Bianchi: “Luino invecchia e il suo futuro è legato a quello delle valli e della Svizzera”
La città ha potenziali di grande interesse, ma deve guardare ai propri vicini e dialogare per costruire nuovi progetti. Il sindaco riflette sulle caratteristiche del suo territorio e lancia diverse provocazioni
Da 50 anni Luino ha la popolazione più o meno stabile tra i 14 e 15mila abitanti. Siamo partiti da qui per una lunga intervista al sindaco Enrico Bianchi. È stata un’occasione per conoscere il suo punto di vista al di là della stretta cronaca politica e amministrativa.
«Ogni volta che presento il bilancio di previsione parto dalla situazione demografica perché è l’unico modo per fare qualche ragionamento sullo stato della città. Dobbiamo conoscere quali sono le fasce di età perché quello è il tema che ti costringe a prendere decisioni. Negli ultimi dieci anni, dopo aver sfiorato i 15mila abitanti, c’è stata una lieve diminuzione dei residenti accompagnato a un invecchiamento della popolazione. Un fenomeno che ormai si riscontra in tutto il Paese, ma da noi è ancora più marcato. Gli indicatori e le ragioni sono diverse. Siamo una zona bella e le case costano più che da altre parti. Inoltre si preferisce utilizzarle per realizzare spazi di accoglienza turistica. Questo incide anche nelle scelte abitative dei giovani che vogliono esser indipendenti dalle famiglie d’origine ma preferiscono lasciare la nostra città. Abbiamo sempre più situazioni di famiglie monocomponenti e a comporle non sono ragazzi. Luino purtroppo non è capace di essere attrattiva per i giovani. Un altro aspetto riguarda il lavoro. Non arriva nessuno da fuori. Nemmeno per quello che veniva considerato un lavoro irrinunciabile perché rappresenta il tanto sognato “posto fisso”. I diversi enti pubblici registrano sempre meno persone che si presentano ai concorsi».
Questa situazione non trova risposte nemmeno dalla presenza di comunità straniere?
«La popolazione straniera è di poco sotto il dieci percento degli abitanti. Ma anche qui i dati sono molto indicativi. Le comunità più numerose sono quelle dell’Est e svolgono attività di badanti. Un segno evidente dell’invecchiamento della popolazione così come il fatto che abbiamo due Rsa. Insomma, è una città che invecchia tanto e i cambiamenti li stiamo già osservando».
Che prospettiva può esserci?
«Dobbiamo cercare di avere sempre più coesione come territorio e non come semplici amministrazioni. Oggi si parla del Luinese, ma in realtà ognuno ha sempre fatto da solo e ora si ritrova con gli stessi nostri problemi. Le dinamiche economiche e sociali sono le stesse in tutti i paesi di quest’area. È necessario cambiare e va fatto a tanti livelli. Faccio un esempio concreto su una istituzione come la Comunità montana che di recente ha rinnovato i propri vertici. È fondamentale che Luino abbia un ruolo. Non per comandare o imporre proprie visioni, ma perché possa contribuire allo sviluppo di tutto il nostro territorio, perché come città un po’ più grande siamo erogatori di servizi e abbiamo bisogno di interloquire in maniera più costruttiva con gli altri comuni più piccoli e anche loro hanno bisogno di interloquire in maniera più costruttiva con noi. Quindi avere una persona all’interno della giunta favorirebbe la gestione delle problematiche che accomunano un territorio».
Pensa che un’unione o addirittura fusione dei comuni potrebbe essere una risposta alla possibile crisi?
«Non voglio dire che l’unica strada sia la fusione con gli altri comuni perché magari potrebbe anche non essere necessaria, ma è una delle opzioni che va messa sul tavolo. Occorre riflettere e trovare una unione di intenti e se crediamo che avremo un destino comune, sarà importante trovare anche la corretta modalità amministrativa. Se guardiamo a quanto fanno i nostri vicini in Svizzera l’indicazione è chiara. Che senso aveva tenere tanti comuni nel Malcantone? Da quella considerazione è nata un’amministrazione che si chiama Tresa. La stessa cosa l’hanno vissuta in Valmaggia».
Che economia ha questo territorio?
