Crisi Ilma Plastica di Gavirate: “Chiedere ora la cassa integrazione per tutelare i lavoratori anche in caso di fallimento”
Larga adesione allo sciopero e al presidio indetti dalla rsu dell'azienda. Maragna (Filctem Cgil): "Se viene dichiarato il fallimento il curatore non potrà più chiedere gli ammortizzatori sociali"
Larga adesione allo sciopero e al presidio indetti dalla rsu della Ilma Plastica, azienda storica di Oltrona, che sta attraversando un momento di grande difficoltà. Presenti al presidio molti lavoratori, la rsu aziendale e Stefania Filetti segretaria della Cgil di Varese.
«Abbiamo proclamato queste due ore di sciopero – spiega Davide Maragna della Filctem Cgil – per sollecitare l’amministratore unico a chiedere la cassa integrazione».
Le ragioni per cui il sindacato chiede all’azienda di attivare l’ammortizzatore sociale sono sostanzialmente due: da una parte la netta flessione del lavoro che non consente a una parte dei lavoratori di poter svolgere le normali mansioni in azienda, dall’altra, nel caso in cui venga dichiarato il fallimento e la chiusura dell’azienda, l’impossibilità per il curatore di chiedere la cassa integrazione.
Al momento non c’è alcuna dichiarazione di fallimento, ma solo l’istanza di un fornitore depositata presso il tribunale. «Le persone che hanno esaurito le ferie e i permessi non possono venire in fabbrica a girarsi i pollici – continua Maragna -. E poi con la richiesta della cassa integrazione c’è la possibilità di tutelare i salari dei lavoratori nel caso in cui il tribunale accolga quella istanza e dichiari il fallimento, perché in quell’eventualità la norma sulla crisi di impresa ti consente di chiedere solo la sospensione fino a quattro mesi. Ci sono però dei casi sul territorio in cui il curatore di fronte a una cassa integrazione pregressa e a un esercizio provvisorio, decide di continuare anche se l’azienda non lavora al massimo regime».
Oggi alla Ilma Plastica si continua a lavorare per soddisfare le richieste dei tanti clienti. Si sta parlando di un’azienda importante sia per il territorio sia per l’intera filiera della plastica, che dà lavoro a 190 persone. «Tutti speriamo che non venga dichiarato il fallimento – conclude il sindacalista -. Chiudere tutto è una decisione da prendere con le pinze. L’esercizio provvisorio darebbe invece tempo all’azienda, ai clienti e fornitori di riorganizzarsi».
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