Laforgia: “Da 40 anni Varese Corsi concorre a una migliore qualità della vita”

Intervista all'assessore alla Cultura del Comune di Varese: "Tanti ci invidiano Varese corsi e dobbiamo ringraziare chi diede vita a questa bella proposta per i cittadini"

Generico 26 Aug 2024

«Quarant’anni fa ci fu lungimiranza nel far nascere e collocare Varese Corsi all’interno dei servizi sociali. Si voleva dare a tutti la possibilità di partecipare a percorsi formativi a costi accessibili. Un’idea innovativa e di grande valore. Dobbiamo ringraziare quanti hanno lavorato per tutti questi anni per mantenere alta la qualità di questa proposta».

Enzo Laforgia, da tre anni assessore alla cultura del Comune di Varese, ha dato una svolta al percorso di Varese Corsi con due scelte precise: mettere a bando la gestione per i prossimi dieci anni e destinare la scuola di Calcinate del Pesce come sede centrale delle attività.

Quarant’anni sono tanti assessore. C’è ancora bisogno di una iniziativa come Varese corsi?

«Direi proprio di sì. Ogni proposta culturale porta tanti valori. Il bisogno primario oggi è ricostituire il senso di comunità focalizzandosi sulla coesione sociale. Questo garantisce a tutti i cittadini una migliore qualità della vita, la conoscenza dei propri spazi, maggiore attenzione all’ambiente. Insomma una consapevolezza che rende più liberi e responsabili»

Varese Corsi sta allargando la propria offerta, cosa altro potrebbe generare?

«Partiamo da un dato storico. Varese Corsi è un servizio che ha pochi eguali in tutta Italia. Tante città ci guardano con interesse perché un’offerta così ricca e articolata non è comune. Oggi credo che al di là del nuovo potenziale manageriale possa avere una funzione di educazione civica straordinaria. Favorisce il senso dello stare insieme. Da questa esperienza possono nascere progettualità nuove, si può creare una rete ancora più estesa con diversi nuovi soggetti».

Lei ha voluto mettere a bando la gestione, qual è l’elemento nuovo che è emerso dopo la vostra scelta?

«C’è stato interesse da parte di diversi soggetti ed è stato scelto un progetto che porta dinamismo. Un elemento innovativo è aver ridistribuito le proposte in più luoghi e l’altro riguarda la conduzione dei corsi. Alla capacità di mettere insieme gli insegnanti si è unita anche la novità di avere tanti nuovi soggetti autorevoli come la Fondazione Morandini,  il Centro Gulliver, aziende come il Centro Beccaria solo per citarne alcune. Si è fatta rete con realtà che non facevano parte di Varese Corsi. Questo garantendo proposte di qualità grazie alle competenze di operatori qualificati».

Veniamo alla scelta della scuola di Calcinate. Come ci siete arrivati?

«Intanto bisogna dire che riaprire una scuola è un gesto importante. Quando chiude una scuola si apre una ferita profonda perché questa è un luogo di attivazione delle relazioni. Tutti siamo affezionati alle nostre scuole e ci ricordiamo anche i passaggi fisici, la strada che facevamo per andare, gli spazi. La scuola è anche una presenza memoriale. Lì si incontravano le persone, gli affetti. Riaprire la scuola di Calcinate, anche se con una funzione diversa, in parte rimargina quella ferita. L’altra ragione fa parte di una strategia dell’amministrazione che mette al centro della propria azione tutto il territorio prestando attenzione alle varie castellanze».

La scuola era chiusa da tempo, cosa avete fatto per riaprirla?

«Sono cinque anni che ha chiuso. Era già stata bonificata e ora, a parte gli aspetti strutturali, sono intervenuti i nuovi gestori di Varese Corsi per renderla praticabile e accogliente».

Qual è la risposta che si augura?

«Che i cittadini rispondano e che diano un riscontro positivo rispetto alla proposta nella sua complessità. Sarà questo a darci indicazioni sulla bontà delle scelte fatte, ma siamo tutti fiduciosi della risposta».

Dopo tre anni del suo ingresso nella giunta lei continua a riflettere sulla definizione di assessorato alla cultura, perché?

«La definizione di assessorato alla cultura è vaga. Preferirei che si parlasse di politica culturale dell’amministrazione. Questo non riguarda solo i musei, ma tutto quello che facciamo per migliorare la vita dei cittadini. Una politica culturale non si pone l’obiettivo di fare o organizzare eventi. Non dovrebbe essere il nostro compito. Noi dovremmo indirizzare e concorrere a uno sviluppo delle attività e iniziative per creare sempre più coesione sociale e senso di appartenenza alla comunità»

Marco Giovannelli
marco@varesenews.it

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Pubblicato il 29 Agosto 2024
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