«Il manifatturiero ha ancora qualche elemento di eccellenza, ma non è più il settore trainante. Oltre al turismo abbiamo una forte vocazione commerciale, ma il dato occupazionale più importante è rappresentato dai frontalieri. Ce ne sono 2400 su 14mila abitanti. Sono tanti considerando che siamo una città anziana e che sta invecchiando. Quindi significa che la nostra economia è legata fortemente alla Svizzera. Oggi la fabbrica vera si chiama Canton Ticino. Un fenomeno che ha caratteristiche nuove perché al di là di atteggiamenti ridicoli e razzisti di qualche minoranza il Ticino non potrebbe fare a meno dei nostri lavoratori. Per noi questo ha diversi vantaggi, non solo economici. Sviluppa una sorta di marketing territoriale che avvantaggia anche il commercio. Basta venire qui la domenica quando sono aperti tutti i supermercati e guardar le targhe delle macchine che ci sono fuori dai negozi».
Come sta andando il tessuto commerciale?
«Al di là del buon lavoro dei supermercati regge. I negozi di vicinato fanno fatica dappertutto, anche perché da quando è arrivato l’online c’è stata la rivoluzione del commercio, dei nostri comportamenti, delle nostre relazioni. È proprio dalle relazioni che occorre ripartire. Io vengo nel tuo negozio perché ti conosco e mi piace anche comprare la tua merce perché ho costruito una relazione, ma se questa la vivo col telefonino rinuncio a una parte importante. Ne risente anche l’aspetto più strettamente economico, cioè voglio dire alla fine non parli più con nessuno, nemmeno con la cassiera del supermercato, e magari ti fai mandare la spesa a casa».
Si parla tanto di vocazione turistica, ma Luino ha poche strutture alberghiere. Come si fa?
«È vero, ma la risposta è stata forte grazie alle case. Come dicevo prima, la forte domanda ha trovato risposte nell’aver aperto tanti B&B e diverse case sono state adibite a strutture di vacanza. Lavorano tanto e da aprile a novembre c’è un flusso continuo di turisti».
Quanto conta l’ambiente in tutto questo? Luino sembra avere una particolare attenzione a questi temi…
«Conta molto e da qualche tempo c’è maggiore consapevolezza e si inizia a vivere il lago con più attenzione. Chi vive qui si guarda intorno e il tema climatico lo assorbe prima e meglio. Qui vedi proprio la montagna che si sbriciola, vedi degli elementi tangibili del clima che cambia. Non credo che ci sia stata una diffusione così ampia nella consapevolezza della popolazione, però c’è più attenzione che da altre parti. Arriva soprattutto dalle giovani generazioni che ci tengono molto all’ambiente. Abbiamo anche sviluppato progetti concreti come la Comunità energetica rinnovabile. Tutti aspetti che stanno facendo cambiare la cultura del territorio».
Luino è terra di frontiera e ne abbiamo parlato in riferimento al lavoro, ma c’è altro da considerare?
«Io mi auguro che chiunque amministri nel prossimo futuro si renda conto che Luino deve guardare molto oltre frontiera perché le loro opportunità sono le nostre, così come le problematiche sono lo specchio delle nostre problematiche. Oggi in Ticino non possono fare a meno di noi, e noi non possiamo fare a meno di loro. Allora dobbiamo sederci e parlare insieme. C’è il progetto della Città dei Laghi, un’area più vasta che va da Lecco a Verbania, a Novara. Pensiamo a quante università ci sono, dal Politecnico all’Insubria, la Liuc, la Supsi, la Usi e tanti centri di grande eccellenza. Se dialogassero tra di loro si avrebbero vantaggi incredibili, altrimenti rimarremo schiacciati su Milano che ci risucchia. Perché Milano è una miniera d’oro vorace. Lo stesso vale per i ticinesi che vengono risucchiati dal loro nord. Questa fascia di territorio ha numeri da giocarsi e sono quelli dell’ambiente, del paesaggio, della qualità di vita, del ritmo più umano. Se perdiamo questa occasione di sinergia torneremo a essere un paesello. Ci rimettiamo noi e un po’ anche loro. Se guardiamo ai fatti ci accorgiamo che sono bastati pochi chilometri di ferrovia che hanno collegato Stabio alla Valceresio e a Varese per stravolgere tutto. È un po’ come se avessero aperto il canale di Suez. Da lì stanno passando le petroliere e non se ne sono nemmeno accorti. Noi abbiamo un pezzo di ferrovia che va da Luino a Bellinzona che apre le porte all’Europa. Io credo che un buon investitore questa opportunità l’avverta».
