Il sindaco Davide Galimberti interviene sul progetto dell’ex Aermacchi

"In questi anni l'amministrazione ha sempre lavorato perché l'iter progettuale di riqualificazione andasse avanti nell'interesse del quartiere e della città". Lunedì con un incontro tra Comune e TIGROS si potrà capire cosa succederà dopo l'intervento della Soprintendenza

area aermacchi varese

In poche ore le novità sul progetto dell’area ex Aermacchi hanno fatto il giro della città e non solo. Parlavamo di doccia fredda e su questo in tarda serata di giovedì il sindaco di Varese Davide Galimberti, sollecitato dal nostro giornale, era intervenuto rinnovando l’interesse dell’amministrazione. Va detto che il post di Paolo Orrigoni arriva dopo un lungo silenzio della Sovrintendenza e in parte anche del Comune. In quelle poche righe si legge il disappunto e anche l’amarezza tenendo conto che sono almeno cinque anni che il progetto della rigenerazione era entrato in una nuova fase.

Galimberti però mostra tranquillità e la sua nota entra in alcune questioni che verranno poi affrontate nei prossimi giorni. “In questi anni l’amministrazione ha sempre lavorato perché l’iter progettuale di riqualificazione della ex Aermacchi andasse avanti nell’interesse del quartiere e della città, attivando tutti i passaggi amministrativi necessari per rigenerare lo spazio dismesso come l’adozione e l’approvazione del piano effettuata nell’agosto del 2023. La riqualificazione dell’ex Aermacchi e delle numerose aree dismesse e abbandonate già riqualificate, o in corso di riqualificazione, oggi stanno cambiando il volto della città. L’abbattimento degli immobili dismessi dell’area Aermacchi, e le bonifiche già realizzate, stanno facendo intravedere i benefici dell’opera di rigenerazione, in particolare per i quartieri di Masnago, Brunella e parte del centro cittadino”.

Rispetto alle ultime prese di posizione della Soprintendeza

“Detto questo – prosegue il sindaco – il parere della Soprintendenza richiamato dalla proprietà, è un parere favorevole all’intervento e quindi non sembra che, allo stato attuale, vi siano reali ipotesi di ridimensionamento di quanto già concordato dal Comune di concerto con la Soprintendenza. Come spesso avviene nella rigenerazione e rifunzionalizzazione di beni vincolati, la Soprintendenza per cercare di massimizzare il recupero, anche attraverso questi provvedimenti, apre riflessioni e dibattiti che spingono tutte le parti coinvolte – proprietà, Soprintendenza e Comune – a soluzioni migliorative, senza che ciò debba però allungare i tempi dei procedimenti e la realizzazione degli interventi”.

L’IMPORTANZA DELL’INTERVENTO SECONDO IL SINDACO

“È evidente dunque – insiste il sindaco Galimberti – proprio per l’importanza dell’intervento e le tante ricadute positive per la città e i cittadini, e anche per il tanto lavoro fatto, che il Comune tenga molto a questo progetto. La rigenerazione infatti, oltre al recupero dei fabbricati vincolati, ha numerosi aspetti che devono essere considerati, e tutelati, in particolare quelli ambientali, sociali e sportivi che hanno rilevanti conseguenze per tutta la zona circostante. Penso ad esempio alla realizzazione di nuove aree verdi e alle strutture sportive moderne e aperte alla città come la piscina olimpionica. L’amministrazione dunque è pronta – conclude il sindaco – come ha già dimostrato in passato, a trovare le giuste mediazioni tra operatore e Sovrintendenza, nell’interesse della città e del recupero veloce dei fabbricati vincolati considerando anche le necessità di chi investe per riportare quest’area ad un completo utilizzo dei cittadini”.

COME STANNO LE COSE SULL’AREA EX AERMACCHI DI VARESE

Al di là di quello che era già successo tre anni fa con la Sovrintendenza che era intervenuta rimettendo in discussione tutto il piano ormai approvato e fermando i lavori, la situazione recentemente si era nuovamente bloccata. L’11 giugno TIGROS S.p.A, dopo sei mesi di silenzio, aveva scritto una lettera di sollecito al Comune di Varese e per conoscenza alla Sovrintendenza chiedendo di poter iniziare a costruire.

“Negli ultimi 6 mesi, – scrivono i rappresentanti dell’azienda – si sono tenuti numerosi incontri nei quali la nostra società si è dimostrata sempre molto collaborativa e attiva nel fornire tutte le richieste di chiarimento che ci sono state sottoposte, e ha avanzato proposte concrete per risolvere tutte le problematiche riscontrate. Ad oggi, siamo ancora in attesa di ricevere risposte sia dal Comune che dalla Soprintendenza, fondamentali per la prosecuzione dello sviluppo del progetto ed il completamento degli elaborati tecnici richiesti. La scrivente società ha già provveduto a bonificare il sito da tutte le componenti contenenti matrici amiantifere, ivi incluse quelle presenti sugli immobili dichiarati di interesse culturale, alla demolizione degli edifici non vincolati (ad eccezione di quelli non ancora liberati dal Comune), nonché alle attività preliminari per la bonifica del suolo. Quanto sopra è stato eseguito in buona fede, dietro specifica richiesta del Comune, al fine di dare pronta attuazione a quanto pattuito, confidando che anche l’iter amministrativo si potesse concludere nei normali tempi tecnici”.

