Nobis (Fim Cisl): “Il silenzio di Beko su piano industriale e investimenti non è un buon segnale”
Massimliano Nobis, segretario nazionale della Fim Cisl, ha parlato all'assemblea dei lavoratori dello stabilimento di Cassinetta di Biandronno. "Nel tavolo al Mimit sarebbe bastato anche un collegamento da remoto del livello corporate. Invece, niente"
«Tra i lavoratori c’è un clima di preoccupazione perché siamo ancora nel campo delle ipotesi che, quando si parla di lavoro e occupazione, non è certo un buon segnale». Massimiliano Nobis, della segreteria nazionale della Fim Cisl, ha appena terminato l’assemblea con i dipendenti dello stabilimento di Cassinetta di Biandronno (Varese), polo dell’elettrodomestico da incasso della multinazionale turca Beko Europe. (nella foto Nobis mentre parla ai lavoratori dello stabilimento Beko Europe di Cassinetta di Biandronno)
Il sindacato dei metalmeccanici il 25 giugno scorso ha partecipato al tavolo di confronto con la nuova proprietà al ministero del Made in Italy. «A quell’incontro – continua Nobis – avremmo voluto parlare con il livello corporale della multinazionale turca, cioè con chi decide gli investimenti da fare in Europa. Sarebbe bastato anche un collegamento da remoto, per dare un segnale di discontinuità. Invece così non è stato».
In primo piano Massimiliano Nobis, segretario nazionale della Fim Cisl. A destra Tiziano Franceschetti e Gennaro Aloisio della segreteria Fim Cisl dei LaghiIn effetti le parti sociali, dopo l’annuncio di Whirlpool di voler lasciare il mercato europeo fino alla cessione definitiva alla multinazionale turca Beko, hanno dovuto attendere quasi due anni, anche per i tempi dilatati della pronuncia dell’antitrust europea, prima di avere un quadro minimo sul futuro degli stabilimenti italiani. «Ora dobbiamo aspettare il mese di settembre – sottolinea il sindacalista – per risederci a quel tavolo ministeriale che è importante in vista di un intervento pubblico nell’accompagnare la trattativa, compreso l’esercizio del “Golden power”. È però evidente che se gli impianti produttivi hanno un livello di saturazione inferiore al 50%, come affermato da Beko nell’incontro del 25 giugno, si pone il problema di capire quali investimenti la nuova proprietà vorrà fare sia nel processo produttivo che nell’innovazione di prodotto, soprattutto per i prodotti di alta gamma».
Il momento negativo del mercato dell’elettrodomestico non aiuta questa trattativa. Ma è proprio per questo motivo che il sindacato dei metalmeccanici chiede alla corporale turca di fare chiarezza sul piano industriale. «C’è infine un tema dei costi legato all’approvvigionamento dei materiali necessari per produrre – conclude Nobis – che, quando diminuiscono i volumi di produzione, tendono a loro volta a contrarsi. Questo meccanismo non permette all’azienda di fare economie di scala adeguate».
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