La scuola di chirurgia dell’Università dell’Insubria non attira più: solo un candidato per i 10 posti disponibili

Peggio dell'ateneo varesino solo le università di Catanzaro, Perugia e Messina. A livello nazionale è stato sottoscritto il 75% dei contratti. Soffre anche la scuola dei medici di pronto soccorso

test medicina

Una sola borsa di specialità su 10 per chirurgia generale e 4 su 17 per emergenza urgenza. Sono preoccupanti i dati che emergono dalla prima assegnazione di contratti ai medici specializzandi da parte dell’Università dell’Insubria.

Le due scuole ritenute essenziali per l’attività ospedaliera futura sono state snobbate. Non che sia andata bene in generale, come dire, “mal comune mezzo gaudio”. L’Associazione liberi specializzandi e il sindacato Anaao Giovani parlano di “disastro annunciato” davanti ai risultati della prima sottoscrizione di contratti con i vincitori del test di ammissione svolto nel luglio scorso.

Assegnato il 75% delle borse ministeriali

Nel complesso, le 15.256 borse ministeriale sono state assegnate per il 75%. Ma quel 25% è legato a specializzazioni che ormai soffrono da anni e che non riescono a segnare un cambio di passo: per medicina d’emergenza e urgenza ( quella che forma i medici di pronto soccorso) su 1.020 contratti banditi ne ha visti assegnare solo 304 , il 30%. Dei 715 contratti di chirurgia generale ne sono stati sottoscritti 362, il 51%.

L’insubria fanalino di coda nella graduatoria nazionale di chirurgia

Peggio dell’Insubria, nella specializzazione di chirurgia generale, hanno fatto l’università di Catanzaro , quella di Perugia e quella di Messina che non hanno assegnato nemmeno uno dei , rispettivamente, 7 , 16 e 12 contratti assegnati dal Ministero.

Di contro abbiamo vere eccellenze molto considerate dai giovani specializzandi come gli atenei San Raffaele e Humanitas di Milano, Milano Bicocca, La Sapienza e Tar Vergata di Roma con il 100% di contratti sottoscritti. Il Policlinico di Milano chiude il primo giro con un 91% di borse assegnate.

Diversa la situazione per le scuole di Medicina di Emergenza e Urgenza che non vendono alcun ateneo assegnare il 100% dei posti: l’Università dell’Insubria, con il 24% delle borse, si colloca a metà  di una classifica che vede eccellere Bologna con il 74% dei contratti, Torino con il 71% e Milano Bicocca con il 67%; fanalino di coda è Siena che non ha nemmeno un contratto dei 34 a disposizione, mentre Parma ne ha assegnato 1 dei 29.

Lo scorso anno,  cinque scuole dell’Insubria non avevano sottoscritto alcun contratto di specialità alla prima tornata.  Farmacologia, Microbiologia e Virologia, Anatomia patologica, Malattie infettive, patologia clinica e biochimica clinica. Chirurgia generale aveva assegnato due contratti dei 9 a disposizione e medicina di emergenza e urgenza due su 13.

A livello generale restano poco attrattive le specialità di laboratorio

In generale, anche quest’anno sono andate male le scuole di specialità di laboratorio: microbiologia e virologia hanno visto assegnare solo l’11% dei contratti disponibili, patologia clinica e biochimica clinica il 15%, radioterapia il 18%. Anche le borse per la medicina di comunità continuano a non attrarre i giovani: sottoscritti 25 contratti su 119.

«Davanti a questi dati incontrovertibili, la domanda che deve essere posta a tutti coloro che si occupano di politica sanitaria è la seguente: ‘come risolviamo la cronica e pericolosa carenza di medici in branche come la medicina d’emergenza? – commentano l’Associazione dei liberi specializzandi e il sindacato Anaao giovani  -. In quanto realtà associative maggiormente rappresentative dei medici specializzandi, non abbiamo dubbi: l’unica soluzione è riformare la formazione medica post-laurea,  istituendo i learning hospital, con specializzandi che hanno i diritti e i doveri dei dirigenti medici in un contratto incardinato nel Ccnl con retribuzione e responsabilità crescenti; una soluzione che “stranamente” non comporta un aumento di spesa perché abolirebbe non il numero chiuso ma la figura dei gettonisti, costati all’erario pubblico ben 1,7 miliardi di euro dal 2019 al 2023, e risolvere le ormai incancrenite criticità dei pronto soccorso. Inoltre, si dovrebbe evitare di bandire contratti in scuole in cui, qualsiasi siano le ragioni sottese, i contratti vengono abbandonati e/o non vengono attribuiti. In tal modo si potrebbe migliorare l’efficienza del sistema attuale, ma non si risolverebbe il problema alla radice».

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Pubblicato il 27 Settembre 2024
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