“Tante donne al mio fianco. Grazie a chi mi sta aiutando a guarire”
Una nostra lettrice ci scrive per ringraziare, dopo i medici dell'ospedale di Varese che l'hanno curata dopo un grave incidente stradale, anche le dottoresse che la stanno aiutando con la fisioterapia

Gentile Direttore e gentili Lettori,
un po’ per giustizia, par condicio e un po’ per puro piacere, voglio esprimere in questa seconda lettera (ne ho scritta una a quattro mesi dal mio trauma e dopo un lungo ricovero in Ortopedia dell’Ospedale di Circolo di Varese (la trovate qui) un sentito ringraziamento alle tante giovani donne, alle dottoresse, alle fisioterapiste, già presenti nella ‘fase uno’ e che ora mi stanno aiutando in quella riabilitativa.
Il mio pensiero va alle tre sole dottoresse del reparto varesino di ortopedia: la dottoressa Delia Antognazza (che mi disse di avermi prestato soccorso nella primissima fase del mio ricovero, garantendo tutto il percorso successivo; che si trattenne un giorno nella mia stanza per spiegarmi come fare se fossi rientrata a casa con ancora evidenti limitazioni); la dottoressa Dalila Schifano (che mi chiese se fossi dispiaciuta, al mio secondo ricovero, di essere rientrata in reparto, mentre io dichiarai di essere ‘contenta’; che mi ha recentemente visitato in ambulatorio con una sollecitudine tutta femminile, facendo attenzione agli aspetti anche estetici, pratici che sono molti a seguito di un politrauma come il mio); la dottoressa Silvia Robbiati (sempre carina e gentile, che delicatamente si limitò a dirmi che se fossi stata una ballerina classica, forse, sulle punte avrei avuto qualche problema a danzare, ma dichiarando almeno sostanzialmente possibile tutto il resto).
Uscita dall’ospedale, il giorno dopo sono stata consegnata nelle mani di una dottoressa fisiatra, Elena Del Romano, dell’ospedale di Somma Lombardo, che mi ha visitata con cura e molta calma. Poi sono passata alla fisioterapia, con Giovanna Bonicalzi, amica e professionista di lunga data operante nello stesso ospedale, che fin dai mesi precedenti aveva tenuto sotto osservazione la mia vicenda.
Insomma, mi correva l’obbligo di citare queste brave professioniste, nella consapevolezza che forse ne dimenticherò qualcuna, pure implicata nella vicenda che mi riguarda, ma almeno rendendo giustizia alle persone che mi sono state più vicine.
Siamo a cinque mesi dall’incidente: cammino con una stampella, muovo anche qualche passo senza nulla. Vediamo verso quali traguardi mi porteranno la determinazione, la costanza, la sollecitudine tutte femminili, mie e delle donne che mi aiutano in questo percorso.
Rita Gaviraghi
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