Per lo sfregio di Leggiuno il Collegio accoglie la richiesta dell’accusa: 5 anni e 4 mesi la condanna

I fatti quattro anni fa in un bar sulla provinciale quando per un bisticcio legato ad un vecchio screzio d'amore una flute di spumante rotta diventò un'arma

tribunale varese

Le foto della ragazza sfregiata sono di quelle da togliere il fiato: decine di punti per ricostruire il volto aperto da una flûte di spumante spezzate e usata come arma, un gesto sanzionato dal Collegio di Varese nella decisione pronunciata martedì che va ad accogliere in pieno le richieste del pubblico ministero, quindi una condanna a 5 anni e 4 mesi per l’imputata.

È l’epilogo di un processo lungo nel quale si è cercato di fare chiarezza sui fatti, maturati da una profonda acredine fra le due parti di questa vicenda nata per un uomo conteso. Accadimenti da inquadrare come faccende di paese, gesti nati e composti da amicizie comuni, poi il tarlo di quell’amore conteso che rode in continuazione e che fa esplodere la rabbia accumulata fra persone che frequentano i medesimi posti. Come avvenne quel giorno di ottobre del 2020 quando la parte offesa, una ragazza nemmeno trentenne, al giorno del suo compleanno incontrò la ex rivale in amore. Anche qui sguardi, occhiate, e la decisione di vedersi fuori dal bar per un brindisi finito nel peggiore dei modi: un bicchiere rotto che colpisce al volto la festeggiata che subisce uno sfregio permanente ala faccia.

Si tratta di una fattispecie giuridica che non è stata introdotta da molto nel nostro ordinamento e prevede pene severe: si vuole colpire chi intende arrecare un danno, rovinare, i connotati di un’altra persona. Un comportamento ritenuto penalmente rilevante da parte della corte che ha pure disposto una provvisionale sempre ai danni della condannata, una sorta di anticipo sulla quantificazione futura del danno che spetterà al tribunale in sede civile (la parte civile era rappresentata in giudizio dall’avvocato Augusto Basilico).

Nel corso del processo sono state ascoltate testimonianze invocate dalle parti: amici, conoscenti presenti quella sera, e in aula è stata ascoltata anche l’imputata che ha affermato di essersi semplicemente difesa da un aggressione, per poi scivolare col bicchiere in mano nel frattempo rotto e andato a colpire la rivale. Una tesi a cui il tribunale in forma collegiale non ha creduto.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 19 Giugno 2024
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