Varese Pride, Angei e Bison (Lega): “Eccessi e disagi in città. Quali i diritti rivendicati?”
I consiglieri comunali della Lega all'attacco della manifestazione che ha colorato le strade di Varese sabato 22 giugno: "Ogni anno sono più le domande rispetto alle risposte"
«Le immagini che riempiono i social, che da sempre mostrano uno spaccato di irreale realtà, e le pagine dei giornali mi lasciano com molti più interrogativi che risposte, in merito a questo tipo di manifestazioni».
Commenta così Stefano Angei vicecapogruppo della Lega in Comune a Varese rispetto al Varese Pride: «La modalità,i cartelli, gli slogan e tutto il contesto sono ai miei occhi molto più adattabili a una “Gioiosa” sagra di partito/associazione piuttosto che a un movimento o anche ad un’organizzazione che a suo dire manifesta per rivendicare dei diritti. Atteso che mi sfugge ancora, quali diritti in maniera specifica siano richiesti, ma le modalità con le quali sarebbero chiesti mi lasciano veramente perplesso. Dalle immagini però, posso dire che sono riusciti a dar vita all’immagine più stereotipata che la più fervida immaginazione avesse potuto concepire, costumi degni del carnevale di Rio, di una festa in maschera di liceali o anche del carnevale di Viareggio. Slogan -prosegue Angei- scritti sui cartelli che in realtà erano messaggi contro il governo o contro questo o quale partito o politico di turno, nessun diritto specificatamente richiesto, nulla di tutto ciò. Gli operai nelle fabbriche, scioperavano e chiedevano diritti con il loro abito da lavoro, la tuta e la salopette e i messaggi erano forti e chiari, non vaghi e generici.
Questo forse mi lascia ancor di più con domande rispetto che risposte. Potrei citare i disagi causati ai cittadini e sopratutto ai commercianti, ma ormai è una costante che si ripete annualmente e che sembra non tangere questa amministrazione, che prontamente concede il patrocinio a questo evento, salvo però poi, il primo cittadino, il Sindaco Galimberti, guardarsi bene dal presentarsi e parteciparvi personalmente, forse per opportunità seguendo il vecchio detto “un colpo al cerchio e un colpo alla botte», conclude Angei.
«Premetto, per evitare strumentalizzazioni politiche, che non ho alcun pregiudizio su chi ha un orientamento sessuale differente dal mio, e credo ognuno abbia il diritto di vivere la propria intimità come meglio crede. Ciò nonostante, rimango perplessa sulla modalità con cui questo diritto viene manifestato e proiettato all’ esterno – commenta Barbara Bison, capogruppo della Lega in consiglio comunale a Varese – . Il mio riferimento è al Varese Pride tenutosi sabato 22 a Varese e, più in generale, a tutte le manifestazioni di questo tipo. Da madre e da donna mi amareggia vedere le immagini trasmesse ai telegiornali o sui social – prosegue Bison – immagini da cui traspare una sovraesposizione del corpo maschile e femminile, a volte grottesca. I diritti si possono urlare, si devono difendere, si deve combattere per vederli riconosciuti, ma sempre con “eleganza”. Benissimo i colori, la musica, gli slogan, le bandiere, i cartelli. Ma non gli eccessi. Perché il risultato è un’ idea della comunità LGBTQ completamente irrealistica, stereotipata, diseducativa. Come spiego a mio figlio che uomini in perizoma e tacchi a spillo, o donne in mutande e calze a rete stanno sfilando per le vie della città allo scopo di ottenere alcuni diritti? Mi sarà difficile farglielo comprendere. Senza considerare che molti dei cartelli sbandierati contenevano solamente messaggi politici contro l’attuale governo. L ‘unica cosa contro natura sono i meridionali che votano lega”. Alla faccia dei diritti della comunità LGBTQ. E meno male che – conclude Bison- siamo noi di destra i discriminatori…».
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Ecco, aspettavo proprio il punto di vista dei leghisti, che nessuno stava aspettando, e di cui a nessuno frega nulla. Grazie comunque.