Rarità e ritrovamenti tutti da studiare nella nuova campagna di scavi nel sito Unesco di Castelseprio
Fra maggio e giugno si è svolta la quarta campagna di scavi archeologici nel Parco di Castelseprio, condotta in collaborazione tra l'Università Cattolica di Milano e l'Università di Chieti
Nei mesi di maggio e giugno si è svolta la quarta campagna di scavi archeologici nel Parco di Castelseprio che ha interessato l’area del castello tardo antico e medievale del sito Unesco. Al lavoro i ricercatori dell’Università Cattolica di Milano, guidati dalla professoressa Caterina Giostra, e dell’Università di Chieti con il professor Vasco La Salvia, in un progetto inter-universitario coordinato dal profsessor Gian Pietro Brogiolo.
Gli studiosi hanno condotto indagini presso le due sedi del potere nel castello, ottenendo risultati di estremo interesse per la ricostruzione storica del sito e definendo prospettive davvero importanti per la prossima campagna di scavi, soprattutto in relazione alle origini e alle fasi longobarde.
Nei prossimi mesi, un articolato programma di analisi di laboratorio e studi specialistici permetterà di approfondire la conoscenza delle evidenze riportate alla luce.
La Casa Forte
Alla campagna di scavo presso la sede del potere civile e militare del castrum, area chiave per la comprensione del ruolo strategico e amministrativo del castello dalla tarda antichità al pieno medioevo, hanno partecipato in quattro turni del cantiere-scuola una trentina di studenti e collaboratori, coordinati sul campo dai due archeologi professionisti.
Spiega la professoressa Caterina Giostra: «Esaurita negli anni scorsi la ricerca all’interno dell’imponente edificio – che si è rivelato non tardo antico come tradizionalmente ritenuto, bensì altomedievale, probabilmente longobardo (circostanza ancora eccezionale in Italia) – le indagini si sono spostate in un ampio areale esterno. Sono stati riportati alla luce resti di ambienti di servizio dotati di un pozzo e un vano riscaldato, forse un essiccatoio: potevano servire per la prima lavorazione dei prodotti agricoli conservati nel seminterrato della casa-torre. Una lunga parete con pali di legno (segnalata da almeno otto buche in sequenza) chiudeva anche uno spazio forse adibito a stalla: la tecnica costruttiva non è attestata in Italia, bensì in Europa centro-settentrionale, un portato dei nuovi gruppi germanici, integrato da tecniche di tradizione romana».
A nord dell’area, un saggio esplorativo ha intercettato l’ampio e profondo fossato che proteggeva la casa-forte sul lato verso l’interno del castello, creando un ridotto fortificato atto all’ultima difesa. Si tratta di un rarissimo esempio di sede di potere protetta di età altomedievale, molto probabilmente longobarda.
«Le ricerche hanno poi raggiunto ed esposto contesti abitativi di età gota o di prima età longobarda a nord, e forse anche evidenze funerarie a sud, verosimilmente attribuibili proprio ai Longobardi: verranno scavati nella prossima campagna. Sarà finalmente la volta buona per identificare la presenza dei Longobardi a Castelseprio, al di là della più generale importanza del castello in età longobarda? A risultati così significativi per la conoscenza del sito – e di portata nazionale, vista la rarità di scavi presso sedi di potere altomedievali – seguirà un fitto programma di analisi e studi su diverse classi di materiali. Piccoli crogioli (con resti di argento) e scorie permetteranno di definire le attività metallurgiche che il potere controllava: le analisi verranno condotte in stretta relazione con l’Università di Chieti che indaga un’area dedita, nell’alto medioevo, alla lavorazione di metalli non ferrosi. Proseguiranno le analisi archeobotaniche già avviate lo scorso anno, per ricostruire le essenze arboree del paesaggio circostante e le derrate alimentari immagazzinate nella casa-forte. Anche ai manufatti d’uso in ceramica verranno destinate mirate analisi di laboratorio, senza escludere innovative analisi genetiche e chimiche degli strati con componente organica (per es. il piano della probabile stalla), per comprenderne meglio la formazione e la funzione. Analisi al C14 contribuiranno a una più puntuale periodizzazione della lunga vita del complesso. I risultati, già presentati sul campo in occasione delle Giornate Europee dell’Archeologia e in generale durante le attività, verranno resi noti in una prossima giornata di studi. A presto, dunque, alla ricerca dei Longobardi, di quanto ereditarono e di quanto hanno lasciato a chi è succeduto nel governo del castello e a noi».
Area San Paolo
Soddisfazione anche nell’area di indagine presso San Paolo (ex ‘Casa Piccoli’), come spiega il professor Vasco La Salvia: «In primo luogo, si conferma ormai chiaramente, grazie alle cronologie delle ceramiche, l’età longobarda per l’officina con lavorazione di metalli nobili/non ferrosi all’interno del grande vano di fronte a S. Paolo, attività controllate dal potere longobardo insediato nel castello e da relazionare a quelle che stanno emergendo presso la casa-forte. Un attento esame delle murature permette ora di distinguere quelle originarie dai restauri occorsi nel tempo. Altro dato che appare ormai confermato è il cambiamento radicale del complesso edilizio nel momento in cui venne costruita la chiesa romanica di S. Paolo, dando fondamento archeologico a una ipotesi già avanzata da Brogiolo, che la vede come una cappella nel complesso residenziale dei conti. In effetti, il rinvenimento in facciata di tracce di contrafforti e di una pavimentazione glareata sembrano proprio puntare in questa direzione. Allo stesso modo il raddoppiamento dei muri interni e la distruzione parziale del muro in faccia a S. Paolo per creare una soglia indicano il medesimo orizzonte di ristrutturazione degli ambienti. Alle spalle di questo primo ambiente, verso sud, se ne apre un secondo le cui fasi di vita, in accordo con il precedente, sono ben riconoscibili per il periodo post XI/XII secolo. Molto interessante notare che in questo caso, le stratigrafie hanno restituito anche una serie di silos, la cui cronologia relativa è ancora in fase di valutazione ma che, per alcuni de quali punta decisamente verso la protostoria».
Gli studiosi ringraziano per il sostegno alla campagna di scavi la Direzione Regionale Musei della Lombardia; la Direzione e il personale del Parco Archeologico di Castelseprio; il Comune di Castelseprio; la Fondazione PLuS – Patrum Lumen Sustine di Basilea e la LATI – Industria termoplastici S.p.a. di Gornate Olona.
La campagna può essere seguita anche sulla pagina Facebook: progetto Castelseprio
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