Peggiora in Lombardia l’emergenza abitativa, ma ci sono 18 mila alloggi popolari lasciati vuoti

L'edilizia pubblica in Lombardia è in crisi. Migliaia di famiglie sfrattate e un'offerta di case popolari insufficiente. Mercoledì 12 giugno (ore 16) presidio a Palazzo Lombardia di Cgil, Cisl e Uil e dei sindacti degli inquilini

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Peggiora in Lombardia l’emergenza abitativa e crescono gli sfratti esecutivi nel settore privato. Aumentano gli affitti e i prezzi degli immobili, i redditi delle famiglie sono bassi e incerti, allargando ulteriormente la forbice tra ricchezza e povertà. Per molte famiglie questo significa non avere alternative per un alloggio degno di questo nome. A ogni bando aumentano contemporaneamente, nell’ordine delle decine di migliaia, le richieste di assegnazione di case popolari, che però rimangono inevase e senza risposta.

Per questo motivo Cgil, Cisl e uil unitariamente e con la collaborazione di Sunia, Sicet, Uniat e Unione inquilini organizzano per mercoledì 12 giugno a partire dalle ore 16, un presidio a Palazzo Lombardia (nucleo 4, fermata mm Melchiorre Gioia).

«Si tratta di un’iniziativa unitaria – Matteo Dominioni responsabile della Sicet dei Laghi per Como e Varese – l’abbiamo indetta perché regione Lombardia ha di fatto abbandonato l’edilizia popolare pubblica. Non ci sono più fondi per la morosità incolpevole e di sostegno all’affitto questo a fronte di una situazione con una precarietà crescente e l’erosione dei redditi causata dal costo della vita. Non ci sono interventi diretti e nemmeno a lungo termine per la messa in sicurezza del patrimonio immobiliare che c’è già e sono di più gli alloggi sfitti di quelli che vengono assegnati ad ogni bando. Un vero danno».

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da sinistra: Andrea Cazzolaro e Matteo Dominioni

A VARESE  SOLO IL 18% DELLA DOMANDA VIENE ACCOLTO

A Varese vengono soddisfatte il 18% delle domande presentate a fronte di un migliaio di immobili sfitti – in Lombardia sono 18mila gli alloggi sfitti e 800 in provincia di Como – che potrebbero essere utilizzati per soddisfarla quasi integralmente. «Se noi assegnassimo le case vuote  non avremmo più un problema abitativo – continua Dominioni-. La nostra richiesta è che almeno ci sia alla fine dell’anno un alloggio in più disponibile di quelli che non sono disponibili. Quando un anziano muore o c’è uno sfratto, l’alloggio va messo  a norma e rimangono vuoti per anni. Questo è uno scandalo perché è un patrimonio che abbiamo pagato noi lavoratori. E poi si rischia che questi immobili vengano venduti».
C’è inoltre un importante fenomeno di morosità nelle case popolari, anche come effetto dell’abolizione del reddito di cittadinanza ci sono molte famiglie sulla soglia di povertà che non riescono a pagare il canone.

LA SOTTRAZIONE DI ALLOGI POPOLARI

«Il nostro grido di allarme – spiega Andrea Cazzolaro funzionario del Sunia – è motivato dal numero crescente di richieste d’ aiuto che arrivano ogni giorno ai nostri sportelli. La montante crisi sociale, aggravata dall’inflazione, non solo non trova risposte, ma le scelte del Governo hanno inasprito le condizioni di molti nuclei familiari, già in condizioni di profonda difficoltà. A colpi di delibera regionale si sottraggono alloggi popolari per destinarli a categorie specifiche di domanda, ritenute più solvibili sotto il profilo economico, limitando l’accesso ai bandi proprio ai soggetti con i redditi più bassi e con più gravi condizioni abitative. I quartieri popolari sono abbandonati al degrado generale, senza veri programmi di manutenzione, ordinaria o straordinaria, tantomeno di riqualificazione complessiva del contesto urbano e sociale».

FAR RINASCERE L’EDILIZIA RESIDENZIALE PUBBLICA

I sindacati di categoria chiedono una riforma radicale della Legge Regionale 16/2016 che cancelli il principio dell’autosostenibilità del sistema, mentre, secondo il sindacato, Regione  Lombardia e i comuni stanno riducendo l’offerta di alloggi popolari a canone sociale in attesa di piani di valorizzazione futuri e spesso irrealizzabili.
«Occorre riconsegnare all’edilizia residenziale pubblica – conclude Andrea Cazzolaro – la sua funzione sociale e i suoi compiti d’istituto, prevedendo un incremento di offerta di alloggi a canone sociale e la costituzione di un “Fondo regionale per i servizi abitativi pubblici” a cui concorre un finanziamento strutturale pari almeno all’1% del bilancio regionale, nonché ogni altra risorsa statale o dell’UE finalizzata alla riduzione del disagio abitativo».

Michele Mancino
michele.mancino@varesenews.it

Il lettore merita rispetto. Ecco perché racconto i fatti usando un linguaggio democratico, non mi innamoro delle parole, studio tanto e chiedo scusa quando sbaglio.

Pubblicato il 11 Giugno 2024
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