come condizione fondamentale per creare attorno a chi subisce atti di bullismo, (ma anche a chi li compie), una condizione di presenza, un clima di ascolto, apertura e sostegno.
In questo percorso è necessaria un’ampia collaborazione che coinvolga in apposite riunioni anche i genitori della maggioranza dei bambini che subiscono o che assistono alle azioni dei soggetti che agiscono bullizzando, in questo caso agendo attraverso la regia del comune, per costituire i “Team Antibullismo” partecipato da coloro che subiscono o che vogliono contrastare questo fenomeno:
– stabilire un “protocollo d’intervento per un primo esame dei casi d’emergenza”;
– svolgere attività formative specifiche dedicate a insegnanti e genitori;
– utilizzare risorse e strumenti dedicati al contrasto del bullismo;
– coinvolgere i bambini e le famiglie in attività che promuovano la sensibilizzazione e una prevenzione contro il fenomeno del bullismo.
È anche indispensabile una sensibilizzazione educativa, specie in sede di valutazione e di decisione, per agire sulla radice dei problemi di cui abbiamo notizia o che ci viene riportato l’esempio di un’azione come può essere:
– l’atteggiamento di un gruppo di ragazzi per strada;
– all’oratorio durante i campi estivi,
– le parole offensive o minacciose dette alle persone o gli atteggiamenti irrispettosi;
– sentirsi liberi di sporcare, danneggiare non rispettare le regole nei luoghi pubblici, parchi, aree giochi.
Certo non si può assistere passivamente a questi che vengono definiti, “riti di Iniziazione”, che danno a loro volta origine ai fenomeni delle “derive del branco” quale stadio primitivo dello sviluppo, incapace di gestire le molteplici dimensioni della loro crescita.
Come società che si ritiene civile e moderna dobbiamo saper reagire affrontando una situazione che non è certamente facile e che ognuno di noi come genitore o componente della società tende inconsciamente a giustificare o a sottovalutare presi dai tanti problemi quotidiani che tutti noi dobbiamo affrontare.
Il fenomeno crescente del bullismo nella nostra società, anche quella vissuta nei piccoli paesi, è difficile da fronteggiare, perché assomma una serie di aspetti complessi, ma fondamentali per il futuro della nostra società e nella condizione di convivenza civile del nostro vivere.
In questo caso dobbiamo trovare soluzioni al problema collaborando con tutte le realtà dinamiche del paese e del contesto abitativo, anche sensibilizzando i cittadini sul tema, agendo e utilizzando gli strumenti che riteniamo più incisivi per aiutare la crescita dei nostri ragazzi, evitando che “pochi bulli”, possano con la loro violenza spaventare e ridurre la partecipazione di una maggioranza di ragazzi che se aiutati sono e possono essere il futuro positivo della nostra società.
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