Alessandro Alfieri: “Addio al professor Ghiringhelli, il preside che ha segnato una generazione”
Il senatore varesino ricorda le lezioni vivaci e i momenti significativi che hanno segnato la sua crescita personale e politica, sottolineando l'eredità lasciata da un grande insegnante
![Livio Ghiringhelli](https://www.varesenews.it/photogallery_new/images/2024/07/livio-ghiringhelli-1704345.610x431.jpg)
E’ grande il cordoglio per la scomparsa del professor Livio Ghiringhelli, che si è spento ieri all’età di 92 anni. Ai ricordi pubblicati subito dopo la scomparsa, si unisce quello del senatore varesino Alessandro Alfieri. Qui di seguito la sua testimoninanza.
Livio Ghiringhelli per me e per molti altri della mia generazione è stato il Preside.
Prima allo Scientifico e poi al Classico. Lo conobbi quando ero in terza media ai Salesiani: venne a presentare il liceo scientifico di cui era allora preside. Non c’erano ancora gli open day. Le sue spiegazioni mi convinsero. Tornai a casa per comunicarlo alla famiglia ma mio padre non volle sentire ragioni: nella tradizione di famiglia liceo classico doveva essere. E Classico fu. Non sapevo che proprio durante quell’estate, quella caldissima dei mondiali in Messico del 1986, Livio Ghiringhelli fosse stato trasferito al Classico. Me lo ritrovai a settembre come preside del Liceo Cairoli. Ci ha accompagnato per cinque anni e per un anno fu anche nostro prof. in prima liceo , la nostra era una classe nuova, non c’erano abbastanza insegnanti: fece fare gli straordinari ad alcuni dei prof migliori e anche lui fece la sua parte. Le sue lezioni erano un impasto di storia ed educazione civica a cui aggiungeva ogni tanto i suoi quiz di cultura generale. Alcuni mitici: che cosa vuol dire “vale un Perù”? Se socchiudo gli occhi, le immagini scorrono nitide come in un film: potrei imitarne la voce.
Me lo ricordo uomo colto, appassionato del suo lavoro, quasi fosse una missione. E infatti del preside aveva la vocazione. Non so se allora la Scuola fosse migliore, ma ho ricordi di una maggiore genuinità e semplicità nelle relazioni, forse anche di un maggior rispetto. Il nostro Preside poteva sembrare burbero, a volte rigido. In realtà, imparando a conoscerlo, ho scoperto un lato più pragmatico che, nell’applicazione di regole e protocolli, alla fine metteva al centro la persona. Tenendo conto delle sue fragilità e dei suoi punti di forza. O almeno provandoci.
Poteva capitare che qualcuno che avrebbe meritato la sospensione fosse graziato. È successo anche a me e ai miei compagni di banco, “condannati alla pena alternativa” di riveriniciare i muri della classe. Mi sono trovato da rappresentante degli studenti a dover mediare con lui. Un pezzo della mia passione politica è nata allora.
Trovai un interlocutore attento e rispettoso, non chiuso alle innovazioni: contrastava con l’idea che mi ero fatto di lui , quella di un conservatore. Illuminato, ma pur sempre un conservatore. Mi sbagliavo. Anni dopo , quando decisi di lasciare la carriera diplomatica, tornai a Varese. Non trovai più il Preside, ma incontrai Livio, il compagno di militanza politica. Abbiamo fatto un tratto di strada insieme fin quando la salute l’ha sorretto. Da tempo si era ritirato.
A febbraio di quest’anno, nonostante tutto, ha fatto un’eccezione: venne al Rotary a sentire una mia relazione sulla situazione in medio oriente. Mi fece una bella sorpresa. Lo salutai con grande affetto e lui si complimentò incoraggiandomi ad andare avanti: lo fece con una punta di orgoglio dicendomi che ci aveva visto giusto su di me…
Questo non lo so Prof, ma so di certo che è anche grazie all’esempio e agli insegnamenti di persone come te se oggi siedo al Senato e ho il privilegio di servire il mio Paese.
Grazie ancora Livio, grazie grande Preside!
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