I parcheggi nel patto tra l’ex-sindaco e la ‘ndrangheta a Ferno. Per l’accusa Misiano era l’intermediario

Prosegue il processo nei confronti dell'ex-sindaco di Ferno Filippo Gesualdi accusato dalla Dda di Milano di scambio elettorale politico-mafioso. Sentito il maresciallo dei carabinieri che indagò

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Secondo l’accusa era Enzo Misiano l’uomo che avrebbe dovuto garantire il patto tra l’esponente della ‘ndrangheta lonatese Emanuele De Castro, all’epoca braccio destro del boss Vincenzo Rispoli, e il sindaco di Ferno dal 2017 al 2022 Filippo Gesualdi. A farlo emergere è il pm della Dda di Milano Alessandra Cerreti nell’ambito del processo all’ex-primo cittadino, presente anche questa mattina in aula nel processo, è accusato di scambio elettorale politico-mafioso.

Il reato di cui è accusato Gesualdi

Secondo la pubblico ministero, dunque, avrebbe accettato, direttamente o a mezzo di intermediari, la promessa di procurarsi voti da parte di soggetti appartenenti alle associazioni di cui all’articolo 416 bis o mediante le modalità di cui al terzo comma dell’articolo 416 bis in cambio dell’erogazione o della promessa di erogazione di denaro o di qualunque altra utilità o in cambio della disponibilità a soddisfare gli interessi o le esigenze dell’associazione mafiosa. Questo recita l’articolo 416 ter del codice penale.

Il business dei parcheggi e il tentativo di condizionare l’iter per aprirli

Nell’udienza odierna è stato risentito nuovamente il maresciallo dell’investigativa dei carabinieri di Legnano il quale ha ricostruito, attraverso una lunga serie di intercettazioni, i dialoghi tra Emanuele De Castro (oggi collaboratore di giustizia), l’allora consigliere comunale della maggioranza a sostegno di Gesualdi Enzo Misiano (condannato a 8 anni e 8 mesi nel processo Krimisa) e altri personaggi in merito alla forsennata ricerca di terreni da parte di De Castro da trasformare in parcheggi e gli insistenti tentativi di avvicinare l’allora sindaco di Ferno per facilitare e velocizzare le procedure urbanistiche.

Il ruolo di intermediazione di Enzo Misiano

La conduzione della testimonianza da parte dell’accusa ha messo in evidenza come De Castro, a più riprese, cerchi prima attraverso uno dei suoi uomini (Mario Curcio) e poi attraverso Misiano una via rapida per poter aprire un nuovo parcheggio, uno dei business più redditizi attorno all’aeroporto di Malpensa, forte di un accordo che sarebbe stato stabilito prima delle elezioni del 2017. Nel novero dei consiglieri condizionati, poi, la Dda ci mette anche Alessandro Pozzi che è a processo per falsa testimonianza nell’ambito del processo Krimisa bis.

Prima ha chiesto lui e adesso chiediamo noi

Ancora una volta la pm ha posto l’accento sulla famosa frase intercettata dagli investigatori in cui De Castro dice a Misiano “prima ha chiesto lui e adesso chiediamo noi” riferendosi al sindaco Gesualdi. Una richiesta che De Castro non riuscirà mai a fare direttamente al primo cittadino che nega qualsiasi tipo di incontro al boss lonatese.

Misiano e le soluzioni facili

È Misiano, infatti, a continuare a rassicurarlo sul fatto che Gesualdi non abbia problemi a rinnovare la convenzione col Comune e a suggerire, talvolta sbagliando, soluzioni facili come quella di iniziare i lavori con una semplice Scia temporanea mentre Gesualdi – quando le pressioni si fanno più insistenti – informa i carabinieri di Lonate Pozzolo «senza, però, presentare mai denuncia formale» – ha spiegato il maresciallo.

L’attesa per la deposizione del collaboratore di giustizia

Nella prossima udienza saranno gli avvocati degli imputati a controesaminare il teste mentre per il 9 luglio è prevista la testimonianza di Emanuele De Castro che già nel processo Krimisa aveva fatto dichiarazioni sull’esistenza di un accordo tra la cosca e l’allora candidato sindaco Gesualdi.

Orlando Mastrillo
orlando.mastrillo@varesenews.it

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Pubblicato il 04 Giugno 2024
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