Sul tentato omicidio di fine anno in aula a Varese parlano i fotogrammi del pestaggio
La vittima, 67 anni, ridotta in fin di vita da un 43enne che non ha mai spiegato il motivo dell’aggressione avvenuta il 30 dicembre in corso Aldo Moro, sotto ai portici

L’udienza sul tentato omicidio di Corso Moro a Varese con un 67enne ridotto in fin di vita a suon di colpi in faccia e calci su tutto il corpo entra nel vivo. E in aula si ripercorrono i fotogrammi della mattanza, ancora senza un perché: l’aggressore non parla e mai ha parlato. La vittima, ascoltata in aula, non è in grado di ricostruire l’accaduto e non ha riconosciuto il suo aggressore, ridotto nella gabbia al primo piano di Palazzo di Giustizia, sorvegliato a vista dagli agenti della Penitenziaria. Non è stata rapina.
E lo scandire del tempo di quell’alba di fine anno lo fanno gli agenti della Mobile grazie al contributo investigativo dei colleghi delle Volanti e del Gabinetto della scientifica di Milano. Ore 6.00: le telecamere inquadrano un uomo, pelle olivastra, altezza 1,65, giacca grigia con banda scura, scarpe da tennis bianche. È il 30 dicembre ‘23 ed è in strada ben prima che sorga il sole in pieno centro a Varese, e sbuca a quell’ora da Via del Cairo. Ore 6.16, è in Corso Matteotti: ci arriva dopo aver mandato in frantumi una bottiglia di birra di fronte ad un uomo della nettezza urbana già al lavoro; poi chiede una sigaretta ad un collega intento a ripulire la città. Si fanno le 6.22 e le telecamere che sorvegliano il lato finale di corso Aldo Moro verso piazza Monte Grappa vedono lo stesso individuo fermo alla fermata del bus lato sinistro della strada.
Tre minuti dopo, alle 6.26, e per i cinque minuti successivi quell’uomo è addosso ad un’altra persona, che finisce a terra: viene picchiato per 5 minuti, faccia tumefatta, occhi emaciati, una maschera di sangue: lo trovano semi svenuto sempre gli uomini dei servizi ecologici che chiamano il 112, nei pressi c’è anche un taxi che ha a bordo forse il conducente che vede qualcosa. Le Volanti arrivano, si parla di bottigliate in faccia ma i corpi del reato non vengono trovati, né dunque sequestrati. Partono gli ordini di rintraccio: il sospettato col primo identikit viene fermato verso le 7.15 in via del Cairo a qualche centinaio di metri, mentre il signore picchiato, residente a Varese non uscirà dall’ospedale prima di un mese: non si sa, ancora ad oggi, il motivo dell’aggressione che per il codice penale è un tentato omicidio.
I puzzle della vicenda vengono però raccolti, analizzati e ricomposti dalla Mobile grazie al lavoro investigativo immediato delle Volanti: le scarpe del sospettato, difeso dall’avvocato Giovanni Caliendo, vengono sequestrate e gli uomini della Scientifica trovano sulle stringhe macchie biologiche della vittima: Dna che dimostra un contatto fra aggressore e aggredito. Poi il lungo lavoro di ricostruzione delle immagini di tutte le videocamere interessate: sono quelle del servizio di sorveglianza pubblico, alcune delle quali “fermate“ già nei momenti successivi al violento pestaggio poiché a disposizione in tempo reale della sala radio della questura.
L’uomo rintracciato, tunisino di 43 anni irregolare e con un lungo elenco di precedenti di polizia viene portato in questura e nel tragitto dà segni di squilibrio e resistenza verso gli agenti: per lui si spalancano le porte del carcere; viene arrestato in quasi flagranza e la misura è quella della custodia cautelare in carcere fino al processo che si è consumato oggi e che proseguirà nelle prossime udienze. La vittima, sentita in aula, non è stata in grado di ricostruire neppure sommariamente i fatti. Ha ripetuto di non conoscere il suo aggressore, di non sapere dei motivi del pestaggio. Circa i motivi della presenza dell’uomo – la vittima – lì, a quell’ora, è agli atti che il 67enne era solito camminare a lungo per questioni di salute, soprattutto al mattino presto, e di essere stato raggiunto al volto e al corpo da tremendi colpi. Oltre agli agenti sono stati ascoltati nel corso dell’udienza anche gli stessi operatori ecologici che hanno ricostruito con la loro testimonianza parte dell’accaduto e il riconoscimento in aula dell’imputato come il soggetto resosi responsabile dell’aggressione. Prossima udienza il primo di ottobre. L’imputato rimane in carcere, l’accusa è di tentato omicidio.
TAG ARTICOLO
La community di VareseNews
Loro ne fanno già parte
Ultimi commenti
samantha.tng su Il compleanno di Beatrice nel giorno della Festa della Donna: “Ormai sono più italiana che congolese”
Felice su Alan Pet Shop: il nuovo paradiso per gli amanti degli animali in Varesina
Viacolvento su Aperto l'albo delle "sentinelle della natura" per le aree protette del Ticino e del Lago Maggiore
Felice su Aperto l'albo delle "sentinelle della natura" per le aree protette del Ticino e del Lago Maggiore
UnoAcaso su Aperto l'albo delle "sentinelle della natura" per le aree protette del Ticino e del Lago Maggiore
Nicholas Mena su Francesca Caruso contro la presenza di Max Felicitas a Gallarate: "Un'autocelebrazione"
Accedi o registrati per commentare questo articolo.
L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di VareseNews.it, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.