Sanità. Chi può e chi attende
La riflessione del sindaco di Brenta, GIanpietro Ballardin, sulla situazione attuale e concreta della sanità lombarda (e non solo)
Gentile direttore,
La salute, in riferimento alla condizione di possibile accesso alle cure, oggi è sempre più in una condizione di emergenza e si rivela quale fonte principale di angoscia per gli italiani ed in particolare per le fasce a medio e basso reddito
Esiste nella quotidianità e nella realtà vissuta dei fatti, una sostanziale differenza tra Servizio Sanitario e fabbisogni sanitari, che viene risolta spontaneamente obbligando alcuni pazienti a rivolgersi al privato ed imponendo ad altri di rassegnarsi a lunghi tempi di attesa.
Un meccanismo semplice, in parte esplicito in parte opaco, attraverso il quale in tempi ordinari il sistema intasandosi reagisce razionando, mentre il circuito privato assorbe l’eccesso di domanda. Oggi sempre di più è in gioco la vita dei pazienti che costringe il sistema pubblico a reagire sostanzialmente con la logica del “qualcuno lo curo, qualcuno no o almeno non subito”.
Anche la corsa ad ampliare dotazioni e personale, diventa quasi impossibile se non si agisce sui meccanismi del salario, incide pesantemente sulla possibilità di cura dei malati.
La crisi della sanità pubblica pesa soprattutto nei confronti delle classi basse e medio basse, per ragioni economiche, per motivi legati alla scomodità fisica, organizzativa e funzionale delle strutture sanitarie.
In Lombardia sei persone su dieci hanno rinunciato alle cure nel corso del 2023 e dai dati emerge che sei visite su 10, dovute a tempi di attesa molto lunghi, sono state eseguite in strutture private.
Le cose non vanno meglio nelle strutture di pronto soccorso, dove i tempi d’attesa, tra la presa in carico del paziente e il ricovero in reparto, sono stati in media di otto ore, con picchi fino a 48 ore.
Mentre il 2,1% dei pazienti con 3 o più patologie croniche ha dichiarato di aver attivato l’assistenza domiciliare.
Complessivamente la spesa media del 2023 per esami e ricoveri è stata pari a 951 euro, per altre spese sanitarie (farmaci, dentista, ecc.) di 1.184 euro.
CIFRE CHE EVIDENTEMENTE NON TUTTI POSSONO PERMETTERSI.
La retorica nei fatti è diventata purtroppo pratica corrente e continua a ragionare su politiche di rallentamento intenzionale della spesa sanitaria pubblica rispetto alla dinamica dei fabbisogni sanitari, di ricorso a piani di rientro a forte impronta ragionieristica e di taglio drastico degli ospedali o di prestazioni senza alcuna attenzione alla condizione del territorio.
Con la riforma del SSN la malattia si pensava fosse qualcosa di gestibile, ma all’evidenza dei fatti oggi gli italiani vivono l’incubo di una condizione di attesa che può essere causa di un problema, che alcune volte se non valutata e curata preventivamente, non lascia scampo.
In generale agli occhi dei cittadini l’assenza di speranza nel futuro è sconfortante e se calano le aspettative, se le persone pensano che non possa migliorare la propria condizione, se così come siamo messi in futuro potrà andare ancora peggio, a pagare un prezzo altissimo sarà tutto il Paese.
Gianpietro Ballardin – Sindaco comune di Brenta
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