Crisi Volkswagen: Daniela Cavallo guida la resistenza contro i tagli
Il colosso tedesco dell’automotive sta attraversando una crisi che minaccia di riscrivere la storia industriale della Germania. In prima linea a difendere i lavoratori e a cercare di evitare il peggio c'è una donna
La Volkswagen, il colosso tedesco dell’automotive da 330 miliardi di euro di fatturato, sta attraversando una crisi che minaccia di riscrivere la storia industriale della Germania. Con l’annuncio di tagli di costi per 10 miliardi di euro e la possibile chiusura di stabilimenti storici sul suolo tedesco, l’azienda di Wolfsburg si trova a un bivio critico.
In prima linea a difendere i lavoratori e a cercare di evitare il peggio c’è una donna dal carisma tranquillo ma risoluto: Daniela Cavallo.
Figlia di immigrati calabresi e prima donna alla guida del Consiglio di fabbrica di Volkswagen, Daniela Cavallo è diventata il simbolo della resistenza contro i tagli. Forte di un bagaglio culturale e personale che affonda le radici nel lavoro operaio, Cavallo si trova ora a difendere 670.000 lavoratori.
«La Volkswagen non soffre a causa delle sue sedi tedesche o dei costi del personale tedesco – ha dichiarato in una recente assemblea, puntando il dito contro il management – Il problema è che il consiglio d’amministrazione non sta facendo il proprio lavoro».
Il piano di austerità della Volkswagen, concepito per affrontare la transizione verso l’auto elettrica e competere con i produttori cinesi, ha lasciato sconcertati molti osservatori. Eppure, Cavallo non si è limitata a criticare. Al contrario, ha presentato un piano in cinque punti per salvare l’azienda e i posti di lavoro.
Il piano di Daniela Cavallo per Volkswagen in cinque punti
1. Leadership tecnologica: Cavallo insiste sulla necessità di un ritorno alla leadership tecnologica. «La Volkswagen ha sempre avuto successo quando ha impressionato i nostri clienti con prodotti forti» ha affermato, citando il successo della Golf come esempio.
2. Fiducia e affidabilità: Cavallo ha criticato apertamente il consiglio per aver minato la fiducia dei lavoratori.«Le promesse non valgono più nulla» ha detto, denunciando l’opaco processo decisionale e la mancanza di visione.
3. Processi decisionali più chiari e rapidi: La sindacalista ha chiesto una semplificazione dei processi interni, che al momento considera «un caos completo».
4. Investimenti nonostante la crisi: Invece di tagliare, Cavallo chiede investimenti coraggiosi che possano preparare Volkswagen alle sfide future.
5. Sicurezza dei posti di lavoro: Cavallo ha sottolineato che l’efficienza non deve andare a scapito della sicurezza dei lavoratori. «L’efficienza e la sicurezza del lavoro devono rimanere obiettivi aziendali ugualmente importanti» ha dichiarato.
Sindacati sul piede di guerra
Mentre Cavallo combatte sul fronte interno, il sindacato IG Metall ha colto al volo l’occasione per attaccare la direzione dell’azienda. Durante una tre giorni di vertice a Stoccolma, i manager di Volkswagen sono stati dipinti come dei “bon vivant” che, mentre i lavoratori affrontano un futuro incerto, si sono concessi un lussuoso banchetto a base di lucioperca al forno e insalata tiepida di barbabietole. «Un mondo sottosopra alla Volkswagen» ha commentato IG Metall in un articolo intriso di ironia, suggerendo come i dirigenti dell’azienda vivano in una bolla lontana dalle preoccupazioni dei loro dipendenti.
La scena del vertice in Svezia è stata ridicolizzata come una rappresentazione di un distacco sempre più evidente tra la base operaia e i vertici aziendali. «Il punto principale del convegno: la Realtà Virtuale. Viene da chiedersi se, dopo le novità di questa settimana, qualcuno dei soggetti coinvolti non debba prima approdare alla realtà reale prima di affrontare quella virtuale di domani» commenta IG Metall. Il sindacato non ha esitato a chiamare in causa anche il presidente tedesco Frank-Walter Steinmeier, che ha criticato la violazione del patto di fiducia che sta alla base della cultura aziendale della Volkswagen.
Alla Volkswagen una crisi umana oltre che economica
La crisi della Volkswagen non è solo un problema economico, ma ha assunto anche una dimensione profondamente umana. Le tensioni emotive si sono fatte sentire in ogni angolo della fabbrica, con i lavoratori preoccupati per il futuro delle loro famiglie. Cavallo ha ricordato a tutti i presenti le conseguenze devastanti delle chiusure di stabilimenti, facendo riferimento agli anni bui seguiti allo scandalo Dieselgate, quando molte città legate alla produzione di VW videro le loro entrate fiscali ridursi al punto da non poter più accendere i lampioni di notte.
Ma Cavallo non si limita a resistere. La sua forza sta nella capacità di unire critica e proposta, dialogo e fermezza.«Siamo tutti Volkswagen", ha dichiarato, sottolineando che solo con l’unità tra dirigenti e lavoratori l’azienda potrà superare questa crisi.
Cosa riserva il futuro per Volkswagen?
Con i sindacati sul piede di guerra e un piano industriale che sembra più orientato ai tagli che agli investimenti, la strada per Volkswagen appare accidentata. Tuttavia, con una leadership sindacale forte e un piano chiaro, Cavallo rappresenta una speranza per molti dipendenti. Se la Volkswagen riuscirà a risolvere la crisi senza sacrificare la sua forza lavoro, molto dipenderà anche dalla capacità di Cavallo di mantenere il dialogo aperto e di difendere, con decisione, i diritti dei lavoratori.
«Abbiamo il diritto di sapere non solo ciò che i rappresentanti del popolo hanno in testa, ma anche quello che hanno in tasca» Corrado Alvaro.
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