L’olivo (2)
di Silvia Faini
C’erano giorni, lassù in collina, in cui le raffiche di libeccio erano così forti da far gemere di dolore le canne. La salvia e la lavanda, invece, assaporavano il profumo salmastro del vento che solleticava loro le foglie.
Io – radici salde come funi – me ne stavo piantato in mezzo al giardino, incurante delle folate che mi scompigliavano la chioma e strappavano piccole olive verdi dai rami più esili. Guardavo zia Santa, che usciva in fretta da casa, sprangava le ante e sfiorava con dita premurose i gerani. Aspettavo una sua carezza, che non mancava mai, poi la osservavo rientrare, sedersi accanto alla finestra, inforcare gli occhiali e leggere, lasciandosi andare al sonno, nei pomeriggi afosi, quando attorno al rosmarino in fiore ronzavano ansiose le api.
Dal poggio il mio sguardo si spingeva, oltre il borgo di case in pietra, fino al lecceto, all’uliveto grande e infine al mare, lucente e liscio come seta nei giorni di bonaccia, infuriato e livido nei giorni di maltempo.
Il fuoco, però, non lo vidi arrivare. Lo sentii nell’aria, me lo sussurrarono ginestre e lentischi terrorizzati che avvistarono le lingue rossastre lambire i primi cespugli. Tremavo. Folle di paura, inerme e impotente, lo guardavo salire, mangiarsi sorbi e allori, carpini e sambuchi. Avrei voluto sradicarmi da lì, fuggire, salvarmi.
Zia Santa, trafelata, i corti capelli bianchi ritti sul capo, pompava l’acqua dalla cisterna e ci bagnava, ci bagnava in continuazione, mormorando fra sé: “Fatevi coraggio, fatevi coraggio”.
“Vattene almeno tu!” le gridai, ma lei mi passò accanto, mi accarezzò il tronco nodoso, poi, quasi avesse capito, scosse la testa e mi restò accanto, guardando insieme a me il fuoco che lambiva il borgo, respirando con me l’odore acre del fumo, piangendo. Inatteso, un frastuono esplose sopra la collina e un enorme elicottero, gravido d’acqua, si precipitò verso le lingue roventi e le annegò in una cascata di pioggia. Zia Santa, stordita e felice, cominciò a ridere asciugandosi le lacrime, poi, con dolcezza, batté la mano sul mio tronco. “Siamo salvi – mi disse infine sospirando – siamo salvi!”.
Racconto (e foto) di Silvia Faini (www.ilcavedio.org). Finalista XI Concorso “Il Corto letterario e l’illustrazione”, Tema Alberi nel mondo, Sezione dedicata a Maniglio Botti.
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