A Gallarate sfuma l’ospedale di comunità. E alla fine al Sant’Antonio Abate resta sempre meno
Era una delle funzioni previste nell'area in centro, in vista dell'ospedale unico. Ma ora i piani prevedono meno funzioni. Ed è una prospettiva che ora a Gallarate preoccupa tutti
Cosa resterà dell’ospedale di Gallarate in centro, quando si farà l’ospedale unico?
È una domanda su cui la politica cittadina discute, in buona parte secondo lo schema di contrapposizione maggioranza-opposizione, come si è visto anche nel cuore dell’estate.
È stato sorprendente però registrare che un certo stupore ha accomunato entrambi gli schieramenti dopo la presentazione del progetto per l’area del Sant’Antonio Abate da parte di Asst Valle Olona e Arexpo. Progetto che riserva una riduzione delle funzioni, un “sottoriutilizzo” tale da suscitare perplessità e timori.
Uno su tutti: non c’è traccia sin qui dell’Ospedale di Comunità, che era previsto e che invece – spiegano i vertici di Asst – sarà realizzato solo a Somma, dove è già avviata la prima fase (è uno dei due esistenti in provincia, l’altro è a Laveno) e dove si prevede di arrivare a quaranta posti.
Ma la perdita dell’Ospedale di Comunità non è l’unica.
E non è sfuggito una certa preoccupazione anche dalle file della maggioranza, di fronte alla compressione delle funzioni e anche degli spazi: «Di vere e proprie funzioni ne rimarrebbero poche» ha sintetizzato Luigi Galluppi (Centro Popolare), mentre da più parti si è invocata una maggiore prudenza nel rinunciare agli spazi da mantenere tra edificio del Boito (l’ospedale vecchio) e padiglione attiguo, il Polimedico.
Meno servizi nel polo centrale perché l’offerta viene concentrata o sul futuro ospedale unico, o sulle undici Case di Comunità (numero maggiorato rispetto agli standard per popolazione, è stato ricordato pochi mesi fa) o sul «potenziamento dell’offerta di assistenza domiciliare», ha specificato la direttrice generale di Asst Daniela Bianchi.
Mentre i diversi servizi previsti a Gallarate – centro prelievi, dialisi, oliambulatorio, ambulatori cronicità, centro diurno disabili – vengono per lo più mantenuti in Villa Sironi e alla sede di via Leonardo Da Vinci.
Dalle file dell’opposizione è intervenuta anche Silvestrini (Pd) ricordando la forte domanda di servizi esistente e ricordando poi ancora – in particolare – come in passato fosse previsto anche l’Ospedale di Comunità.
La rinuncia è un boccone amaro da digerire e infatti anche il sindaco Andrea Cassani e il consigliere Galluppi hanno cercato di incalzare in quella direzione, almeno a livello di spazi previsti.
Peraltro proprio sul tema degli spazi si era diviso il consiglio questa estate, rispetto all’uso del “Padiglione Polimedico (superificie di circa 2.500 mq) e/o del Padiglione Trotti Maino (di circa 9.000 mq) con l’opposizione che chiedeva un impegno formale a mantenere i due padiglioni – per avere garanzie di adeguati servizi – e la maggioranza che invece aveva difeso una formulazione meno stringente.
Certo, questa estate non si parlava di definire scelte operative (non decide alla fine il consiglio), ma di mettere nero su bianco le richieste della città alla Regione. In ogni caso il tema esiste, si è capito.
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