ThisGelo, il rapper che canta in dialetto varesino: “Al ma disan turna a cà. Ghe rispundi: sun lumbàrd”

"4 di ball", "Sempar lü" sono i brani, ironici e provocatori, del cantante di 34 anni, mamma italiana e papà senegalese. "Una provocazione? Dipende dai punti di vista. Racconto ciò che vivo e vedo intorno a me"

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Nel mondo del Rap lo conoscono come ThisGelo. Capelli ricci, mamma italiana e papà senegalese, è nato 34 anni fa a Varese e negli ultimi giorni si è fatto notare per due brani, un terzo è in arrivo, rappati in dialetto varesino.

«L’ho imparato da mia nonna», racconta Lorenzo Pellegrini che ha girato i suoi ultimi due video in Piazza Repubblica e in Piazza Canonichetta, dietro la Chiesa di San Vittore, nel centro della città. «Sono quelli dove ho trascorso la mia adolescenza, con i miei amici».

Jeans larghi, fascetta in testa e mani che seguono le rime, in uno dei video indossa la maglietta con la scritta Varesotto, ideata dal gruppo social “Stare male in provincia”, un altro vero must per chi vive in zona. A questo si aggiungono brani cantati in dialetto varesino strettissimo, tanto che per chi non conosce bene la parlata possono risultare difficili da tradurre in italiano o, ad un primo ascolto, possono sembrare cantati in una lingua straniera.

I testi sono ironici e provocatori, mettono in fila, uno dietro l’altro, stereotipi e luoghi comuni, del rap, dei varesini, degli italiani in generale, frasi che spesso abbiamo sentito dire in slogan politici e riportati dai cittadini quando si affronta il tema dell’immigrazione.

«Una provocazione? C’è modo e modo di vederla», racconta ThisGelo. «Scrivo le cose che ho sempre scritto, ma in dialetto fanno più effetto. È stato molto divertente usarlo perché è pieno di iperboli. Volevo come prima cosa scrivere dei bei testi rap. Ne ho scritti tre di fila, due sono già usciti, il terzo si potrà ascoltare a breve».

E continua. «Sono apolitico e non voglio che la politica entri nella mia musica», ma ammette: «Come succede ed è peculiarità di questo genere musicale, spesso le cose che si dicono sono una provocazione. Anche l’uso del dialetto può esser vista come tale, spesso mi sono sentito dire “Come parli bene l’italiano”. Certo, sono nato e cresciuto qui, a Varese. Sono italiano, sono un varesino Doc, ho trascorso molto tempo con mia nonna che mi ha insegnato il dialetto, alcune frasi di queste canzoni le ho imparate da lei».

A ritmo di rime, nel brano “4 di ball”, canta: “Nassü chi, ma el me pà l’era un vu cumprà. Al Ma disan :” turna a cà”, ghe rispundi :”Sun lumbàrd” (“Sono nato qui ma mio papà faceva il vu cumprà., mi diconotorna a casa, io rispondo: sono lombardo”). O ancora: “Sunta chi cui mei negar. Ti te se dre a scaldà chela cadrega. Al gh’è udur dapartüt, l’é sempar lü” (Sono qui con i miei neri. Tu sei lì che scaldi la sedia. C’è odore dappertutto, è sempre lui), a ricordare ciò che spesso viene detto ai figli di immigrati di seconda generazione.

«Alle elementari e alle medie ero l’unico nero. Questo spesso mi ha fatto sentire solo, da bambino ho subito delle prese in giro per il colore della mia pelle, da adulti il razzismo è più velato. Mi sarebbe piaciuto cresce nella generazione di oggi, dove le persone con provenienze culturale diverse sono molte di più e non fa più l’effetto che faceva quando ero un ragazzino io. Ora ho 34 anni, non ci penso nemmeno più che una persona possa avere dei pregiudizi nei miei confronti per il colore della mia pelle». E aggiunge: «Certo, a volte, mi devo ricredere quando leggo dei commenti razzisti sui social, sotto i miei video».

I suoi testi, in realtà, non vogliono essere un mezzo per dividere, ma per unire. Per raccontare che oggi, piaccia o non piaccia, viviamo in una realtà multiculturale. Come succede nei suoi testi, dove cita frasi in inglese, parta della polenta e bruscitt e poi cita i piatti senegalesi.

“Parlan ingles e me balan la sturdy, ma me paren sturdì. Mi Tal porti dialet cul trueshit, e tal servi pulenta cui bruscitt Poi cebu jen, al”. (Parlano inglese e ballano la sturdy, ma mi sembrano storditi, io ti porta il dialetto e la true shit, e ti servo polenta e bruscitt, poi cebu jen).

«Avevo già usato il dialetto per altri brani in passato, ma solo come citazione», racconta ThisGelo (nato artisticamente come Gelo), nella vita fa l’educatore in una fondazione per persone diversamente abili, e dal 2016 pubblica brani dove parla di se e di cosa ha significato per lui, nel bene e nel male, crescere in Italia.

Adelia Brigo
adelia.brigo@varesenews.it

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Pubblicato il 20 Giugno 2024
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