A proposito di opportunità a Luino è arrivato un corso di robotica avviato da ITS Incom. Lei ci ha creduto molto. Perché?
«Ci credo molto e guardo al futuro con fiducia. È una grande occasione e riguarda il discorso dei giovani e delle opportunità produttive di qualità. La mia idea è sviluppare ancora meglio i corsi dell’ITS Incom trovando uno spazio fisso nei locali dove ora c’è la sede della comunità montana che presto dovrebbe trasferirsi liberando quel luogo. Attualmente le lezioni teoriche vengono svolte a Palazzo Verbania mentre la parte pratica è all’interno dell’azienda SPM. Oltre alla sede puntiamo a far diventare il corso biennale nell’augurio che questo permetta poi ai ragazzi di avere anche crediti formativi di carattere universitario. Per Luino sarebbe un progetto di valore e le aziende avrebbero la possibilità di formare il personale qualificato che occorre a una produzione innovativa».
Chiudiamo questa lunga intervista con i tanti progetti che l’amministrazione ha presentato e in alcuni caso avviato. A che punto siete?
«Sono stati anni complicati con due interventi poco appariscenti ma vitali. Abbiamo rifatto oltre due chilometri di fognature in centro città e poi tutto il lavoro della piazza per quello che ci chiedeva Alfa. Interventi necessari e sempre rimandati. Poi abbiamo portato a termine due lavori che riguardano i privati ma che danno a Luino tante nuove opportunità. L’apertura del McDonald’s proprio all’ingresso della città e il progetto ben più grande realizzato da Tigros nell’area dell’ex Visnova. Non si tratta solo di un supermercato che arricchirà l’offerta commerciale, ma anche di una sistemazione complessiva della zona. Ci sarà un miglioramento della viabilità che darà un accesso più agevole al parcheggio che venne realizzato per i frontalieri. Ci sarà un parco aumentando così le aree verdi. Si parla poi di tanti posti di lavoro e di progettualità nel settore sportivo che realizzeremo grazie a loro. Abbiamo rinunciato a costruire lì un piccolo palazzetto dello sport per ragioni viabilistiche. Lo faremo nella zona dell’attuale campo sportivo. Questo progetto è l’esempio del buon lavoro tra pubblico e privato.
Lido di Luino: parte la seconda fase di lavori, riapertura completa prevista per maggio 2025
Un intervento molto atteso riguarda il Lido. Se facciamo mente locale, in tutto il Lago Maggiore, Lago di Como, lago di Garda, ma anche il lago d’Iseo e quello d’Orta non ci sono tante aree da poter sfruttare come a Luino. Noi abbiamo l’ex Ratti con spazi davvero importanti. I tempi si sono allungati perché ci sono troppe cose non chiare e non chiarite. Io sono accusato di essere colui che ferma lo sviluppo di quell’area. In realtà non è così e non ho difficoltà a dirlo. Io sono colui che potrebbe aver bloccato una possibile speculazione perché chi ha acquistato l’area potrebbe non costruire niente lì e potrebbe voler ottenere un progetto che piazzerebbe ad altro operatore. Per quanto riguarda l’ex discoteca in passato è stato fatto un errore amministrativo, di cattiva amministrazione perché non avendo i soldi per fare tutta l’operazione, venne acceso un mutuo per la ristrutturazione di quell’edificio. Sono arrivati solo al rustico senza fare le piscine. Noi ci abbiamo messo mano e il nostro obiettivo era aprirle già quest’anno ma non ce l’abbiamo fatta per varie situazioni. Ora siamo pronti e apriremo un bando per la gestione e questo permetterà di veder arrivare soggetti che vorranno aprire un ristorante, piuttosto che una paninoteca, o altro. Quello che dà più fastidio è che sono quattro anni che paghiamo gli interessi di un mutuo senza utilizzare questo bene. Se devo fare una scuola va bene, ma se devo fare un ristorante o una discoteca che pagherebbe la collettività non va per niente bene.
La stazione di Luino come hub per la cultura giovanile e internazionale
Abbiamo poi altri interventi minori, mentre il più grande riguarderà l’area della stazione. Su quella però ci sono tanti interlocutori e avremo modo di riprenderlo anche perché cambierà completamente la faccia della città».
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