Così Autolinee Varesine affronta l’apertura delle scuole: “Abbiamo flotte moderne ma mancano gli autisti”
La storica azienda del Varesotto si confronta con la crisi nazionale dei trasporti e l'imminente riapertura delle scuole
Quello della riapertura delle scuole è un momento “sotto pressione” non solo per maestre, studenti e genitori: tra quelli che si stanno preparando a questi primi giorni di riapertura c’è anche la società che gestisce i trasporti pubblici varesini.
E’ il bus infatti il trasporto privilegiato nel periodo scolastico, e quest’anno l’inizio delle lezioni viene visto con particolare preoccupazione.
«Autolinee Varesine nasce ufficialmente nel 1979, ma le sue radici affondano in una storia molto più antica, che si estende per oltre un secolo. La sede di Varese, che era la sede della Giuliani e Laudi, risale al 1929, mentre quella di Bardello era la ex sede di SATOV, storica azienda che gestiva il tram Varese-Angera fin dal 1911» racconta Gianluca Ribolzi, responsabile commerciale di Autolinee Varesine, nell’inquadrare innanzitutto la dimensione della società, che fa letteralmente “viaggiare mezza provincia”.
Se si guarda al numero degli utenti trasportati, le cifre infatti sono importanti: nel 2023 l’azienda ha trasportato circa 4 milioni e 700 mila passeggeri solo sulle linee urbane di Varese, e altrettanti – più precisamente, circa 4 milioni e 800 mila – sulle linee extraurbane. «Abbiamo 11 linee urbane in città e 28 linee extraurbane che collegano la rete nord del Varesotto: da Luino ai laghi, passando per Ponte Tresa, Valceresio, fino a Tradate», precisa invece Marco Regazzoni, responsabile relazioni esterne della società.
da sinistra: Marco Regazzoni e Gianluca RibolziOggi l’azienda vanta 317 dipendenti, il 90% dei quali sono autisti, e una flotta di oltre 200 autobus che copre le linee urbane ed extraurbane, la cui età media è di 6,6 anni, il 18 per cento dei quali è ibrido.
La sfida del personale
Nonostante la modernità della flotta, sono grandi le difficoltà da superare: una delle maggiori sfide è la carenza di autisti. «Qui come in tutta Italia c’è una grave mancanza di autisti – spiega Ribolzi – Inoltre, l’età media dei nostri conducenti è alta e ci aspettiamo presto un’ondata di pensionamenti che non sarà facile sostituire. Un grande problema che è di portata nazionale, in realtà: non è solo varesino, riguarda tutto il settore dei trasporti pubblici. Basti vedere quello che succede a Milano».
Una delle principali difficoltà è quella di rendere attrattivo il mestiere. «Per lavorare come autista è necessario prendere la patente D e ottenere la carta di qualificazione per il trasporto passeggeri, una qualifica che costa circa 5.000 euro – continua Ribolzi – Poi ci si trova poi a fare turni su sette giorni, magari dovendo affrontare la responsabilità di trasportare tante persone, e col rischio pure di prendersi degli insulti degli utenti. Insomma, con una prospettiva così non tutti i giovani hanno voglia di affrontare questa vita, anche se lo stipendio è in una fascia tra i 1600 e i 2000 Euro».
Per risolvere questa carenza, Autolinee Varesine ha cercato di affrontare il problema con iniziative concrete: «Da un paio di anni abbiamo avviato una nostra Academy, che è ora alla sua quarta edizione, in collaborazione con Enaip e Scuola Unione – spiega Marco Regazzoni – Chi vi partecipa ha fin da subito un percorso gratuito e retribuito per ottenere la patente, con assunzione garantita a tempo indeterminato una volta ottenuta la licenza. E’ una grande opportunità poter studiare e ricevere delle nuove qualifiche mentre già si riceve uno stipendio. Eppure, fatichiamo a formare classi di 12 persone». Il risultato è che «L’azienda ha cercato di reclutare autisti all’estero, trovandoli. Ma il problema comunque resta pressante».
Sicurezza e vivibilità delle linee: un obiettivo difficile
Le sfide non sono solo legate al personale, ma anche alla sicurezza e alla vivibilità delle linee, soprattutto urbane. «I tempi cambiano, ma in particolare dopo il Covid la situazione è visibilmente cambiata in peggio – spiega Ribolzi – In particolare, notiamo con sempre maggiore frequenza episodi di aggressione verbale e fisica nei confronti degli autisti. Minorenni che litigano con il conducente, insultano, minacciano e quando arrivano i carabinieri spintonano anche loro. Non c’è più rispetto, e spesso i genitori nemmeno collaborano, quando vengono avvertiti» denuncia il responsabile.
Autolinee Varesine ha reagito a questi fenomeni investendo in sicurezza. «Tutti i pullman urbani sono videosorvegliati e una percentuale crescente di quelli extraurbani è dotata di telecamere – specifica Regazzoni – Inoltre, tra pochi giorni introduciamo le bodycam per i controllori. La videosorveglianza già in atto ha permesso già più volte di chiarire le situazioni irregolari, e le bodycam possono essere un grande aiuto per chi è nel ruolo meno gradito dagli utenti, quello di chi verifica il possesso del biglietto».
Gite a rischio per gli studenti, ma anche il trasporto quotidiano soffre
Un altro problema, che sta diventando sempre più grave, riguarda tutte le attività della società a supporto delle scuole: Autolinee Varesine, oltre ad essere il mezzo più utilizzato quotidianamente dagli studenti, ha un servizio di noleggio molto richiesto dalle scuole per le gite. Ma «Mancano autisti per le gite scolastiche: ne abbiamo cosi pochi in generale, che sono tutti impegnati nel servizio quotidiano – Sottolinea Ribolzi – Per questo l’anno scorso abbiamo dovuto dire molti no alle scuole che ci chiedevano questi servizi: perché non avevamo abbastanza personale. Questo avviene in particolare nei periodi maggiormente richiesti, cioè settembre-ottobre e aprile-maggio».
L’appello, in questo caso, è di fare gite scolastiche anche negli altri mesi dell’anno: «Ma se la situazione non cambia, nei prossimi anni i ragazzi rischiano non tanto di non poter organizzare gite, quanto di non poter andare nemmeno a scuola, per mancanza di un numero sufficiente di corse d’autobus. No personale, no bus – avverte Ribolzi – Non basta sostenere che il futuro è legato al trasporto pubblico e alla diminuzione delle auto: se non cambia la prospettiva a livello nazionale, se non ci sarà una redistribuzione delle risorse e un ripensamento del ruolo degli autisti, il futuro del trasporto pubblico rischia di essere molto incerto».
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