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Il 15 novembre scorso, TIGROS S.p.A., aveva stipulato la Convenzione Urbanistica per l’attuazione del Piano Integrato di Intervento con il Comune di Varese, rilasciando fideiussioni per un importo complessivo superiore ai sette milioni di euro. Cifra importante che per la società genera costi importanti mese dopo mese. Nella stessa lettera si indicano altri passaggi. “Sottolineiamo come solo in data 16/05/2024, si sia tenuta la Commissione per li Paesaggio del Comune di Varese, che ha proposto l’accoglimento del progetto”.

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LA LETTERA DELLA SOVRINTENDENZA

A seguito della lettera di sollecito di TIGROS è arrivata la doccia fredda. La Sovrintendenza pone subito una questione formale. “Si rammenta che, a norma di legge, i procedimenti di autorizzazione paesaggistica sono condotti dall’Ente locale, ed è quest’ultimo a richiedere alla Soprintendenza il prescritto parere vincolante, avente natura di atto endoprocedimentale”. Una posizione che da una parte lascia al Comune la responsabilità di decidere. Dall’altra però nel proseguo della lettera prende una posizione nel merito dei lavori.

“Nel contempo, – scrive la Sovrintendenza – rispetto ad alcune proposte di intervento presentate in forma ancora non definitiva sui due edifici soggetti a tutela monumentale, nonché ad altri aspetti del progetto che incidono sui due profili di tutela vigenti, monumentale e paesaggistico, si comunicano direttamente a questa Società alcune indicazioni.

1. Il restauro dello Hangar 1914 dovrà avvenire conservando le strutture murarie verticali, incluse quelle longitudinali a telaio, ancorché opportunamente consolidate. Per la scelta della tecnica di consolidamento questo Ufficio è disponibile per un esame preventivo delle soluzioni possibili. Il progetto definitivo per l’intervento di consolidamento, restauro e rifunzionalizzazione dovrà essere sottoposto a questo Ufficio per ottenere autorizzazione ai sensi dell’art. 21 del D.Lgs. 42/2004.

2. Per l’intervento di rifunzionalizzazione dello Hangar 1952 si chiede un’ulteriore riflessione e discussione con questo Ufficio in merito all’opportunità di non realizzare il solaio intermedio. Ciò al fine di rispettare la spazialità interna, che rappresenta uno degli elementi distintivi dell’edificio, e il cui sacrificio non sembra giustificabile da una maggior superficie utile realizzabile, peraltro penalizzata nella qualità e nel comfort di due livelli particolarmente ‟schiacciati”.

Per il consolidamento e irrobustimento delle strutture verticali si propone di studiare soluzioni che aggiungano elementi, evitando l’annegamento di quelli esistenti all’interno di un getto cementizio che li renderebbe invisibili. Si evidenzia in proposito l’esistenza di molti esempi di grandi piscine realizzate con struttura metallica a vista. Si sottolinea infine la necessità di considerare la rilevanza sulla scena urbana della facciata est, raccomandando di studiare un inserimento non invasivo della scala di sicurezza.

3. La facciata est dello Hangar 1952 non potrà essere rivestita a modello dei nuovi edifici.

4. Per il trattamento delle facciate del nuovo complesso sportivo-commerciale si chiede una leggera differenziazione cromatica tra parti storiche e nuove costruzioni.

5. Dovrà essere riproposto il semplice portale trilitico che caratterizzava l’ingresso allo stabilimento sulla Via Sanvito, in asse con il serbatoio dell’acqua.

6. Riguardo all’uso della piazza si auspica la conferma con impegno formale della prospettata

GLI EFFETTI DELLE INDICAZIONI DELLA SOVRINTENDENZA

La Sovrintendenza era già intervenuta in passato bloccando il progetto originario e chiedendo di mantenere parti delle strutture. Ora, a distanza di mesi, va oltre e con il secondo punto indicato toglierebbe 4200 mq di superficie lorda di pavimento su circa 18.000, ovvero tutto il piano sopra la piscina che era dedicato a palestra e padel. Oltretutto, da come si legge nella lettera, al di là della posizione del Comune, su questo punto sarà vincolante il parere della Sovrintendenza. Insomma, si rimette in discussione gran parte del progetto che aveva ormai un iter definito.

Il post di Paolo Orrigoni fa emergere un certo sconforto e la preoccupazione di un epilogo assai rischioso. “Alla fine ce la fanno sempre a farti cambiare idea. Ci prendiamo il week end per pensarci, poi vedremo se l’ex Aermacchi a Varese rimarrà un ammasso di macerie o meno”.

E ORA CHE SUCCEDE?

Se lo domandano le tante persone che vivono nella zona dell’area. Da anni chiedevano interventi di bonifica. Ora questi grazie all’azione dell’azienda proprietaria ci sono stati, ma il progetto rischia seriamente di fermarsi definitivamente. Anche perché la lettera della Sovrintenza, al di là di quanto affermato dal Sindaco, sembra una vera spada di Damocle su tutto l’intervento di rigenerazione. Lunedì ci sarà un incontro tra il Comune e TIGROS S.pA. e da lì si potrà capire che tipo di sviluppi ci potranno essere.

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Pubblicato il 21 Giugno 2024
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