Dai mirtilli alla speranza per una vita migliore: la ricetta di don David per i detenuti di Busto, e della Lombardia

Una nuova voce, quella del cappellano del carcere di Busto, anima l'interesse e il dibattito sui protocolli siglati in Prefettura a Varese per facilitare l'attività lavorativa di detenuti e richiedenti asilo

don davide maria riboldi

Hanno suscitato interesse e dibattito i protocolli siglati il 19 luglio scorso in Prefettura a Varese, che uniscono più organismi e associazioni del territorio per facilitare l’attività lavorativa di detenuti e richiedenti asilo.

E’ di poche ore fa infatti  la notizia che Il Difensore regionale della Lombardia Gianalberico De Vecchi nella sua veste anche di Garante dei detenuti, ha sottolineato l’importanza in particolare del protocollo firmato lo scorso 19 luglio in Prefettura a Varese dal Prefetto Salvatore Pasquariello, dai i rappresentanti del mondo produttivo e della cittadinanza attiva, dalle direzioni delle Case circondariali di Busto Arsizio e di Varese, dalle associazioni del terzo settore e dalle organizzazioni sindacali, sul reinserimento socio-lavorativo delle persone detenute, ex detenute ed in esecuzione penale esterna.

«Il carcere oggi è un luogo di sofferenza, di abbandono. Siamo arrivati a 56 persone che si sono tolte la vita, quest’anno. Portare speranza, sorrisi, incoraggiamento, ma anche prospettive concrete di una vita nuova e bella al di fuori dell’istituto è qualcosa di fondamentale» conferma don David Maria Riboldi, cappellano del carcere di Busto Arsizio, tra i firmatari del protocollo. Don David, oltre a gestire la cooperativa La Valle di Ezechiele, dirige anche un dormitorio nella parrocchia di Sant’Anna: «Ogni giorno ricevo tante persone che mi chiedono di parlare: spesso per immaginare di avere un posto dove dormire, un lavoro, dove potersi rifare una vita».

Solo una speranza di una vita migliore può motivare una persona a non ricadere nel crimine: «“Se hai il dovere di pagare, hai il diritto di ricominciare a vivere”, dice una canzone di Van De Sfroos che mi fu dedicata una volta in un concerto. Una frase sacrosanta: ma è importante ricordare che il diritto di ricominciare è un bene collettivo, non individuale. Una persona che non delinque più perché ha messo la testa a posto realizza un bene che è per tutti. Per questo i protocolli firmati a Varese contengono concetti culturali fondamentali da far passare».

Gli immigrati detenuti  – ormai una importante percentuale della popolazione delle carceri italiane – si trovano poi in una situazione ancora più complessa, con una legislazione intricata e spesso difficile da navigare. «Ci sono alcuni avvocati esperti in materia che diventano i nostri punti di riferimento –  spiega Don Riboldi – Come diceva Foucault in ‘Sorvegliare e punire’, il potere è frammentato in molte scrivanie: diventa impegnativo burocraticamente, anche per un italiano, capire come completare tutti i passaggi necessari per un loro percorso di reinserimento sociale attraverso il lavoro e la regolarizzazione della presenza in Italia. Speriamo che questo protocollo, avvicinando le varie istituzioni, permetta di velocizzare davvero quanto richiesto, almeno sul nostro territorio. Anche perchè risponde a un bisogno: qui c’è una necessità urgente di persone che lavorino».

UN MIRTILLETO PER AVERE UNA NUOVA PROSPETTIVA

Il giovane cappellano del carcere svela poi un nuovo e promettente progetto, nato grazie alla generosità di un avvocato di Busto Arsizio, che ha concesso in comodato d’uso un suo terreno con 350 piante di mirtillo. «Per noi rappresenta l’avvio di un progetto – spiega don Davide – Già immaginavamo di aprire una nuova attività nel mondo agricolo: siamo d’accordo con Confagricoltura Varese, abbiamo parlato con la Fondazione Minoprio per il progetto ‘Su da terra’ che è stato presentato a San Siro dall’Arcivescovo di Milano Delpini ai cresimandi. Ma l’arrivo di questo mirtilleto ha accelerato i tempi: siamo già lì a operare con un po’ di persone, stiamo cercando di capire come fare. Appena riusciremo a renderlo un po’ più abitabile inviteremo sicuramente tutti: sarà una bella occasione per farvi vedere un luogo meraviglioso che ci permetterà di creare nuovi posti di lavoro».

Stefania Radman
stefania.radman@varesenews.it

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Pubblicato il 26 Luglio 2024
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