New York ti fa uscire dalla tua comfort zone

Un reportage di Nadia Pieri, studentessa dell’Università dell’Insubria che per tre mesi farà un tirocinio all’Istituto Italiano di Cultura di New York. “Vivere a New York è come vivere in un film, ma non sempre va tutto liscio”

Nadia New york

La mia terza settimana a New York è stata incredibile. Non solo perché ho finalmente camminato sul ponte di Brooklyn e visto la Statua della Libertà (che pensavo fosse più grande), ma anche perché mi sono resa conto che, in fin dei conti, sono in grado di cavarmela da sola, gestire il panico e trovare sempre una soluzione.

“Che cosa è successo?”, vi starete chiedendo. Diciamo che la vita nella Grande Mela è affascinante e magica, ma l’inghippo è sempre dietro l’angolo. E infatti lo scorso weekend, a causa di qualche errore di valutazione, mi sono ritrovata alle due di notte dispersa nel nulla, o quasi. Dopo una cena con alcuni amici ho deciso di tornare a casa con i mezzi per non chiamare un Uber che mi sarebbe costato un occhio della testa (perché sì New York è bella, ma è altrettanto cara). Ed  è così che, una volta arrivata alla Northern Boulevard, mi sono ritrovata ad aspettare per un’ora un pullman che, alla fine, non è mai passato. Con il telefono scarico e quasi nessuno intorno a me, l’unica opzione rimasta è stata quella che poche ore prima avevo, stupidamente, scartato: l’Uber che, grazie all’aiuto a distanza della mia amica Lorenza, sono riuscita a prenotare prima che il mio iPhone morisse completamente.  Ed è così che alle 2 di notte sono arrivata a casa con una rosa in mano (questa è un’altra storia) e una lezione in più: mai sottovalutare il pericolo.

LA VERA MAGIA DI NEW YORK

Da quando mi trovo a New York ho notato diversi cambiamenti in me. Innanzitutto, sono meno ansiosa, non che lo sia mai stata in modo esagerato, ma cerco di vivere ogni situazione con più calma possibile, provando a guardare sempre il lato positivo. “Questa cosa mi crea ansia? È normale, ma ricordati perché la stai facendo”, mi ripeto. Mi sono ritrovata infatti a intervistare uno scrittore americano, che poi ho scoperto essere pluripremiato, in inglese, senza sapere minimamente di che cosa parlasse il suo libro e, quindi, improvvisando le domande (mesi fa non avrei mai fatto una cosa del genere). Ma anche a gestire il computer, con il quale devo ammettere di non avere chissà quale dimestichezza, durante un evento con più di cento persone presenti in sala. Avevo paura? Sì, ma tirarmi indietro sarebbe stato peggio. New York mi sta insegnando infatti a cogliere al volo ogni opportunità, a guardare tutto da un’altra prospettiva, ma soprattutto a conoscere più persone possibili. Sto diventando più estroversa, meno timorosa di quello che gli altri possano pensare di me, e più sicura di quello che sono in grado di fare. D’altronde, una volta che decidi di uscire dalla tua comfort zone trasferendoti dall’altra parte dell’oceano, l’opzione è solo una: buttarsi e vivere a pieno ogni esperienza.

TRE MOMENTI CHE MI HANNO EMOZIONATO QUESTA SETTIMANA

Oggi voglio concludere questo articolo menzionando tre momenti che, nel corso di questa settimana, mi hanno fatta sentire davvero fortunata di essere qui. Il primo è sicuramente aver visto la Statua della Libertà che, anche se come accennavo prima pensavo fosse più grande, è il simbolo eterno di questa città. Passarle davanti con il traghetto, con dietro lo skyline di Manhattan, è stato qualcosa di surreale. Ho pensato a quanto volte ho sognato di vederla, credendo che quel giorno non sarebbe mai arrivato. E invece mi trovavo di fronte a lei, con il vento tra i capelli e il sale sulla pelle. Il secondo momento più bello di questa settimana, che quasi mi ha fatto venire i brividi, è stato vedere un gruppo di ragazzi – con tanto di casse – che ballavano la break dance sulla metro. Una scena da film. Infine, l’Empire State Building di notte, illuminato, che mi ha accompagnata mentre tornavo a casa in metro dopo una lunga giornata di lavoro. Tre momenti speciali in cui mi sono sentita viva, per davvero.

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Pubblicato il 02 Giugno 2024
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Commenti

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  1. Avatar
    Scritto da Felice

    Più leggo cose come queste è più ringrazio di non far parte delle ultime generazioni. Raggiunto il pezzo su “comfort zone”ci sarebbe da chiudere la pagina.
    La mia comfort zone è terminata quando sono dovuto andare a lavorare per sostenere la famiglia. In Italia come ogni buon sfigato che si rispetti.

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