Maltrattamenti e stalking, a Varese il processo: “Sulla lapide di tua madre scriverò che si doveva vergognare”

Naufragio di un matrimonio fra violenze e denunce. La moglie si costituisce parte civile. Il racconto dell’imputato in aula

tribunale varese

È cominciata coi baci, ed è finita coi graffi in faccia, i giorni di prognosi e il malessere che progredisce da una relazione compromessa.

La coppia si conosce in Albania e si sposa nel ’99. All’inizio va tutto bene poi il rapporto si guasta: «Sì, andavo con le altre, lo ammetto. Ma le accuse che mi vengono mosse sono inventate, dettate dalla gelosia malata della mia ex moglie», ha spiegato in aula l’imputato, un cinquantenne che si dichiara nullatenente e di professione amministra immobili – «una ventina» – in Albania e che a Luino ha, (sempre inteso la sua famiglia), case e appartamenti. La moglie dell’uomo, oggi imputato per maltrattamenti in famiglia e stalking, si è costituito parte civile con l’avvocata Antonella Sonnessa ed è difeso dal collega Giovanni Caliendo.

Nell’ultima udienza dinanzi al Collegio di Varese è stato appunto ascoltato l’imputato, dopo che nelle precedenti udienze si è udita la voce della persona offesa e di una figlia dell’uomo.

Particolarmente toccante la ricostruzione, durante l’interrogatorio dell’imputato, in relazione ad una frase detta alla presenza dei figli, e rivolta alla ex compagna: «Scriverò sulla lapide di tua madre che era una p…. e che se lo meritava».

Dunque nel corso dell’escussione l’imputato, che di sè si usa parola come «artista» per via della sua passione per la musica, ha più di una volta fatto riferimento a comportamenti borderline, ma mai violenti: «È un modo di fare ironico», ha specificato facendo riferimento ai litigi «che non erano litigi», ai contrasti che hanno lasciato il segno nel fisico «ma io non ho mai alzato le mani contro nessuno», salvo poi la moglie lamentare 7 giorni di prognosi per le percosse subite durante un bisticcio per un parcheggio dopo che l’uomo aveva abbandonato il tetto coniugale.

Oltre alla supposta gelosia ossessiva della moglie, però, anche l’uomo evidenziava nei suoi comportamenti il tarlo del tradimento: sospettava di tutti, persino del sindaco che li aveva sposati e di cui la donna teneva sul comodino una fotografia, e per questo si era servito in diverse occasioni dispositivi informatici spia.

La prossima udienza sarà per la discussione, il 17 dicembre prossimo: sarà lì che verranno esplicitate le richieste della Procura (Pm Maria Claudia Contini) e della parte civile, e che si potrà ascoltare l’arringa della difesa.

 

 

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Pubblicato il 10 Settembre 2024
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