I cinque entrati nel centro sportivo di Brebbia vandalizzato rischiano da uno a tre anni di reclusione

Il reato contestato in caso di denuncia è quello di invasione di terreni o edifici. Il blitz dei carabinieri del Radiomobile: quattro dei presenti erano minori. Le condizioni pietose del polo sportivo dove si allenavano i nostri campioni olimpici

Il centro sportivo di Brebbia devastato dai vandali

Colti in flagranza di reato: le cinque persone trovate all’interno del centro sportivo di Brebbia chiuso da diversi mesi e come dalle foto pubblicate da varesenews devastato dagli atti vandalici rischiano da uno a tre anni di reclusione, e una multa da 103 a 1.032 euro. Ma non solo. La pena potrebbe risultare pure aumentata in quanto le persone he hanno partecipato al raid sono più di due.

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La legge a questo proposito è chiara: “Chiunque invade arbitrariamente terreni o edifici altrui, pubblici o privati , al fine di occuparli o di trarne altrimenti profitto, è punito, a querela della persona offesa, con la reclusione da uno a tre anni e con la multa da 103 euro a 1.032 euro“ e “se il fatto è commesso da due o più persone, la pena per i promotori o gli organizzatori è aumentata”. Questo stabilisce l’articolo 633 del codice penale che dunque subordina il tutto alla presentazione di una denuncia, in questo caso da parte del proprietario dell’immobile.

La presenza delle cinque persone all’interno dell’edificio è un dato oggettivo dal momento che è stata una pattuglia del Nucleo operativo radiomobile di Varese ad essere intervenuto chiamato da privati per la presenza di persone all’interno dell’edificio. I carabinieri non hanno denunciato d’ufficio poiché per agire in tal senso è necessario che le persone siano più di cinque o se il fatto è commesso da persona armata (in questi casi però la pena è parecchio aumentata, anzi raddoppiata, da due a quattro anni e della multa da euro 206 a euro 2.064). Ma i militari hanno in mano le generalità della cinque persone, quattro sono minori e una quinta maggiorenne.

E dunque in merito all’articolo pubblicato sabato 11 agosto relativo al riconoscimento delle cinque persone trovate all’interno del centro sportivo di Brebbia, chiuso da diversi mesi, occorre fare la distinzione suggerita da quanto precede.

La prima: non è detto che i cinque siano i vandali che hanno devastato l’interno della palestra, rompendo gli attrezzi e scrivendo con i gessi su muri e pavimenti. I danni il 10 agosto erano già presenti, le incursioni all’interno del centro sportivo sono segnalate da mesi e numerose volte sono state chiamate le forze dell’ordine, arrivate però dopo che gli autori si erano già dileguati.

La seconda: la proprietà dell’immobile sporgerà denuncia, non lo ha ancora fatto, ma ha tre mesi di tempo per farlo ed è intenzionata a procedere.

La terza, e ultima, riguarda una riga da spendere sull’epilogo di una vicenda afferente in generale lo sport, e gli impianti sportivi in generale: è bello vedere le medaglie d’oro dei nostri atleti alle olimpiadi. Ma forse non tutti sanno che i campioni varesini Martinenghi e Morlacchi, e altri, si allenavano proprio in questo centro sportivo che ha chiuso i battenti da un giorno all’altro, lasciando decine e decine di famiglie prive di un punto di riferimento dove portare i propri figli ai corsi di nuoto, ad allenarsi di fianco ai grandi, grandissimi campioni di queste discipline, lasciando le stesse famiglie con pesanti insoluti, abbonamenti pagati e non onorati per centinaia e in alcuni casi migliaia di euro.

Fuori dai discorsi sulle economie difficili, sul periodo gramo per una famiglia nel trovare fondi da destinare al soddisfacimento della giusta richiesta di sport dei propri figli, rimane l’amarezza di vedere una struttura sportiva di questa portata andare in rovina. E con essa l’esempio che in questo territorio del Varesotto atleti di grande pregio infondevano nei più piccoli, fra i nuotatori che qui si allenavano e che qui ci hanno creduto.

Andrea Camurani
andrea.camurani@varesenews.it

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Pubblicato il 13 Agosto 2024
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