Martinenghi “ragazzo d’oro”: Azzate festeggia il suo campione
Tantissima gente in piazza Ghiringhelli per celebrare il successo del campione di nuoto che si è "consegnato" ai suoi fan per foto e autografi
Un ragazzo d’oro. Lui è così: Nicolò Martinenghi è campione olimpico di simpatia, semplicità e gentilezza. E lo ha dimostrato di nuovo oggi, qualora ce ne fosse stato ancora bisogno, alla festa che il Comune di Azzate gli ha organizzato in piazza Ghiringhelli.
Tanta, tantissima gente: bambini e ragazzi che nemmeno un po’ di pioggia ha tenuto lontani dal piccolo palco allestito accanto alla fontana.
Una festa semplice, con mamma Alessandra, papà Samuele e il fratello Jacopo. Non poteva mancare l’allenatore Marco Pedoja.
Nicolò, perché ad Azzate quasi nessuno lo chiama Martinenghi, semmai solo “Tete”, è arrivato dalle scale che portano al Belvedere, tenendo per mano la sindaca del Consiglio comunale dei ragazzi, Eleonora Sproviero. Ad attenderlo sul palco c’erano l’assessore Antonio Triveri, di professione giornalista sportivo de La Prealpina, e il sindaco Raffaele Simone.
“Quando rivedo la gara di Nicolò, penso a quei due centesimi di secondo che l’hanno portato alla medaglia olimpica. Quei due centesimi sono l’emblema della fatica, della determinazione e della passione che portano al successo. Credo sia un esempio per tutti”, ha detto il sindaco, che ha ricordato il primo allenatore di Martinenghi, Franco De Franco, ormai scomparso. “Inseguite i vostri sogni, anche se richiedono grande impegno: è così che a volte si strappano quei due centesimi che regalano l’immortalità.”
Al sindaco ha fatto eco il prefetto Salvatore Pasquariello: “Sei davvero un esempio per tanti ragazzi che rischiano di perdersi per strada: occorre imparare a gestire le frustrazioni e le sconfitte, perché c’è sempre modo di riprendersi e raggiungere i risultati che ci siamo prefissi. Tu sei l’orgoglio della tua comunità.”
Dopo don Cesare e don Gioele, è stata la volta delle insegnanti di Martinenghi: sul palco si sono avvicendate la maestra dell’asilo, quella delle elementari, l’insegnante di educazione fisica delle medie, la rappresentante del liceo Pantani e l’insegnante di psicologia dello sport.
Il ritratto che ne è emerso è quello di un bimbo vivace e allegro: “Lui è bello, ma bello davvero, non solo fuori”, ha detto la professoressa di motoria Nicoletta Manenti. “È sempre stato un ragazzo sociale più che socievole. Ha sempre accettato tutti, non c’erano compagni più deboli: in squadra c’era posto per tutti.”
Motivazione, tenacia e resilienza sono gli aggettivi usati per descriverlo.
“Nicolò è sempre stato quello con gli occhi più brillanti, sia a scuola che in piscina- ha detto l’allenatore Pedoja- E lo è tuttora, anche qui adesso, con voi. A lui dovete fare i complimenti; io, come gli altri insegnanti che mi hanno preceduto, l’ho solo accompagnato in una parte del suo percorso, quello sportivo.”
Poi è stata la volta della famiglia di Nicolò: a parlare sul palco la mamma, orgogliosa e commossa, Alessandra Pirola: “Io vorrei ringraziare veramente tutti voi perché è emozionantissimo vedervi tutti qui a tifare per Nicolò, perché so che l’avete sempre accompagnato in questo percorso”.
Infine, è toccato a Tete: “Dopo Parigi sono scappato in vacanza per un mese”, ha raccontato. “Un mese e mezzo lontano da tutto, per riposarmi. Oggi, quindi, è forse quel giorno in cui mi rendo conto di quello che ho fatto, e soprattutto che ciò che fai non è solo per te stesso, ma anche per le persone che ti stanno attorno. Vedo tantissimi volti che riconosco, altri magari no, però questa è la cosa bella: questo è ciò che crea lo sport, probabilmente la lezione più bella che ci può dare.”
“Io dico sempre: ho scalato l’Everest, ma l’abbiamo fatto tutti insieme”, ha proseguito Nicolò. “L’ho fatto in maniera naturale, spontanea, con il sorriso sulla faccia, ed è questa la cosa di cui vado più orgoglioso. Poi ci sono stati tanti momenti difficili. Io di gare ne ho perse forse più di quante ne abbia vinte, e molto spesso anche per due, tre centesimi. Questa è stata anche un po’ una rivincita personale: io non posso insegnare niente a nessuno, come hanno detto molti qui. Posso solo dire di cercare sempre il proprio spazio, nonostante le sconfitte.”
E, prima di “consegnare” Tete ai suoi fan, che lo hanno sommerso di abbracci e richieste di foto e autografi, il sindaco Simone ha scoperto un decoro che da oggi arricchirà il Belvedere: un manufatto con i cinque cerchi olimpici e la scritta “L’orizzonte di Tete.” “Forse adesso non si dirà più solo ‘ci vediamo al testone’ (il riferimento è alla statua di Ghiringhelli che campeggia in piazza), – ha scherzato Nicolò – ma magari ‘ci vediamo ai cinque cerchi di Tete.'”
Dalla balconata del Belvedere si vedono il lago di Varese, il Monte Rosa e da oggi anche il simbolo di un ragazzo buono che ha raggiunto l’Olimpo.
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