Sergio Segato, primario di gastroenterologia di Varese, contro il decreto taglia liste d’attesa: “Destinato a fallire”

Lo specialista dell'Asst Sette Laghi e responsabile Comitato Qualità di AIGO ricorda gli scarsi risultati ottenuti con la sperimentazione di Regione Lombardia e indica la via per intervenire con efficacia

sergio segato

Il dottor Sergio Segato, Direttore della Gastroenterologia dell’Asst Sette Laghi e responsabile Comitato Qualità di AIGO, commenta il decreto sulle liste d’attesa varato dal Governo. Lo specialista considera la crescita della produttività delle strutture ospedaliere, tramite il ricorso a prestazioni straordinarie che il personale sanitario dovrebbe svolgere oltre l’orario lavorativo, sostenute economicamente da fondi extra. Un approccio che reputa “destinato a fallire a causa dell’evidente debolezza di molti aspetti, su cui numerose società scientifiche, tra cui AIGO si sono espresse anche in passato”.

IN LOMBARDIA LA SPERIMENTAZIONE NON PORTÒ MIGLIORAMENTI ALLE LISTE D’ATTESA

La debolezza dell’impianto normativo poggia sull’aumento di prestazioni senza considerare che i tempi di qualsiasi visita o esame non sono comprimibili oltre un certo limite. Il rischio è una inadeguatezza delle cure per il paziente e un rischio elevato per il professionista: « L’inefficacia di tale approccio della politica alla problematica delle liste d’attesa è già stata dimostrata con una sperimentazione condotta in Lombardia nel 2022 – afferma Sergio Segato – in quella circostanza, tramite un intervento di sanità pubblica venne richiesto a tutti gli ospedali di produrre il 10% in più rispetto all’anno precedente. Al raggiungimento del risultato, tuttavia, l’impatto sulle liste d’attesa risultò inesistente».

Un altro aspetto da evidenziare è l’obiettivo dichiarato dalla politica di assumere nuovo personale medico e infermieristico per far fronte all’auspicato incremento di prestazioni. Le amministrazioni si dicono disponibili a investire risorse in tal senso, ma nel nostro Paese mancano alcune figure professionali in grado di colmare l’attuale e il futuro gap.

IL RISCHIO DELLA PLETORA MEDICA E DELLA MANCANZA DI PROGRAMMAZIONE

«Secondo i dati dell’OCSE del 2023 in Italia oggi ci sono circa 4 medici per 1.000 abitanti, un dato leggermente inferiore a quello della Germania che si attesta a 4,6 medici per 1.000 abitanti. Nel nostro Paese nel 2023 sono usciti dalle università 18.200 laureati, contro i 12.400 della Germania. Superata l’ondata di pensionamenti che secondo le organizzazioni sindacali investirà il settore nel prossimo decennio, il rischio di una pletora medica, e quindi di un esubero di professionisti, è più che concreto. Anche a fronte della programmazione senza alcun criterio di posizioni per i corsi di medicina e di chirurgia nelle nostre università. Il problema è molto serio per lo squilibrio che permarrà, dovuto alla carenza di specialisti in alcune discipline mediche ritenute meno attrattive».

 MANCANZA DI INFERMIERI “QUESTIONE COLOSSALE”

«Un’ulteriore questione colossale da affrontare in Italia è la mancanza di infermieri. Sempre dati OCSE 2023 stimano nel nostro Paese 6,3 infermieri per 1.000 abitanti; la Germania conta invece 12 infermieri per lo stesso numero di abitanti, quindi il doppio. Le nostre università hanno formato poco più di 17.000 infermieri nel 2023 contro i 44.200 della Germania. Alla luce di questi numeri, l’assenza di figure di questa categoria da inserire nelle strutture ospedaliere rende perciò secondaria la questione delle assunzioni» sottolinea lo specialista.

 PUNTARE SULL’APPROPRIATEZZA PRESCRITTIVA

Quale strada intraprendere dunque per ridurre le liste di attesa? Come altre società scientifiche, AIGO è da tempo impegnata sul fronte dell’appropriatezza, intesa come la caratteristica per cui si prescrive l’esame più indicato nei tempi opportuni per il singolo paziente. Un modus operandi che è anche una definizione di qualità.  Il come ci è indicato dalle linee guida tratte dalla letteratura scientifica che stabiliscono l’accesso agli esami in base alle condizioni cliniche del paziente. Un sistema alla base dei RAO (raggruppamenti di attesa omogenei) dove chi eroga le prestazioni e chi le prescrive concordano su quali siano le reali condizioni cliniche del paziente, per cui vengono stabilite delle priorità differenti in base alla gravità del caso.

«In Italia l’approccio all’appropriatezza è poco popolare, perché implica una selezione dei pazienti idonei a determinate prestazioni, ma è l’unica possibilità che abbiamo affinché il sistema regga. Questa impostazione è già stata recepita in Lombardia: il 18 dicembre 2023 è stata infatti deliberata una normativa che tiene conto di criteri di appropriatezza per gli esami endoscopici e per quelli di chirurgia vascolare.  Senza l’adozione di tali sistemi a livello nazionale non sarà assolutamente possibile rispondere all’obiettivo di dare l’esame giusto nei tempi giusti alla persona giusta» conclude il primario varesino.

Esami solo se e quando necessari: i gastroenterologi dettano le regole per contenere le liste d’attesa

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Pubblicato il 13 Giugno 2024
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