“Studio da infermiere e mi prenderò cura della salute e del benessere di tutti”
Niccolò Marzorati è prossimo alla laurea in infermieristica all'Università dell'Insubria. Parla del percorso e delle potenzialità di una figura sempre più centrale nel sistema sanitario
«L’infermiere non assiste, non cura, ma prende in cura: è una sfera molto più ampia e guarda a 360 gradi la persona che si ha di fronte». Sta tutta in questa frase l’idea di infermiere di Niccolò Marzorati, studente al terzo anno del corso di laurea infermieristica all’Università dell’Insubria.
Ormai prossimo alla laurea, racconta le sue aspettative per una professione che è profondamente cambiata rispetto al passato, guadagnando la centralità nel sistema sanitario, perfettamente integrato tra le diverse componenti, ma anche autonoma nell’offerta di assistenza.
L’infermiere guarda alla persona a 360 gradi
« L’infermiere oggi è chiamato a farsi carico della qualità della salute e della vita dei pazienti – spiega il futuro laureato dell’Università dell’Insubria – A fare una valutazione a 360 gradi delle abitudini, degli eventi occasionali, del contesto abitativo e sociale del singolo. Con domande semplici, ottiene un quadro della situazione in cui può intervenire con soluzioni per migliorare il contesto, evitare condizioni pericolose o nocive per la salute».
L’infermiere e le possibilità di carriera
Il modello di assistenza infermieristica che ha in mente Niccolò Marzorati si sposa appieno che la riforma della sanità e il potenziamento del territorio attraverso le case o gli ospedali di comunità: « Nel mio percorso accademico all’Insubria ho compreso le potenzialità di una figura che, attualmente, viene ancora limitata da un immaginario collettivo fermo alla vecchia mansione dell’infermiere generico. Ci sono molte persone che non sanno che questa è una professione a cui si accede dopo la laurea e, soprattutto, ha potenzialità di carriera diverse e molteplici attraverso lauree specialistiche e master. Ci sono master di primo e secondo livello di area clinica, di area manageriale e anche di ricerca o di sala operatoria. I corsi magistrali sono soprattutto mirati alla gestione delle equipe e valutazione processi sanitari o economico sanitari. Purtroppo in Italia non abbiamo ancora molti corsi di specializzazione fuori dalle materie cliniche, però sono in discussione a livello ministeriale, perchè il futuro modello sanitario sarà più articolato di quello attuale».
Lavorare in ospedale ma anche sul territorio
Il futuro a cui allude Niccolò è ancora poco conosciuto soprattutto tra i giovani che devono scegliere il proprio futuro: «Effettivamente, non c’è grande conoscenza delle potenzialità di carriera per un infermiere. C’è la percezione che sia una professione impegnativa per orari e turni oltre a essere mal pagata. Invece, parliamo di un lavoro che permette di avere uno stipendio mensile base tra i 1700 e i 1800 euro. Se si lavora in ospedale si fanno turni e si lavora nei weekend. Ma ci sono possibilità di lavorare anche al di fuori: al momento più sulla carta che nella realtà. Le potenzialità sono enormi sia a livello clinico sia, come penso io, sul territorio, a occuparsi di prevenzione. Quando io ho fatto la mia scelta, ho cercato informazioni e ho capito che c’era una zona grigia, ancora poco definita, dove sono racchiuse le potenzialità della professione. Già oggi, l’infermiere può fare delle diagnosi infermieristiche, che non sono simili a quelle del medico, ma puntano sulla definizione del contesto sociale e ambientale del paziente, per definire percorsi di prevenzione adeguati a evitare acutizzazione di malattie croniche, piuttosto che incidenti domestici come le cadute per gli anziani, o malori per situazioni di stress. Parliamo di risk management».
Il ruolo dell’infermiere ha iniziato a cambiare negli anni ’90
L’evoluzione della professione infermieristica, iniziata negli anni ’90, è ancora in corso e prosegue con novità e innovazioni continue: « La presa in cura in ospedale parte da un questionario con cui si delinea il profilo del paziente che, una volta superata la fase acuta, verrà dimesso sia con le prescrizioni mediche sia con le indicazioni infermieristiche che mirano alla qualità della vita».
Nelle case e negli ospedali di comunità l’impegno degli infermieri sarà importante: « Nella fase attuale il sistema è ancora in fase di costruzione, ma è qui che io vedo il potenziale del mio futuro. Non c’è grande conoscenza di questo modello di sanità. La gente continua a pensare solo e sempre all’ospedale. Ma è solo una questione di comunicazione».
L’infermiere al centro di un nuovo modello di presa in carico
Lo studente dell’Insubria ha l’ambizione di vivere il momento di consacrazione della figura dell’infermiere nel nuovo modello di presa in carico: « Io ho preferito il corso di infermieristica perchè mi piace il rapporto con la gente, il rapporto empatico che si crea. I tre anni sono impegnativi, i mesi di tirocinio in reparto danno subito l’idea dell’impegno quotidiano. Abbiamo ricevuto una formazione a 360 gradi che è un valore importante: dalla medicina alla chirurgia sino alla sala operatoria e a tutte le specialità. In tre anni è chiaro che sia un’infarinatura, ma abbiamo poi la possibilità di specializzarci nel settore che più ci piace».
Prevenzione e promozione dei corretti stili di vita
Il futuro di Niccolò sarà sul territorio per potenziale la prevenzione, promuovere stili di vita corretti, dare consigli per limitare i danni: « Ogni figura sanitaria, nel suo ruolo e ambito di attività, collaborerà per migliorare la qualità della vita delle persone, rimanendo un punto di riferimento di prossimità. Io credo in questo modello e mi sto impegnando nel percorso formativo per dare il mio contributo. La rete territoriale di prevenzione e monitoraggio consentirà di diminuire gli accessi in pronto soccorso e, anche, di contenere i costi sanitari».
Niccolò Marzorati è il portavoce di una nuova figura sanitaria che sta avanzando, vicina al paziente, professionale nella somministrazione delle terapie ma attenta alla loro qualità di vita.
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