La prima Capitale italiana del contemporaneo: le città con cui se la vedrà Gallarate
La prima Capitale dell'Arte Contemporanea sarà nominata a ottobre e i progetti fin qui sono riservatissimi. I nomi delle città sono inattesi e piuttosto diversi dai luoghi da "Italia da cartolina"
È un titolo prestigioso perché sarà la prima volta.
Per questo le città candidate al ruolo di Capitale Italiana dell’Arte Contemporanea hanno tenuto riservatissimi i loro progetti per il 2026.
Ne abbiamo parlato qualche giorno fa a proposito della candidatura di Gallarate, che è anche sostenuta ufficialmente da Regione Lombardia (pur essendosi candidata anche un’altra città lombarda).
Ma qual è il progetto dietro la candidatura?
Inutile cercare risposte pubbliche: il dossier rimane riservatissimo, almeno fin qui: nonostante il 30 giugno siano scaduti i termini per candidarsi, la presentazione dei progetti effettivi avverrà solo a ottobre.
Ogni città può proporre il proprio patrimonio, valorizzare le istituzioni dell’arte, presentare progetti ed eventi dedicati. Ovviamente il punto di partenza sono la storia e le istituzioni del contemporaneo e Gallarate ha tanti elementi da giocare: il Premio Città di Gallarate, il Maga, il Conservatorio statizzato ma anche una più ampia tradizione cittadina, dai teatri all’altro museo (la Studi Patri), ai segni del contemporaneo nel tessuto urbano.
Che cos’è la Capitale Italiana dell’Arte Contemporanea
In un Paese con patrimonio artistico e culturale millenario, il titolo di Capitale della Cultura ha premiato dal 2015 città dalla storia antica, spesso centri di medie dimensioni (l’eccezione più rilevante è Procida), spesso noti anche al turismo internazionale (come Siena o Ravenna).
Alla Capitale che omaggia spesso il passato si è quindi affiancata un’iniziativa che punta a valorizzare il contemporaneo e «accendere un faro sulle città capaci di fare della creatività il cardine del proprio sviluppo» ha detto il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano. Con l’obbiettivo anche di riconoscere il ruolo «della creatività, dell’innovazione, della sperimentazione quale spinta propulsiva che muove i passi dei nostri artisti e ispira i talenti più giovani»
Con chi se la vedrà Gallarate per la prima edizione della Capitale del Contemporaneo
Le candidature fin qui emerse restituiscono anche una selezione di città insolite, alcune delle quali – come Gallarate – difficilmente compaiono tra le destinazioni di viaggio.
Tra le candidature di maggior spessore c’è Carrara.
Città storica e di antiche radici, ma anche sede di un’accademia, di una scuola di scultura che si muove in continuità con una tradizione alimentata dalle cave di marmo che esportano in tutto il mondo. Una città che è oggi laboratorio vivace, luogo di sperimentazione (fino alla scultura digitale, con stampa in 3D) e di manifestazioni che mettono in dialogo diverse forme d’arte.
Tra le candidature che risuonano “insolite” rispetto al richiamo turistico o ai grandi centri artistici c’è Pescara, città che è sede di due musei (Imago Museum e museo del fumetto Clap) e dei Premi Flaiano e ha una certa vocazione alla sperimentazione in vari ambiti, dalle arti visive alla scrittura, dal cinema alla musica, anche con un’apertura verso le sottoculture.
Al di là di Carrara e Pescara, in Centro Italia c’è anche Todi, già candidata anche a Capitale della Cultura: «La progettazione che avevamo in corso aveva la sua cifra distintiva proprio intorno alla promozione e valorizzazione dell’arte contemporanea» ha detto il sindaco Antonino Ruggiano, illustrando la specificità della proposta, anomala rispetto all’immagine più nota di Todi medievale.
Diverse le candidature al Sud: Catanzaro può vantare un museo d’arte contemporanea (il Marca, museo d’arte Catanzaro) che ha generato anche il Parco Internazionale della Scultura, inserito nel Parco della Biodiversità mediterranea. Che è una delle istituzioni che partecipano al progetto, insieme con l’Accademia di Belle Arti, il Conservatorio Tchaikovsky, la Fondazione “Mimmo Rotella”, il Museo diffuso di Arte Contemporanea (Mudiac), il festival Altrove.
Un nome che dice molto, se si parla di contemporaneo, è invece quello di Gibellina: se notissimo è il Cretto di Alberto Burri (che come un sudario copre le rovine della città vecchia distrutta dal terremoto del Belice), la stessa città moderna nata dopo il 1968 è una sperimentazione di dialogo tra urbanistica e arte contemporanea, un progetto non privo di critiche negli anni ma che – è stato sottolineato anche dal sindaco – mantiene una sua vitalità.
L’altra città siciliana candidata è invece l’unico centro urbano di grandi dimensioni, Catania, città che può contare su una Galleria d’Arte Moderna e su un museo del contemporaneo, il MacS. Oltre che sugli echi della fase di grande sperimentazione e produzione artistica che furono gli anni Novanta, dalla musica alle arti visive.
Oltre a Gallarate c’è poi un’altra candidatura lombarda, quella di Vigevano, che prova a smarcarsi da una certa immagine legata da un lato all’eredità medievale e rinascimentale, dall’altro alla città simbolo della laboriosità e del «fare soldi per fare soldi». Peraltro qui c’è da registrare che il progetto del Comune ha ufficializzato un nome – Scarpette Rosse – che ha dato origine ad una polemica con il mondo artistico e associativo.
Come si arriverà alla nomina della prima Capitale Italiana dell’Arte Contemporanea
Queste le candidature che abbiamo raccolto: i progetti restano come detto riservati.
Entro il 15 settembre il Ministero definirà la cinquina finalista, poi nelle settimane successive ed entro il 14 ottobre ci sarà l’audizione a Roma dei cinque finalisti ed entro il 30 di ottobre si arriverà a “svelare” la prima Capitale Italiana dell’Arte Contemporanea.
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