“Gli infermieri sono demoralizzati. Il silenzio della politica favorisce la fuga all’estero”
Il Presidente dell'Opi Varese Filippini fa il punto di oltre un anno di richieste a tutela di una figura professionale centrale della sanità. Imminente una nuova "campagna acquisti" dalla vicina Svizzera
Sono sempre meno, molto ricercati e poco valorizzati. Nell’ultima definizione del fabbisogno formativo indicato dal Ministero della Salute sono anche numericamente meno. Nel prossimo test per le professioni sanitarie che si terrà il 5 settembre prossimo, i posti per il corso di infermieristica saranno 67 in meno.
Il perché lo spiega il presidente dell’Ordine professionale di Varese Aurelio Filippini: « La contrazione minima è dovuta alla chiusura di corsi in alcune università che non avevano i requisiti per avviarli. In Lombardia sono riconfermati tutti i posti».
Ma con la richiesta elevata di infermieri non si poteva assegnarli ad altri atenei?
Il percorso di formazione richiede personale e ospedali dove gli studenti possano fare i tirocini e imparare. All’Università dell’Insubria, per esempio, siamo ormai al limite. Grazie all’unione delle tre Asst, Sette Laghi, Valle Olona e Lariana, è possibile ospitare 240 studenti. Oltre verrebbe penalizzata la qualità.
Com’è la situazione? Le vostre richieste portate a tutti i tavoli hanno avuto risposte?
Nessuna. E questo è molto frustrante. Abbiamo bussato a tutte le porte, suggerito ipotesi per avviare un dialogo per rendere attrattiva questa professione, per incentivare gli infermieri a lavorare nel nostro paese. Non è mai arrivata una risposta e una proposta. E purtroppo temo che la situazione peggiorerà ancora
Perchè?
La Svizzera ha deciso di investire sulla figurea dell’infermiere. E quando dico “ha deciso di investire” sappiamo bene cosa significhi in termini di risorse. Stanno aprendo nuove strutture a guida infermieristica anche in Canton Ticino. Mi aspetto una nuova “campagna acquisti” nei prossimi mesi
La situazione è già tragica oggi…
Lo scorso anno, il personale del comparto della Sette Laghi aveva accumulato straordinari per 11.000 ore. Non abbiamo il dato aggiornato, ma ritengo molto probabile che possa solo essere peggiorato. Ora, con un grande sforzo si è arrivati a un’organizzazione estiva che permette di non chiudere molti posti letto, pur garantendo le tre settimane di ferie a ciascun dipendente. È probabile che il lavoro di chi rimane sarà più gravoso. I nostri pronto soccorso sono sempre in grande affanno
Quali sono le richieste che non vengono considerate?
Dei segnali di apprezzamento del nostro lavoro. Parliamo di detassare parte della retribuzione, agevolazioni sui trasporti, proposte di welfare che vadano incontro a una qualità di vita singola o famigliare. C’è poi la vasta area della formazione: gli studenti stanno nelle corsie, sono lì per imparare e, intanto, danno una grande mano all’organizzazione: perchè non riconoscerlo con un incentivo? I master delle professioni infermieristiche sono tutti a pagamento. Il sistema vuole gli infermieri di famiglia ma la preparazione per quel ruolo è a totale spesa del professionista. Poi non ci sono ancora carriere professionali definite con una remunerazione che valorizzi impegno e capacità.
Quello che demoralizza, però, è sentire delle grandi “pacche sulle spalle”, parole usate, anche dallo stesso assessore Bertolaso, di convinta solidarietà ma che non si trasformano in alcun beneficio per la categoria.
È un rimpallo di responsabilità: il contratto è nazionale, le risorse regionali sono limitate
In questo balletto si perde di vista la reale gravità della situazione. Non siamo in emergenza, una situazione estrema che renderebbe più semplice e immediato il reperimento dei fondi. Ma occorrerebbe evitare in tutti i modi evitare di arrivare alla situazione limite. E, invece, c’è un silenzio assordante
Cosa permette al personale che lavora quotidianamente in corsia di andare avanti?
Il rapporto con il paziente. Sapere che il nostro lavoro serve alla salute delle persone. È la gratitudine di chi si affida a noi che ci dà la forza. Oggi la sanità pubblica poggia interamente sulla buona volontà dei suoi dipendenti.
ERA IL FEBBRAIO 2023. I TEMI POSTI AL PRESIDENTE DELL’OPI ERANO GLI STESSI. E ANCHE LE RISPOSTE
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