Rombi di moto, fumogeni e palloncini bianchi e azzurri per l’ultimo commosso saluto a Mattia Vitali nella sua San Fermo

Davanti alla chiesa del quartiere la commozione di tanti amici e tanti biker "compagni di strada" del 34enne deceduto in un incidente a Casciago settimana scorsa

Il rombo di centinaia di moto ha salutato per l’ultima volta Mattia Vitali, il motociclista di 34 anni tragicamente scomparso in un incidente stradale lo scorso 24 luglio, sulla strada tra Masnago e Casciago.

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Erano quelle dei bikers Varese, il gruppo di motociclisti cui Mattia apparteneva e che si è presentato tutto insieme – lo staff ha segnalato oltre 400 persone in moto, più gli accompagnatori – alla chiesa di santa Maria nel rione di san Fermo per stare un’ultima volta con il grande amico perso troppo presto.

Nei palazzi davanti alla chiesa, fin dall’inizio della funzione, due striscioni:  “Nemmeno questo fermerà il toro che sei: arrivederci Tia!”  e “San Fermo perde un altro figlio“. Quella stessa chiesa negli ultimi anni ha ospitato fin troppi tristissimi funerali di giovani vite strappate dai più brutti incidenti: basti solo pensare a quello dell’altro giovane motociclista di soli 24 anni, Giuseppe Guzzi,  e dei due fidanzati vittime della tragedia del Mottarone, Alessandro Merlo e Silvia Malnati. Parcheggiate sul sagrato chiuso al traffico, decine e decine di moto, pronte a seguirlo, alla fine della funzione, nell’ultimo viaggio.

All’interno, in una calda e assolata giornata di inizio agosto, una chiesa gremita, per una funzione ha hanno voluto concelebrare ben 4 preti: il parroco della comunità beato Samuele Marzorati Don Carlo Garavaglia,  don Giorgio Longo don Hervè Simeoni  e anche don Pasquale Traetta “sanfermino” ma ora sacerdote a Monte Carlo.

«Siamo qui tutti smarriti, confusi, senza parole  – ha esordito don Carlo Garavaglia nell’omelia  – Ma tutti con la voglia di riunirsi, di non sentirsi soli in questo dolore immenso. Questo essere insieme è un piccolo segno, un abbraccio, ma cosi potente da durare anche nei giorni che verranno. Perchè il nostro dolore ha un valore inestimabile davanti a Dio, e noi siamo qui per riaffermare la possibilità di poter ritrovarci con Uno che ha vinto la morte».

E ha poi aggiunto: «In molti ci saremo domandati “Dov’era il signore nell’istante in cui è successo il fatto che ha fatto morire Mattia?” l’ho fatto anch’io. Ma dobbiamo avere il coraggio di sapere che lui era proprio li, ad impedirgli di cadere nel nulla in quel momento cosi delicato e tragico».

Mostrando poi i numerosi caschi depositati sull’altare dagli amici motociclisti, don Carlo ha sottolineato: «I caschi qui davanti sono segno di amicizia e passione comune. Un desiderio di vita che il signore non ha spento, ma accompagnato fino al Paradiso. Anche noi non cadiamo nel nulla grazie a Lui, ma ora abbiamo un compito grande: spenderci per testimoniare la fede affinché nessuno si senta solo e abbandonato».

Prima di concludere, il parroco ha segnalato che le offerte della funzione sarebbero state tutte date alla famiglia di Mattia – che ha lasciato qui la compagna Tania e la piccola figlia Nicole – cosa che ha portato a una importante piccola gara di solidarietà “istantanea”.

Alla fine della funzione, poi, la celebrazione dei bikers: per chi era a piedi tanti palloncini bianchi e azzurri, per chi invece era venuto con il suo mezzo, una enorme “sgasata” tanto rumorosa quanto dolorosa, accompagnata dai fumogeni bianchi e azzurri accesi dai tetti  delle case di fronte dagli amici del quartiere.

Una vera e propria celebrazione laica, che ha visto una precisa organizzazione da parte del gruppo di appassionati: che hanno tra le lacrime poi accompagnato il loro caro amico, fino al cimitero di Viggiù, dove riposerà per sempre.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 01 Agosto 2024
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